Recensioni – La chiave di Sarah


La chiave di Sarah. Un film di Gilles Paquet Brenner, con Kristin Scott Thomas, Melùsine Mayancè

Immagine della locandina del film La chiave di Sarah con Kristin Scott Thomas

Il 16 Luglio 1942 circa tredicimila ebrei francesi furono prelevati dalle loro case dalla polizia militare del loro stesso paese: furono condotti al  velodromo di Parigi, dove rimasero confinati per giorni, senza cibo e in condizioni igieniche raccapriccianti. Dopodichè furono deportati in massa nei campi di concentramento, prima a Drancy e poi in Germania. Durante il tragitto, una bambina di nome Sarah riesce a fuggire, ed intraprende un viaggio per tornare a Parigi, per ritrovare il fratello più piccolo scampato al rastrellamento.  Ai giorni nostri, la giornalista americana Julia vive nella capitale francese assieme al marito e alla figlia adolescente: la scoperta di un segreto di famiglia la mette sulle tracce di Sarah. Julia non vuole solo raccontarne la storia, ma riscattarla e ridarle dignità. Ma il passato che cerca di ricostruire segnerà inevitabilmente il suo futuro

Anche quest’anno ha il suo film sull’olocausto. Ne abbiamo visti molti, per quanto pregevoli (e in qualche caso veri capolavori) al punto che il tema, per quanto serio e importante, comincia ad essere un po’ scontato.

La chiave di Sarah però forse aggiunge qualcosa, ci offre un racconto diverso. In primo luogo a partire dall’episodio in sé, la vicenda del velodromo d’inverno, sconosciuta ai più: un episodio vero, doloroso ma soprattutto vergognoso nella storia della Francia e dell’Europa intera. Ciò che viene mostrata è la complicità culturale dei popoli con il nazismo: molti francesi, invece di solidarizzare con gli ebrei, li insultano e prendono le parti dei tedeschi che voglio sterminarli. Tuttavia il cuore pulsante del film non risiede nè nella storia appassionante e commovente che mette in scena la drammatica opposizione tra l’innocenza di una bambina e il male assoluto dell’uomo, né semplicemente nella velata denuncia storico politica ad un’Europa che oggi condanna il nazismo e mentre ieri lo appoggiava. Tutto questo è molto bello e valido, ma l’abbiamo già sentito.

La chiave di Sarah è importante soprattutto perché costruisce un discorso su memoria e responsabilità. Il passato di Brenner, non è una fotografia sbiadita da conservare in un archivio, una lezione da imparare a scuola, ma ha effetti sul presente. Le scene della seconda guerra mondiale si alternano continuamente alle vicende a noi contemporanee: si crea così un legame tra ciò che è stato e ciò che è, che va ad influenzare quello che sarà. Un film da vedere (e un libro da leggere) per sperimentare un modo diverso di rapportarci con la storia: non più ricordo, ma presenza attuale, non solo ammonimento ma motivazione dell’agire. Perché l’orrore non si ripeta mai più.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi