Analogico o Digitale?


Per molti chitarristi “analogico o digitale” è un dilemma non da poco, quasi come la frase “essere o non essere”che l’Amleto di Shakespeare pronunciò in preda alla pazzia.  In questo numero della rubrica “il chitarrista”, voglio parlare proprio di questo “scontro” tra tecnologia e vecchie abitudini, tra vecchia e nuova scuola, che a tutt’oggi, è argomento molto discusso tra i musicisti e, in particolare tra i chitarristi. Attualmente si può scegliere tra un’ampia gamma di effetti digitali e analogici, più o meno buoni e con varie caratteristiche.

Ricordo ancora la mia prima pedaliera multieffetto, una pedaliera digitale, economica: la cara e vecchia ZOOM 505 II. Con lei scoprii i suoni, gli effetti e tutto il mondo che ruota attorno a questi. Fu un utilissimo strumento per l’apprendimento. Più avanti con il tempo, ebbi modo di conoscere gli effetti più consoni al mio stile ed al mio gusto musicale. Decisi così di prendermeli singolarmente, in versione analogica, per avere qualità maggiore.

In realtà non è (come spesso si pensa) che digitale è sinonimo di scarsa qualità o di non fedeltà del suono: Vediamo anche artisti del calibro di Edge degli U2, così come David Gilmour (foto a Destra), fare uso di effetti digitali sia in live che in studio, e come loro tantissimi altri. Sicuramente le persone che abbiamo nominato non sono certo musicisti sprovveduti alle prime armi! D’altro canto anche i pedalini analogici sono largamente usati.

Come sapere cosa è meglio?

Per meglio comprendere e dare dei giudizi, mi sono fatto aiutare dal mio amico Matteo Bellini che, oltre ad essere diplomato all’ITI (ramo elettronica) è un bravo chitarrista, appassionato di sistemi elettronici della sei corde elettrica. Matteo mi ha dato esaustive spiegazioni delle due modalità. Vediamole assieme:

ANALOGICO: Analogico significa che il segnale, in qualunque forma venga espresso (sinusoide, triangolare, quadrato, ecc,ecc) viene riprodotto armonica per armonica così com’è.
Per sistema analogico, nel mondo delle chitarre, vuol dire parlare di valvole o transistor:
La valvola, nelle sue svariate forme, funziona da Pre-amplificatore, Finale di potenza, invertitrice di fase , e molto altro ancora. Solitamente negli amplificatori a valvole si usano le valvole di pre-amplificazione 12ax7 (chiamate anche ECC83) e come finali le 6L6 (tipo Mesa EL 34/84 ,o Marshall) oppure altre forme più particolari (ad esempio le 6V6).
Un amplificatore analogico (pre-amplificatore, pedale, testata che siano) riproduce totalmente le armoniche del segnale senza scartare nulla. il suono risulta quindi più fedele all’originale, ma non per forza più bello di un suono digitale.
Il transistor invece è anch’esso… una valvola! Negli anni 50/60 è iniziata la produzione che, per ingombro, fragilità e costo di produzione, surclassa la valvola. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché fra transistor e valvola si nota così tanta differenza se sono in fondo la stessa cosa?
Bisogna chiarire prima un concetto di base: la valvola lavora sottovuoto come una lampadina; scalda e diventa incandescente, mentre il calore del transistor viene assorbito tramite un dissipatore.
Lo spazio caldo incide molto sul “calore” del suono (sembra una cosa di poco conto, ma non lo è) e le armoniche che escono da una valvola e da un transistor sono enfatizzate in maniera differente. Per questo le valvole sono più “calde”.

Veniamo ora al DIGITALE: Nel digitale il segnale viene codificato in binario (ad esempio: 1001010) tramite un processore dedicato ( 128, 64, 32, 24 bit ecc ecc), il che significa che si utilizzeranno tanti “1 e 0” quanti sono quelli usati per la codifica (128bit = 128 zeri ed uni). In poche parole più alto è il numero, più fine è la conversione analogico digitale: un esempio? La pedaliera multi effetto Boss GT 10 (foto a sinistra), utilizza un AD / DA (analogico-digitale / digitale-analogico) a 24 bit. La chitarra (analogica) entra nella pedaliera, viene convertita in binario dal A/D per essere processata dal computer e poi riconvertita in analogico dal D/A per essere “letta” e mandata agli altoparlanti.

PRO e CONTRO: Valvole. Suono caldo, corposo, cremoso e pieno. Un overdrive di una valvola, una distorsione, un break nei puliti, è molto più rotondo di una stessa sonorità prodotta da un transistor (Non a caso TUTTI i più grandi artisti usano solo amplificatori valvolari). Aumentando il gain non “friggono” mai. D’altro canto, la loro vita è limitata, scaldano molto,  sono fragili, e ingombranti. Necessitano di dimensionamento dei componenti precisissimo ( 2 trasformatori, ingresso uscita, componenti precisi per correnti e tensioni altrettanto precise, bias, e molto altro) e soprattutto il suono cambia nell’arco delle ore in cui lo strumento si usa, così come il volume, anche a seconda dello stato di usura della valvola.
Il Transistor suona sempre uguale, da quando lo accendi a quando lo spegni, anche dopo ore ed ore. Scalda meno, ha meno ingombro ed ha un costo irrisorio se confrontato con le valvole (Molto vicini alle sonorità valvolari sono i transistor a mosfet (Fulldrive Fulltone ad esempio) e i classici transistor BJG sono più freddi e secchi). Gli amplificatori sono più piccoli, il dimensionamento componenti è più facile (volendo anche meno preciso) e non servono 2 trasformatori, quindi il tutto è molto più leggero e facilmente gestibile.
Per quel che riguarda il Digitale invece, possiamo trovare in commercio sia pedalini multi effetto che i cosiddetti effetti a rack (foto a destra). Nel primo caso, prendiamo come esempio una pedaliera che riproduce tutti gli effetti del mondo tramite un processore: una Boss GT6 per esempio. Con questo strumento e lavorando di fino, si ottengono sonorità quasi uguali un suono valvolare…si, quasi!
In generale i suoni risultano sempre più compressi, meno brillanti, meno dinamici rispetto alla valvola(anche se molto precisi) e, anche in questo caso, si può suonare per ore considerando che il suono rimarrà sempre il medesimo da quando abbiamo iniziato a suonare. Anche nel digitale abbiamo il vantaggio del poco peso. Se confrontiamo una pedaliera GT10 Boss da 500 euro ed una pedaliera in cui a volte solo un pedalino costa 300 euro, vediamo che il prezzo è un altro elemento portante su cui basare il confronto.

Un rack, al contrario del multi effetto invece è dedicato, ovvero ha una circuitistica, che riproduce solo ed esclusivamente un effetto.
Pensiamo ad un delay, sia a pedale che a rack: come si giustifica tutta quella differenza di dimensioni? Semplicemente dal fatto che le 2 circuitazioni sono molto diverse.
Un rack, che fa solo una cosa, ha molteplici varianti al suo interno. Dunque è versatilissimo. Il segnale viene convertito AD/DA anche 10 volte nel percorso prima di uscire. Si avrà in questo caso, una possibilità di combinazioni infinitamente ampia. Prendiamo sempre come esempio sempre una Boss GT10: nessun effetto al suo interno ha la circuitazione dedicata (come un effetto a rack) , proprio perché deve riprodurre una gamma vastissima di suoni. Pertanto si dovrà cercare sempre un “compromesso” che verrà poi elaborato dal processore.

Riassumendo tutto in una frase: il suono deve essere prodotto in base a piacere ed esigenze personali,  nessuno dice che una valvola sia meglio o peggio di un transistor o di un suono digitale… ogni metodo ha la sua particolarità, che deve essere colta e collocata secondo il nostro gusto. Come al solito l’orecchio, la praticità e la sapienza del musicista fanno da padroni e sta a noi decidere cosa è meglio.

Del resto il mondo è bello perché è vario, no?

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