I dolori del giovane Rafa


L’Australian Open, in programma da lunedì scorso, è il primo dei 4 grandi Slam previsti durante la stagione tennistica. In campo maschile sono presenti i primi 12 giocatori del mondo, tranne uno: il finalista dell’edizione del 2012, Rafael Nadal. Una assenza importante che toglie parte di spettacolarità e interesse al torneo stesso. Una assenza che molto probabilmente lo farà scendere in classifica di un posto, a vantaggio del connazionale David Ferrer. Nadal, attualmente numero 4 del ranking, ha giocato il suo ultimo match, perdendolo, contro Lukas Rosol a Wimbledon scorso. Facciamo chiarezza sul decorso degli eventi.

Già dal Roland Garros precedente (maggio 2012) le ginocchia di Rafa non sono in ottime condizioni. La terra rossa, si sa, è il suo terreno preferito e quindi, lottando contro il suo malessere e imbottito di antidolorifici, gioca una gran finale contro Novak Djokovic portandosi a casa il trofeo. Piccola sosta e poi subito a prepararsi sull’erba, in ottica Wimbledon, partecipando al torneo 250 di Halle in programma dall’11 giugno. Qui il 26enne spagnolo perde ai quarti da Philipp Kohlschreiber, un giocatore sicuramente non tra i primi, ma la sconfitta non desta particolari preoccupazioni. Gioca e rigioca, a questi ritmi, e due settimane dopo a Wimbledon i problemi vengono a galla. Nadal riesce a superare Thomas Bellucci al primo turno, ma è visibile che il maiorchino si muove con difficoltà. E il risultato negativo non tarda ad arrivare proprio al turno successivo. Seppur combattendo, Nadal perde al quinto set da Lukas Rosol.

Fino a quel momento non ci sono mai state delle dichiarazioni aggiornate e ufficiali in merito alle condizioni di salute delle sue ginocchia. La conferenza stampa post-match chiarisce ogni dubbio: seri problemi al ginocchio sinistro, stagione finita, addio Olimpiadi. Il quadro è ancora più chiaro quando verso metà agosto il suo staff medico durante una conferenza stampa dichiara che Nadal è affetto dalla sindrome di Hoffa. Il corpo di Hoffa è una specie di cuscinetto posto nella regione anteriore al ginocchio che ha lo scopo di ridurre gli urti tra il tendine e la rotula. Quando va incontro ad una infiammazione tende a ispessirsi e provocare dolore.

Dunque, le soluzioni sono due: tentare l’operazione chirurgica, con tempi di recupero intorno ai 5-6 mesi e rischio di saltare la prima parte della stagione successiva sul cemento, oppure continuare con una apposita cura che richiede un periodo prolungato di riposo, sperando che l’infiammazione passi e si possa tornare ad allenare, pronto per l’inizio della prossima stagione. Si sceglie proprio quest’ultima soluzione. Le informazioni sull’andamento del recupero non sono molto chiare. Ancora a novembre Nadal dichiara di avere ancora dolore ma lo staff del giocatore stesso tende a tranquillizzare, forse allo scopo di calmare le penne dei giornalisti.

Le cose si sbloccano a dicembre poichè Nadal torna prima in palestra e poi in campo. Il programma è confermato: il ritorno in campo è fissato per fine dicembre al torneo di esibizione di Abu Dhabi per proseguire con l’Australian Open. Niente di tutto questo. Appena prima dell’esibizione si palesa un virus intestinale che blocca Nadal una settimana. Da qui la decisione di non affrontare la trasferta australiana, che avrebbe comportato importanti sforzi dal punto di vista fisico. Le ginocchia di Nadal non sono in grado attualmente di sopportare dei match da potenziali 5 sets, tanto meno sul cemento. Tant’è che alcune voci sostengono che il suo staff voglia farlo giocare solo sulla terra.

E allora mi chiedo: perchè non scegliere la prima soluzione? La paura di un intervento chirurgico? I tempi di recupero tutt’altro che certi? Non era meglio risolvere il problema alla radice, seppur perdendo qualche partecipazione importante? E se più avanti si ripresentasse lo stesso problema? Nadal ha da sempre sofferto di problemi alle ginocchia e numerosi sono i match importanti che avrebbe vinto se non fosse stato menomato. Famosa è la sconfitta da Robin Soderling (altro attuale malato di mononucleosi) al Roland Garros del 2009, anno in cui Roger Federer vinse per la prima volta il trofeo. Oppure la debacle per merito di David Ferrer all’Australian Open del 2011.

Nadal gioca un tipo di tennis cosiddetto “muscolare”, dove le qualità migliori sono la grinta, la determinazione, la tenacia, il saper soffrire davanti alle difficoltà. Tutte caratteristiche che da un lato gli procurano dei danni fisici, dall’altro ne hanno fatto un campione. E quando un campione manca da 6 mesi dai migliori palcoscenici, ne risente l’intero movimento tennistico. La buona notizia è che Nadal ha ottenuto una wildcard dal torneo 250 di San Paolo in programma dall’11 febbraio, ma ci sono speranze di vederlo all’opera una settimana prima a Vina Del Mar. Il ritorno non è poi così lontano.

 

N.B. L’ Australian Open è in programmazione su Eurosport. Per chi non avesse la pay-tv vi consiglio Eurosport Player che propone la copertura di 7 campi con un abbonamento di appena 3,90 euro al mese.

2 Comments

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  1. Emiliano

    Nadal è finito!! 😀 non lo credo sul serio, ma era per pareggiare i conti per tutte le volte che hanno dedicato questa frase al Federer xD

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