Requiem for a Dream – la tossicodipendenza vista da Darren Aronofsky


copertina Requiem for a DreamRequiem for a Dream. Un film di Darren Aronofsky, con Jared Leto, Ellen Burstyn, Jennifer Connelly e Marlon Wayans.

 

Estate: Harry Goldfarb è un giovane tossico di Brooklyn che, ogni volta in cui ha bisogno di soldi per la droga, vende il televisore di sua madre al rigattiere in modo che lei poi debba andare a ricomprarselo.

Insieme all’amico Tyrone, Harry progetta un modo per arricchirsi velocemente tagliando partite di eroina da loro acquistate per poi spacciarle in maggiore quantità, e sogna di uscire dalla miseria della propria esistenza per amore della sua ragazza Marion.

in questa GIF la mamma di Harry ci crede

in questa GIF la mamma di Harry ci crede

Autunno (fall): Sara, la madre di Harry, è una povera anziana vedova che non ha più nulla e nessuno a cui dedicarsi, non ha più un motivo per alzarsi la mattina e allora si attacca così tanto all’illusione di andare in televisione da sovvertire la propria percezione della realtà e la propria salute: inizia una fantomatica cura dimagrante a base di pillole per poter entrare nuovamente nel suo vestito preferito, quello rosso, senza capire che le anfetamine che bruciano il grasso fanno lo stesso effetto anche al suo cervello.

Inverno: Marion è una ragazza ricca che non ha mai avuto bisogno provvedere a sé stessa, e quando i suoi genitori la ripudiano offscreen perché la scoprono tossicodipendente, inizia a dipendere dal suo ragazzo Harry per ottenere ciò di cui ha bisogno; quando poi lui non è più reperibile si sente perduta ma capisce di avere un altro modo semplice per sostentarsi, cioè vendere il proprio corpo.

Non a caso tra le stagioni in cui è suddiviso il film, che simboleggiano l’ascesa, la caduta ed il destino finale per i protagonisti, non figura la primavera, perché non vi è possibilità di rinascita per le loro vite sprecate.

Uscito al cinema nell’anno 2000, Requiem for a Dream è il secondo film del regista newyorkese Darren Aronofsky, nasce come pellicola indipendente a basso budget ma, diffondendosi grazie al passaparola, diventa presto un piccolo cult proprio per come tratta il tema della dipendenza.

clicca sulla GIF per farti un trip (visivo)

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A livello tecnico meriterebbe di essere oggetto di una lezione ad un corso di cinema, per le sue inquadrature brevissime, l’uso innovativo dello split-screen ed il montaggio serrato: Requiem for a Dream ha duemila tagli tra un’immagine e l’altra in una durata di appena cento minuti!

E’ un film allucinante perché cerca di ricreare visivamente la sensazione che ha il tossico nel momento in cui assume la droga: le sue pupille si dilatano, la respirazione cambia ritmo e vediamo la sostanza in primissimo piano, perché è tutto ciò a cui il personaggio sta pensando in quel momento.

Le sequenze successive sono velocizzate, rapide come il tempo che ci mette l’effetto della droga a svanire dall’organismo.

Il regista fa un ampio uso della videocamera a mano, accompagnando l’inquadratura tremolante a suoni ripetuti ed esagerati, e quando il trip finisce il passaggio dalla soggettività al punto di vista esterno è repentino, perché segna il ritorno alla disperazione dovuta alla dipendenza, che è una forma di prigionia.

Quello tra Harry e Marion si può definire un amore tossico

Quello tra Harry e Marion si può definire un amore tossico

Il film è permeato dal concetto di dipendenza, che non è data soltanto dalle droghe pesanti ma anche dallo schermo della TV, dal cibo prima e dalle pillole dimagranti poi, dall’illusione di poter cambiare.

Requiem for a Dream è una pellicola dolorosa ma eccezionale, mette inquietudine vedere le vicissitudini dei protagonisti, si fatica a star rilassati sul proprio divano.

Fa male perché mostra quanto si possano piegare la volontà e la realtà pur di appagare la propria dipendenza, attraversando un inesorabile declino e avviandosi verso un amaro destino.

I protagonisti si fanno per non pensare, per sfuggire all’amarezza della realtà; essi non lavorano, ma hanno bisogno di ottenere dagli altri i mezzi per sostentare le proprie dipendenze, spacciando droga a loro volta, vendendo cose al banco dei pegni oppure addirittura prostituendosi, come fa Marion.

Provare repulsione per le loro azioni è perfettamente plausibile, ma il film confonde le nostre reazioni inserendo anche la pena che si prova per quella povera madre, sprofondata anch’ella in un vortice autodistruttivo.

Diffidate da un certo tipo di medicina alternativa

Diffidate da un certo tipo di medicina alternativa

Questo è un film sulla tossicodipendenza che definirei sperimentale, è decisamente diverso dagli altri appartenenti a questo sotto-genere cinematografico: per capirci, non è spassoso/virato sul tragico come Trainspotting, nè una tortura come Christiane F. – Noi Ragazzi dello Zoo di Berlino, il cui ricordo mi tormenta fin da quando lo hanno proiettato a scuola in prima media, ma probabilmente ha avuto il suo effetto educativo tenendomi lontano dalle droghe!

Darren Aronofsky, anche grazie a questo successo, è un regista corteggiatissimo dalle major, che negli anni gli hanno proposto la direzione di tante grandi produzioni, tutte da lui puntualmente rifiutate, tra le quali c’era un nuovo Batman a metà degli anni duemila prima del coinvolgimento di un certo Nolan, la trasposizione cinematografica di Watchmen prima dell’arrivo di Zack Snyder ed anche il remake di RoboCop, che forse ci avrebbe salvato da quel flop firmato da José Padilha.

Dopo Requiem for a Dream, Aronofsky ha realizzato The Fountain – L’Albero della Vita, film estremamente ambizioso e sofferto, altre opere notevoli come The Wrestler con Mickey Rourke e Il Cigno Nero con Natalie Portman e meno riuscite come Noah o Mother!, ma questa è un’altra storia.

Questo film del 2000 segna anche il primo ruolo da protagonista per Jared Leto, anche se aveva già appena mostrato il suo fascino disturbato in American Psycho, dello stesso anno, a fianco di Christian Bale; da allora ad ogni nuovo ruolo controverso ci lasciamo ingannare da quei suoi occhioni innocenti, smentiti dalle sue azioni.

Requiem for a Dream è forse anche l’unico film in cui vediamo un Marlon Wayans recitare una parte non comica, ma comunque quella di un fattone, anche se è l’unico personaggio che si rende conto delle conseguenze e ha ricordi positivi della sua vita prima di guardare nell’abisso della tossicodipendenza.

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