Téchne


In principio era Téchne, e Téchne apparteneva agli dèi. Gli dèi stessi erano Téchne. Per loro gentile concessione l’uomo apprendeva il fare. Poi fu l’hybris, la superbia, a rivelare all’uomo che in realtà Téchne era figlia della sua stessa inventiva. Téchne assunse quindi le forme di medicina, geometria, aritmetica e retorica. Poi vi fu l’Impero e per molti secoli Téchne diventò la sorella minore della romana Scientia. Solo con l’avvento dei Lumi le due sorelle si scoprirono indissolubilmente legate. Ma il mondo si divise fra chi riponeva in loro le speranze di abbattere le indigenze dell’umanità – i tecnofili – e coloro che le temevano responsabili di un mondo futuro volgare e senz’anima – i tecnofobi.

Fra le fila dei tecnofili vi erano Comte, che avrebbe voluto gli scienziati a guida della società, e Marx, che confidava in Téchne per salvare l’umanità dalla schiavitù del lavoro. Nel numero dei tecnofobi si schierarono molti letterati come LeopardiTolstoj e D.H. Lawrence.

Incuranti delle diatribe tra fazioni, le due sorelle progredirono lungo il loro cammino e finirono per essere identificate in progresso e industrializzazione. Quando ormai le loro trasformazioni apportate alla vita dell’uomo risultarono radicali – ma lungi dall’essersi concluse – allora le due fazioni giunsero ad un accordo. Prima Schopenhauer poi EmersonBergson affermarono che il fine ultimo di Téchne è un “conoscere” che diventa un “fare” rivolto alla soddisfazione dei bisogni del singolo e della società. Nietzsche pose sul capo di Téchne  la corona del nichilismo e profetizzò che la nuova regina avrebbe condotto  al tramonto l’Occidente. Negli anni che seguirono la profezia si avverò e la pesante ombra delle bombe ricoprì i cieli di tutta la Terra.

Dalle ceneri della sua autodistruzione, l’uomo  assunse una forma liquida: infatuato di Téchne, iniziò a temerla e a venerarla come l’unica divinità in grado di soddisfare i suoi bisogni. Non solo l’uomo smise di ricercare una risposta al perché dei suoi bisogni, ma la domanda stessa cadde nell’oblioTéchne tornò ad essere una dea: per sua gentile concessione, ora l’uomo dispone di tutti gli strumenti per risolvere il suo problema più immediato. Una volta che questo sarà risolto, subito se ne presenterà uno nuovo, ma Téchne provvederà a fronteggiare qualunque imprevisto.

Cieco nella sua infatuazione, l’uomo sente sicuro ogni passo sotto i suoi piedi e su questo concentra ogni sua attenzione. Ma il suo sguardo non abbraccia più l’orizzonte. Il suo cammino sarà molto più lungo, i suoi occhi trasbordanti luce e le sue orecchie piene di musica, ma i suoi giorni trascorreranno come quelli del viaggiatore errante, che muove i piedi senza sapere da dove è partito né dove arriverà. È difficile programmare il navigatore se non si ha una destinazione da raggiungere: Téchne forse può tutto, ma non sa indicarci la meta.

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