Feticistico rispetto


C’era una volta Christian.

Ultimo di tre figli, imparò dal padre ebanista ad amare il lavoro artigianale, ben fatto e curato nei dettagli. Dalla madre, tutto il resto.

A dodici anni, durante una visita al Musée des Arts Africans et Océaniens a Parigi, rimase colpito da un segnale che proibiva l’ingresso alle donne con i tacchi alti. Non aveva mai visto scarpe del genere.

Affascinato dal mondo della danza e con una passione per i lustrini, diciassettenne, iniziò a lavorare alle Folies Bergère. «Vedevo le ragazze salire e scendere le scale con questi copricapi pesantissimi e non si guardavano mai i piedi». Nei camerini e tra le quinte dello storico night club parigino, capì l’importanza delle scarpe “giuste”. Iniziò così a disegnare il suo primo paio di stiletti, senza immaginare che ne avrebbe fatto un vero e proprio mestiere.

Nel 1982, il grande incontro: per tre anni, lavorò come assistente di Roger Vivier, le Picasso de la chaussure. Un vero mentore, con cui s’intese a meraviglia, e che lo traghettò fino al giorno più importante: l’apertura del primo negozio.

Alla piccola ditta di Christian mancava, però, il tratto distintivo. Forse leggenda o forse verità, l’ispirazione per le sue suole color sangue giunse, un giorno, grazie alle unghie laccate della sua assistente Sarah. «Quando arrivò il primo prototipo, aveva una pianta nera. Morta. I tacchi non erano abbastanza sottili, la linea non era sufficientemente arcuata». Qualcosa non andava e ci vollero mesi per capire dove intervenire. Sarah indossava sempre lo smalto scarlatto, così «un giorno decisi di usarlo per dipingerci le suole. La scarpa tornò immediatamente in vita. Il rosso è più di un colore: è come un fazzoletto che una donna elegante lascia cadere se ha visto un uomo che l’attrae».

Un giorno, bussò alla porta di Christian il designer di Lanvin, Alber Elbaz: voleva un’intera linea da abbinare a una delle sue prime collezioni. «Al tempo, pensavo che fosse un dettaglio troppo vistoso, così ho dipinto le suole di nero – un errore enorme. Lui mi ha quasi ucciso!».

Quel colpo di genio, the red sole, era ormai diventato il suo marchio di fabbrica. Inconfondibile.

Iniziò così l’avventura di Christian: nato nei sobborghi di Parigi e, di diritto, diventato uno dei più grandi stilisti dell’alta moda. Nel 1992 aprì la prima piccola boutique, dove proponeva alle madames francesi il lusso di un paio di scarpe più uniche che rare, nella qualità e nel design. Oggi quella bottega è divenuta un vero e proprio impero: Christian veste i piedi di star, donne famose, ballerine di burlesque e nomi noti del fetish.

Le sue collezioni stanno per occupare uno dei templi della progettazione contemporanea: il London Design Museum. Dal 1 maggio fino al 9 luglio, le celebri suole rosse festeggeranno i loro primi vent’anni con la più grande retrospettiva mai dedicata all’eccentrico stilista francese.

Non storcete il naso, ma riflettete sul professionista: il Museo del Fashion Institute of Technology di New York gli ha dedicato la mostra Sole Desire, nel 2009 ha diretto il corto Psycho-logic, omaggio al capolavoro di Hitchcock. È un globe trotter che compra case in ogni paese di cui s’innamora, un uomo che ha disegnato scarpe per Barbie e David Lynch (con lui ha anche realizzato un’exhibition sul feticismo).

Nella sua storia c’è un pizzico di magia: non a caso sulla home page del suo sito, diventa un diabolico prestigiatore da romanzo.

C’era una volta – e c’è ancora – Christian.

 

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