La dea Diana ed il periscopio “a caccia” del bello


Il filosofo Bachelard cita lo scrittore Lundkvist, che immaginò un fiordaliso drizzarsi, elettrico, nel campo di grano, a minacciare la mietitrice come una fiamma ossidrica. Là, i capolini blu si percepiscono di forma “scintillante”. Così, essi potrebbero rompere il metallo della mietitrice. Nella fotografia di Diana, il fiorellino in basso a sinistra è rosso, circondato da un tendaggio trasparente per illuminazione. Potremmo immaginarlo a mo’ di sole. L’inclinazione curvilinea della tenda è in simmetria con quella della “fascia” coprente il bacino. Aguzzando lo sguardo, uscirebbe quasi l’apertura d’un sipario, centrata sopra l’angolo della finestra. Il fiorellino rosso “si drizza” (comparendo da sotto il quadro fotografico). Esso potrebbe sostituire un periscopio, che maliziosamente “sorprenda” il corpo nudo della modella. Forse la radiazione del fiorellino non sarà di tipo scintillante, però percepiamo almeno la scarica sul lungo ricamo della tenda, proprio al centro della fotografia. Diana incurva la schiena, verso destra. Pare che lei avverta e segua la “spinta” della radiazione floreale. Naturalmente, il gesto istintivo di coprirsi il seno con le braccia annulla la “malizia” della corolla a periscopio. L’immediata accensione dei gomiti, sulle loro punte, favorisce che li immaginiamo a mo’ di elettrodi, posti parallelamente in verticale. Bachelard cita il poeta Rodenbach, per cui la lampada nella stanza è una rosa bianca. Essa ha una fioritura di ninfee, quando si riflette sugli specchi. Se tocchiamo la superficie d’acqua, avviene un’ondulazione. Una lampada emana luce a 360°. Passando da uno specchio all’altro, i suoi tagli di riflessione si percepiranno a mo’ di più tocchi sulla superficie d’acqua. La ninfea ha foglie quasi circolari (a 360°). Nella stanza poetata da Rodenbach, la lampada “rifiorirebbe” sui tagli ad ondulazione degli specchi. Alla fine, lui immagina una sorta di stagno… in verticale, avente le ninfee acquatiche sulle pareti! Nello scatto di Diana, il tendaggio mostra più motivi floreali. Questi risalgono, lungo la scarica del ricamo centrale. La stessa apertura a sipario fra il tendaggio e la “fascia” (coprente il bacino) fa da incrocio per due ondulazioni acquatiche. Esteticamente, vale l’allineamento ad iperbole dal fiorellino rosso al pugno della mano destra, passando per il “foro” dello stipite. Pare che il sole splendente abbia un’eclisse, prima parziale e poi anche totale. Lo sguardo “indiscreto” del fiorellino a “periscopio” è pur sempre coperto dalla “pudicizia” di Diana.

QUATTROCCHI - CASMIRO

 

Bibliografia consultata:

G. BACHELARD, La fiamma di una candela, SE, Milano 2005, p. 78

 

Nota biografica sugli artisti recensiti:

Il fotografo Gino Quattrocchi, nato nel 1953, vive e lavora a Torino. Lui ama molto la ritrattistica femminile, insieme al glamour. La fotografia per lui è un piacere, partendo da una buona sensazione “a pelle”, lungi dai canoni assoluti sul bello. Quattrocchi ama scattare “desiderando” la modella per un motivo spesso “momentaneo” (creatasi una certa situazione).

http://photo.net/photodb/user?user_id=1461506

La modella Diana Casmiro nasce a Susa (TO) nel 1984. E’ laureata in Scienze Giuridiche, presso l’Università degli Studi di Torino. All’età di 17 anni, Diana partecipò al concorso di Miss Italia. E’ in quel momento che iniziò la sua carriera di hostess e modella. Diana ama l’arte, la moda, lo sport (praticando il nuoto, l’equitazione, la corsa). Lei ci tiene a ricordare le origini pugliesi dei genitori. Frequentemente, Diana torna nella “quasi natia” Foggia, per brevi periodi.

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