M come Musa


Le Muse erano antiche divinità greche e rappresentavano l’ideale supremo dell’Arte e della Conoscenza.

Questo culto, oggi, non è più praticato, ma il bisogno di personificare ideali estetici e spirituali è ancora forte. Una donna ideale, un modello di eleganza e fascino è da sempre fondamentale per lo stilista nel momento della creazione: il designer concentra in questa figura ispiratrice la somma di tutte quelle caratteristiche che ne fanno un modello superiore, capace di distinguersi da tutti gli altri per la compostezza di chi ha qualcosa da dire, oltre che da mostrare.

M come Melpomene. Come Isabella Blow.

Melpomene era la Musa della Tragedia, figlia di Zeus e di Mnemosine, della potenza e della memoria. Ispiratrice tragica anche Isabella Blow. L’editrice e icona internazionale di stile, il 7 maggio del 2007, dopo molti altri tentativi di togliersi la vita, è morta avvelenata da un erbicida a Gloucester.

La Blow ha lavorato come assistente di Anna Wintour e di Andre Leon Talley, attualmente redattore capo di Vogue America. Ha stretto amicizia con Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat. A Londra ha lavorato con Micheal Roberts, allora fashion director delle riviste Tatler e Sunday times Style. Nel 1989 ha sposato il suo secondo marito, Detmar Blow, sfoggiando un’acconciatura di Philip Treacy. Da lì è nata una fortissima amicizia, oltre che una collaborazione sul lavoro. Isabella ha scoperto diversi talenti nel mondo della moda, come le modelle Stella Tennant, Sophie Dahl e lo stilista Alexander McQueen.

C come Clio. Come Peggy Guggenheim.

Clio, “colei che rende celebri”, era la Musa della storia e della poesia epica. Come lei, Peggy Guggenheim ha reso grandi molti artisti, distinguendosi come una delle più importanti sostenitrici dell’avanguardia europea.

Una vita “leggendaria”, con una divorante passione per l’arte e per il collezionismo. Giovane rampolla di una facoltosa famiglia ebrea, nel 1922 ha sposato il dadaista Laurence Vail e con lui ha vissuto gli anni della Festa Mobile a Parigi, frequentando salotti e mostre. Per compiacere il marito bon vivant, Peggy vestiva Paul Poiret, ma non si piaceva: «i miei fianchi crescevano e dentro quei meravigliosi vestiti non avevo un aspetto molto raffinato». Anche le muse avevano e hanno il complesso curvy.

E come Erato. Come Luisa Casati.

Erato era la Musa del desiderio. Allo stesso modo, la Marchesa Casati ha affascinato stuoli di ammiratori e ispirato artisti, dai suoi contemporanei a quelli odierni.

Una figura inimitabile, fascino dark, un’eccentrica dandy al femminile. Il suo stile fatto di sovrapposizioni e pepli, quotations maschili, volpi e maculati, piume e strascichi neo-gotici, ha fornito e continua a dare ispirazione a tanti fashion designer: John Galliano le ha reso omaggio in numerose occasioni. Marchesa, non a caso, è il nome scelto dalle britanniche Georgina Chapman e Karen Craig per la loro fortunata casa di moda. E indubbiamente aleggiava il suo sinistro spirito sulla cruise collection Chanel concepita da Karl Lagerfeld nel 2010 e presentata in un grande albergo del Lido di Venezia.

Grandi occhi bistrati di nero, di un’intensità magnetica: sono il simbolo dell’aurea di mistero e voluttuosità che aleggiava intorno alla figura della Marchesa Luisa Casati. Esteta, ha vissuto la propria vita come un’artista vive un’opera d’arte, usando il “verbo di Wilde”. Un binomio che l’ha legata inscindibilmente alle tante opere in cui è immortalata.

T come Talia. Come Daphne Guinness.

Talia era, tra le Muse, colei che presiedeva la commedia. È raffigurata come una ragazza dall’aria allegra. Daphne è un nome che ha di per sé un sapore mitologico. Il cognome, Guinness, rimanda alla birra irlandese più famosa del mondo e consumata su tavoli di legno con noccioline e arachidi.

Daphne Guinness, musa di stilisti come Alexander McQueen e icone pop come Lady Gaga, ci fa pensare a fantasia e pazzia, charme e genio.

Si possono collezionare monete, francobolli, fumetti o semplicemente vestiti. Come fa lei. Negli anni, ha consacrato questa sua passione: ama l’abito vintage come gli accessori dei più noti stilisti; i cappelli, le piume e i gioielli sono la sua firma. Camaleontica, passa dal maglione di flanella alle Armadillo di Alexander Mc Queen, lasciando senza fiato “fashionisti” e stilisti.

Ad aprile, ha deciso di mettere in vendita una parte della sua straordinaria collezione di capi, a favore della Isabella Blow Foundation, associazione benefica, che ha fondato a sostegno di giovani artisti e designer di talento, in memoria della celebre stylist e amica.

Daphne è il ritratto dinamico di una donna contemporanea. In continua evoluzione, mai uguale a se stessa. Più che icona, musa.

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