Eric Clapton’s Old Sock


Come descrivere in poche righe un talento e un’icona quale è Eric Clapton?

Tantissimi di voi lo conosceranno già: Eric è uno dei più grandi chitarristi viventi, che ha ispirato, emozionato ed accompagnato generazioni intere di chitarristi e non; ha preso il meglio della musica nera e ne ha fatto virtù, forgiando nel tempo uno stile personale ed inedito, guadagnandosi  il rispetto e la fama di tantissimi musicisti, della critica e del pubblico che diede lui nomi quali “Slowhand” (tra i più famosi), “the man of the blues” e per i fanatici anche “God”.

Eric Questo mese fa uscire il suo 21esimo disco in studio, ovvero Old Sock, album perlopiù di cover, con 2 brani  originali di cui uno di questi è diventato singolo, ovvero Gotta Get Over (in allegato, in fondo). La carriera di Clapton è costellata da molteplici esperienze, collaborazioni musicali e progetti solisti. Pertanto, qui di seguito faremo un breve riassunto solo del suo stile musicale e della sua strumentazione, per poi addentrarci nella recensione vera e propria dell’album. Informazioni sulla vita e carriera dell’artista la potete trovare cliccando qui.

 STRUMENTAZIONE: Quando pensiamo ad Eric, ci viene subito in mente la sua celeberrima Fender Stratocaster nera (La blackie, chitarra assemblata dallo stesso Clapton e con un suono pressoché unico) o comunque sempre lo stesso modello di chitarra in colori differenti. Difficilmente quindi, ci immaginiamo Eric senza una Stratocasterma in realtà non è sempre stato così. Nel periodo tra gli anni 60 e gli anni 70, Slowhand utilizza in prevalenza chitarre Gibson.

All’inizio della sua carriera da professionista con gli Yardbird, vediamo Eric suonare Fender Telecaster  e, successivamente, con i Cream  e con i John Mayall Bluesbreaker, usare  Gibson SG, ES-335, Firebird e Les Paul.

Il suo cambiamento di sonorità lo avvertiamo dai metà-fine anni 70 in avanti quando Eric comincerà ad usare in maniera preponderante le Stratocaster.

Per i concerti dal vivo, attualmente, spesso usa una chitarra elettrica Gibson Chet Atkins con corde in nylon.

Clapton possiede diverse chitarre acustiche Martin, la sua preferita e’ una D-28. Tra gli altri suoi strumenti acustici, ricordiamo una Santa Cruz, una Dobro con body di legno e neck di una Martin , e una Zemaitis a 12 corde. Eric, inoltre, preferisce picks pesanti Fender o Ernie Ball. Anche le sue corde sono Ernie Ball, calibrate a .010-.046. Quando suona slide, gli piace usare una bottiglietta di vetro di medio peso.

Come amplificatori, agli inizi degli anni 70, usa  Fender Dual Showman e, un po’ piu’ tardi,usa  anche combo in serie Music Man 130 e testate 150 in serie. Utilizzo’ gli amplificatori Music Man fino al 1984, quando passo’ poi a testate da 50 watt Marshall JCM 800.
In questo periodo Clapton , in studio, suona spesso mediante minuscoli amplificatori. “Layla” venne presumibilmente registrata usando un Fender Champ tweed.

In tempi recenti al contrario, Clapton preferisce per le sue rappresentazioni dal vivo, amplificatori Soldano 100 . In studio, utilizza una varieta’ di amplificatori , tra i quali dei Fender Twins del 57 e dell’79 (li usa anche in live attualmente) un combo Music Man HD-130 2×10, dei Fender Champs, dei Gibson Rangers, e vari Marshall.

Pedali ed effetti non sono certo il suo punto di forza: il suono di Clapton è genuino, la distorsione viene più che altro dall’amplificatore. Non possiamo non citare, inoltre, l’uso marcato di wha (marca Vox, qui a sinistra) in rilievo in brani come White Room.

LO STILE E LE TECNICHE: Lo stile di musica di Clapton da’ maggior risalto all’emozione piuttosto che a brevi sfoggi di velocita’.

Come i chitarristi blues che lo influenzarono, Clapton suona principalmente in scale pentatoniche minori.

Molti dei suoi licks derivano da Albert , B.B.King e Freddie King. Tuttavia, per sviluppare uno stile suo personale, ha aggiunto le sue idiosincrasie. Gli elementi più distintivi dello stile di Clapton sono il note-bending e le sue tecniche di vibrato. Spesso tira le note in intervalli completi o metà, aggiunge il vibrato alla nota tirata, e mantiene per 2 o piu’ battute. A volte, le sue tirate di note sono lente e ponderate e ci impiegano un po’ prima di raggiungere l’intonazione finale.
Quando suona slide, generalmente Clapton preferisce usare un’intonazione il LA aperto ,sebbene spesso, abbia registrato con SOL aperto.

Il tono e’ un elemento decisivo dello stile di Clapton. Quando era con i Bluesbrakers e i Cream (foto qui a fianco), suonava spesso gli assoli con la chitarra posizionata con il pickup del neck e con il potenziometro di controllo del tono regolato completamente chiuso. Questo tono fluido da canto venne soprannominato “woman tone” dai fans di Clapton. Quando invece, suonava con Derek And The Dominos, il suo tono era piu’ mordente ed acuto, e ricordava qualcosa di Buddy Guy. Riusciva a raggiungere questo tono usando il pickup del bridge sulla sua Stratocaster. Il suo tono attuale e’ una via di mezzo tra i due. Il suo assetto preferito per il lead e’ la posizione middle del selettore di pickup della sua Stratocaster, sebbene spesso usi anche le posizioni di bridge/middle e neck/middle.

Veniamo ora alla tecnica musicale di Clapton che e’ famosa per il risparmio di movimento. Egli suona all’interno di tipici schemi pentatonici, ma puo’ anche far uso di tecniche quali lo string skipping (molto di rado), il note-bending e salti di intervallo per dare varietà all’esecuzione.
Per facilitare i passaggi tra gli schemi, suona spesso note doppie su corde adiacenti.

A differenza della maggior parte dei suonatori blues, ama usare corde aperte nei suoi riff di assolo, smorzando le corde con le dita della mano destra in modo da evitare di farle risuonare troppo a lungo. Quando suona la chitarra elettrica, suona quasi esclusivamente con un flatpick,tenendolo tra il pollice e il suo primo dito. Sulle chitarre acustiche, pero’ preferisce pizzicare le corde usando il flatpick e le dita.

L’ULTIMO ALBUM: Veniamo ora alla nuova fatica in studio di Clapton, che fa da titolo al nostro articolo. Sappiamo che Eric non ha nulla da dimostrare in fatto di talento e immagine, ed in questo lavoro si ha proprio l’impressione che si sia voluto divertire.

La copertina (qui a finaco) quasi pare un autoscatto in una spiaggia Caraibica, e Clapton qui sembra un anziano in villeggiatura. Un’immagine simpatica certo, che fa presupporre l’atmosfera pacata, disinteressata e rilassata di questo album.

Eric con questo disco ci propone un (ulteriore) omaggio alle influenze che lo hanno accompagnato nella giovinezza (e non), quindi cover, reinterpretate e ri-arrangiate  in modo originale, aiutato da artisti di tutto rispetto come Steve Winwood,Paul McCartney e molti altri, con un’impronta nel complesso prevalentemente reggae.

Due sono i brani originali facenti parte dell’album, di cui uno di questi, diventato singolo, lascia subito un’ottima impressione. Con Gotta Get Over accompagnato da Chaka Khan (una delle regine del funky e del soul) pare di essere tornati ai tempi dell’album Slowhand (uno degli storici album solisti che ha reso celebre Clapton in tutto il mondo) in questo ritmo rock/blues andante che trascina e convince. Anche se il singolo ha un impronta ben precisa, il disco nel suo insieme è davvero diverso da come ce lo si aspetterebbe.

Il secondo inedito è Every Little Thing, canzone più lenta, un blues che sfocia in un piacevole (e insolito) ritornello reggae. Troviamo poi Goodnight,Irene di Huddie William Ledbetter ed una versione di Still Got the Blues degna di nota, con arrangiamento tra il blues e lo shuffle-jazz, che rende omaggio ad un altro grande chitarrista che ci ha lasciati nel febbraio 2011 ovvero Gary Moore, è impreziosita dall’Hammond suonato in modo impaccabile da Steve Winwood. Tra il jazzy ed il blues la cover di The Folks Who Live On the Hill mentre All of Me, brano considerato uno standard della musica jazz, vede al basso e alla voce, un certo Paul McCartney. Riconoscibile lo stile sonoro e vocale di J.J. Cale in Angel, brano di proprietà di quest’ultimo, ed altra traccia ricca di avvolgente atmosfera, considerata da Clapton uno dei pezzi forti del disco. Da ascoltare sicuramente.

Omaggio anche per di Taj Mahal con Further on Down the Road e Your One and Only Man di Otis Redding, riviste entrambe in chiave reggae. Chiude l’abum una pietra miliare di George Gershwin, Our Love Is Here to Stay.

In conclusione, Old Sock è un buon disco, con musica suonata da grandi interpreti, di qualità ineccepibile; Clapton si divide tra elettrica, acustica, 12 corde, dobro, mandolino e sciorina come sempre tutto il suo talento e classe infinita. Ci sarebbe piaciuto avere un disco di Slowhand con tutta musica originale, ma ci accontentiamo di questo lavoro, che rimane degno del talento che ha l’Eric Clapton solista e interprete.

In ultimo, vi lascio con il singolo del nuovo disco, Gotta Get Over.

al prossimo appuntamento!

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