Cos’è la speculazione?


In attesa dell’appuntamento cruciale del prossimo 28 giugno in cui i leader dell’eurozona (compreso il neoeletto premier greco Antonis Samaras, Elezioni in Grecia: la rabbia o la paura?) si riuniranno per trovare risposte – si spera – efficaci alla crisi della moneta unica (Eurobond: ultima chiamata per l’unione), questa settimana vogliamo approfondire un tema divenuto sempre più attuale e sentito: la speculazione. Ma che cos’è la speculazione? E, soprattutto, chi sono gli speculatori nel mondo?

C’è poco da fare, nell’immaginario collettivo lo “speculatore” è colui che approfitta delle disgrazie altrui traendone profitti enormi, al punto che talvolta è percepito come lo stesso artefice di queste disgrazie; uno squalo insomma. Una domanda sorge però spontanea: che succede allora nei periodi rialzisti del mercato, quando (quasi) tutti guadagnano? Possiamo immaginare i vari Soros, JPMorgan ecc. con le mani in mano che aspettano momenti “peggiori”?  Ovviamente no;  quando gli altri guadagnano, semplicemente lo “speculatore” guadagna di più! Dunque non possiamo definire la speculazione come la pratica di piegare a proprio vantaggio i periodi negativi, dato che questa palesemente approfitta pure di quelli positivi. Una possibile definizione di speculazione è quella di trend following: lo speculatore è allora colui che segue il trend, ovvero compra quando il mercato sale e vende (allo scoperto!) quando questo scende amplificandone così i movimenti. Secondo questo schema è chiaro l’effetto sui mercati e si spiega almeno in parte l’impressione che sia proprio la speculazione a determinarne l’andamento.

La speculazione dispone di moltissimi strumenti finanziari e tecniche di trading che, almeno in teoria, le consentono di trarre profitto da qualsiasi situazione di mercato. Senza addentrarci nel tecnico, tra i principali ricordiamo lo short selling o vendita allo scoperto, che permette di guadagnare in caso di discesa dei prezzi; la leva finanziaria che moltiplica guadagni e perdite, rendendo possibili grandi profitti anche da variazioni minime dei prezzi; divenuti noti al grande pubblico negli anni novanta e sempre più diffusi, gli strumenti derivati, contratti il cui valore dipende dallo strumento sottostante. A questi va aggiunta la possibilità, anch’essa sviluppatasi negli anni novanta, di far uso del cosiddetto high-frequency trading ovvero di tecniche di trading operate da software che si basano su algoritmi e teorie matematiche più o meno sofisticate; software la cui efficienza è arrivata a raggiungere le migliaia di operazioni al secondo! Non si pensi tuttavia che questi strumenti siano una prerogativa dei soli addetti ai lavori: ognuno di noi infatti può fare uso (almeno in teoria) di essi tramite piattaforme di trading online che molte banche forniscono ai clienti. Una delle differenze con l’investitore comune risiede invece nei costi operativi i quali, trascurabili nel caso di banche e fondi, possono essere più che rilevanti per il bilancio di un semplice trader “casalingo”.

Dunque, avendo visto cos’è la speculazione, ci chiediamo chi sono gli speculatori nel mondo? Certamente i più rappresentativi sono gli hedge fund. Sotto questo nome  rientrano una grande varietà di veicoli finanziari; in sostanza sono essenzialmente fondi, come potrebbero essere i fondi comuni o i fondi pensione, ma che godono di una regolamentazione assai limitata  che consente loro di operare su mercati e con strumenti altrimenti proibiti. Per tali motivi soltanto investitori sofisticati possono aderirvi. Basati legalmente nei paradisi fiscali, gli hedge fund hanno le proprie sedi principali naturalmente a New York e Londra. Rappresentano il top della finanza globale: le competenze che si possono trovare nei loro team surclassano ampiamente quelle presenti nelle comuni banche e non è esagerato dire che solo le migliori menti matematiche ed economiche arrivano a lavorare nei principali hedge fund.  Tra i più famosi ed eclatanti casi di hft è la storia del fondo Ltcm. Fondato nel 1993 tra gli altri dal premio Nobel Myron Scholes, il Long Term Capital Management era un hedge fund completamente automatizzato basato sulla celebre formula di Black-Scholes che valse il Nobel a quest’ultimo. Per farla breve, sfruttando le previsioni del modello di Scholes il fondo produsse profitti impressionanti in pochi anni finché nel 1998 la crisi russa sconvolse i fondamentali cui si rifacevano le ipotesi del modello e nel giro di due mesi si assistette a un crollo del 98%. Un altro esempio notevole è il famoso mercoledì nero, quando il fondo del “filantropo” George Soros vendette allo scoperto circa $10mld di sterline approfittando della debolezza della Banca Centrale Inglese; nel panico collettivo la sterlina crollò costringendo il governo inglese a ritirare la propria valuta dallo SME dal momento che non se ne poteva più garantire il limite inferiore. Con quella sola mossa – pare – Soros realizzò un profitto di $ 1,1mld.

Non possiamo poi non parlare delle grandi banche d’affari. Anch’esse spesso alle cronache per pratiche quantomeno poco limpide, le tre più importanti banche d’investimento mondiali sono le celebri JPMorgan Chase, Morgan Stanley e Goldman Sachs. Sempre nell’occhio del ciclone, sempre sul fronte della tempesta, le tre sorelle sono sovente accusate di praticare la speculazione più che la gestione del risparmio. Questo ha portato più volte a invocare leggi su misura che impediscano agli istituti di credito di utilizzare i depositi dei clienti (non dimentichiamo che sono prima di tutto banche) per attività ad altissimo rischio. L’ultimo scandalo in termini di tempo ha coinvolto la filiale londinese di JPMorgan e il suo trader Bruno Michel Iksil il quale aveva posizioni per oltre $ 100mld tanto da essere soprannominato la “balena londinese”. Basandosi su algoritmi matematici di sua stessa ideazione, Iksil investiva su un prodotto derivato nato con l’intenzione di proteggere il colosso americano dal rischio euro, ma che ad ora acconta perdite che variano dai 2 ai 5 miliardi di dollari a seconda delle stime. Anche in questo caso la notizia rianimò la voce di chi dal 2008 chiede norme più severe e maggiori controlli nei confronti delle attività di questi giganti del credito; cosa succederà non è facile dirlo, ma certamente gli interessi in ballo sono più che importanti e la stessa JPMorgan ha sofferto le perdite più a livello di immagine che altro: i profitti dei primi mesi del 2012, infatti, sono da soli abbondantemente sufficienti a coprire il buco causato dallo spericolato trader.

La speculazione è tutto attorno a noi e comunque la si pensi dobbiamo imparare a conviverci. La finanza è un business vero e proprio, un’attività che crea lavoro come ogni altra. Due cose vanno tenute a mente quando si affrontano questi fenomeni. La prima è che l’effetto della speculazione è amplificatore ma mai creatore: essa infatti va sempre ad approfittare di situazioni a lei favorevoli, ingigantendone gli effetti. Mai però può, sola, invertire l’andamento dei mercati né le converrebbe farlo; perchè nuotare contro l’onda quando la si può più semplicemente cavalcare? La seconda, che meriterebbe un approfondimento a sé stante in futuro, è che la finanza non può essere trattata come un business comune in quanto l’effetto che ha sull’economia reale non è paragonabile a nessun altro genere di attività. Per impedire il sorgere continuo di crisi stile Lehman, il legislatore dovrà necessariamente rivedere l’attuale regolamentazione aumentando i controlli e mettendo paletti molto più stringenti.

 

La prossima settimana direttamente da Shanghai un reportage del nuovo business model nella Grande Cina moderna, del libero mercato e della crescita irresistibile (e senza facebook!).

Di Giacomo Mariotti, mariottig@me.com

3 Comments

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  1. Fausto

    Speculatore non deve essere inteso come negativo. I grandi e piccoli traders sono più intelligenti degli altri e colgono le opportunità che un mercato mal regolato offre. E non è vero che HFT segue il trend, è lui a farlo. L’oscillazione quotidiana e nel breve la fanno loro, non i blitz di Draghi o la disoccupazione negli US, baggianate. Il sottostante e i fondamentali non contano nulla, basta vedere Mediaset che in piene crisi aziendale ha fatto +20% in tre gg. Fare il prezzo significa guadagnare sempre, loro lo fanno e basta seguirli per far fruttare i risparmi.

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