Cairo Blues, la Primavera Araba di Pino Creanza


Uno sguardo non convenzionale sull’Egitto, e sui cambiamenti della Primavera Araba che lo hanno attraversato come una scossa elettrica. Questo è Cairo Blues, collage di brevi storie firmate da Pino Creanza con protagonista la capitale egiziana.

Il volume ha una genesi piuttosto insolita: Creanza, di professione ingegnere elettronico, si è trovato più volte al Cairo per lavoro tra il 2008 e il 2011. La sua passione per il fumetto, che lo ha portato a pubblicare su numerose riviste a partire dagli anni ’90, ha dato vita ad una serie di brevi ritratti della capitale egiziana per parole e immagini.

Pubblicati prima sulla rivista Animals e poi su XL di Repubblica, i racconti di Creanza sono stati riuniti lo scorso anno in unico volume da Giuda edizioni, casa editrice dell’associazione culturale Mirada di Ravenna (è attualmente in corso di preparazione anche l’edizione egiziana).

Dopo la presentazione in anteprima a Lucca Comics and Games 2012, il volume è stato protagonista lo scorso fine settimana di un tour promozionale dell’Emilia-Romagna che ha fatto tappa anche alla libreria Giunti di Cesena, nell’ambito della rassegna “Circolo Pickwick” dell’associazione culturale Barbablù.

Nel corso dell’incontro, Elettra Stamboulis di Mirada – autrice tra l’altro della postfazione all’opera – ha sottolineato come lo stesso Creanza non fosse pienamente convinto dalla proposta di raccogliere le storie in un uinco volume. «L’idea di partenza – spiega infatti l’autore – era fare un ritratto della città, dei suoi quartieri e abitanti, attraverso una serie di storie brevi».

Nonostante questo, come evidenziato da Stamboulis «il racconto ha una sua uniformità, un proprio filo conduttore». Un po’ come accade leggendo Cronache marziane di Ray Bradbury, da tessere diverse e all’apparenza eterogenee tra loro emerge un mosaico che, senza pretese di completezza, offre un quadro inconsueto e approfondito dell’Egitto e del Cairo. La città ne esce nettamente più vera e tridimensionale di quella vista nei telegiornali degli ultimi due anni, in cui pure è apparsa frequentemente grazie agli eventi della Primavera Araba.

Ecco appunto, la Primavera Araba: sembra che in questi anni non si possa parlare di Medio Oriente se non seguendo gli sviluppi delle rivoluzioni che lo hanno attraversato. E invece Creanza gira intorno all’argomento, lo sfiora solo tangenzialmente: la protagonista del racconto è innanzitutto la città, prima e dopo il cambiamento più che durante.

Il motivo lo spiega lo stesso autore: «Non sono stato testimone diretto della Primavera Araba, né ho avuto consapevolezza dei cambiamenti in atto nei primi anni dei miei viaggi. L’idea iniziale del ritratto del Cairo, però, si è evoluta seguendo il corso degli eventi, e i ricordi dei viaggi si sono via via mescolati all’esplorazione della realtà quotidiana attraverso la lettura dei blog, che mi ha dato modo di seguire l’evoluzione della protesta da semplice scontento “da bar” a movimento di portata nazionale».

«La realtà effervescente, in divenire – aggiunge Creanza – ha prodotto un’ibridazione tra ricordo e racconto, stimolata dalle sollecitazioni della cronaca giornalistica. La raccolta in volume alla fine di questo processo è un caso». Tanto che, precisa Elettra Stamboulis, l’autore non avrebbe voluto per il volume neppure la copertina con il manifesto di Hosni Mubarak nell’atto di essere staccato.

Attribuire quindi a Cairo Blues esclusivamente un ruolo di testimone della Primavera Araba sarebbe riduttivo. Creanza riesce infatti a portare il lettore a spasso per la città, facendo capire cosa significa vivere il Cairo dal punto di vista dei ricchi turisti occidentali e degli egiziani di fede copta della Garbage City, descritta con disarmante semplicità nel racconto intitolato Zabalin, tra i più riusciti del volume.

Proprio qui sta l’efficacia del racconto di Creanza, come ben sottolineato anche da Elettra Stamboulis: «Il suo sguardo, all’apparenza sornione, registra la realtà del Cairo con curiosità, senza pregiudiziali». Dalle pagine di Cairo Blues, come nelle intenzioni dell’autore, emergono in rilievo i luoghi e le persone: proprio per questo, anche nei racconti antecedenti la rivoluzione, si possono osservare i limiti e le ingiustizie di una società che covava il cambiamento nelle sue stesse pieghe.

Un cambiamento che, secondo Creanza, gli osservatori occidentali non sono stati in grado di prevedere perché «non interessati alle persone, ma alla salvaguardia dei contratti», mentre la parvenza di normalità della nazione verso l’esterno veniva garantita dall’esercizio sistematico della repressione sotto forma di violenza organizzata da parte dello Stato.

Viceversa, come una cinghia di trasmissione perfettamente funzionante, Cairo Blues fa riscoprire quella continuità tra ambiti micro e macro della vita di una nazione, talmente ovvia da essere spesso dimenticata. E ci riesce con «un’operazione di sintesi grafica e testuale della complessità» che l’autore indica come più affine alle sue capacità di disegnatore e narratore non professionista.

Lavorando su storyboard fotografici creati anche grazie al contributo di blogger e reporter («senza internet non avrei realizzato questo libro», dice l’autore), Creanza ha riprodotto il Cairo con una colorazione ocra che racconta al meglio «una città polverosa, consumata dal tempo e dalla scarsa manutenzione».

L’obiettivo di «trasmettere empatia e atmosfere con immagini unite a parole» grazie al fumetto, definito dall’autore «un mezzo potente e flessibile», è centrato in pieno: Cairo Blues trasporta con inattesa leggerezza verso un finale tutt’altro che chiuso, perché «la storia potrebbe continuare all’infinito». I giochi sono ancora aperti, avverte Creanza. Per il suo racconto, per il Cairo e per la Primavera Araba.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi