La scommessa: rendere la cultura sexy e attuale


Chi, alla parola cultura, non si anima di entusiasmo? Chi non rivolge il proprio pensiero a grandi auctoritates della storia come Dante, Shakespeare o Napoleone? Chi non prova il  forte desiderio di saperne sempre di più e pensa di non averne mai abbastanza?

E chi, invece, ne ha davvero abbastanza?

 troy-odysseus

Cultura: insieme di conoscenze morte e sepolte, totalmente irrilevanti per la vita quotidiana, inutili per vivere, per sopravvivere e, soprattutto, non tramutabili in guadagno.

 

Che la cultura attragga è una certezza. La vera domanda è: come rendere la cultura sexy (e compresa) oggi, nel 2016, per chi soffre di una forma acuta di allergia culturale?

 

Tempo fa ho assistito ad una lezione di epica in prima media. Il professore voleva raccontare l’episodio dell’incontro di Ulisse con Antinoo. Lui, amante delle lettere classiche, voleva infilarci in qualche modo il concetto di ξενία (xenía, ospitalità).

‘Ma è un concetto culturale da liceo, se non universitario!’ obiettai.

‘Scommettiamo che i ragazzi non solo saranno entusiasti dell’episodio ma acquisiranno anche il concetto?’

Scommettemmo.

La lezione fu all’incirca così.

ulisse“Immaginiamo il palazzo del re dei Feaci. Immaginiamo Alcinoo, uomo reso duro dagli anni ma rispettoso delle leggi divine e umane, mentre sta trattando una questione della massima urgenza con i suoi pari. Un servitore gli si avvicina all’orecchio e sussurra: ‘Nostro re, tua figlia desidera vederti. Ha con sé un ospite’.

Il re si congeda dalla riunione e va sulla porta per accogliere l’ospite.

L’ospite in questione è un uomo di circa quarant’anni, coperto solo da un mantello, barba non fatta da parecchi giorni, capelli scompigliati e incrostati di salsedine, sporco, sensibilmente puzzolente. Ulisse.

Il re guarda dritto negli occhi lo straniero. Poi si rivolge al servitore: ‘Metti a proprio agio quest’uomo, accompagnalo in una stanza, preparagli un bagno caldo e dei vestiti puliti. E che da stasera (fino a quando avrà il piacere di onorarci della sua presenza) pranzi con noi, al mio fianco, come conviene agli ospiti’.

Molto cortese.

In realtà sta eseguendo alla lettera il protocollo ‘come comportarsi in caso di ospiti’: se un ospite, atteso o meno, chiede ospitalità, il padrone di casa deve comportarsi esattamente come si è comportato il re Alcinoo. Perché dietro a quell’ospite potrebbe celarsi un dio.

Immaginiamo la stessa scena ai giorni nostri.

Luigi è a casa e sta discutendo una questione d’affari con il suo commercialista. A un certo punto suonano alla porta. Il maggiordomo (per stare nel parallelismo) sussurra all’orecchio di Luigi che sua figlia Carla vorrebbe parlargli urgentemente e che ha con sé un ospite particolarmente inusuale. Il padre si precipita fuori dallo studio (se riesce a mantenere la calma chiede permesso al commercialista, ma ne dubito), spinge da parte il maggiordomo e si pianta sulla porta.

Vede sua figlia in compagnia di un quarantenne, barba lunga, capelli lunghi e unti, con qualche rasta naturale, puzza di sudore e di chissà quali altri odori misti a un vago sentore di salsedine da porto di Genova, coperto malamente da un plaid, che gli sorride.

Rimane di sasso. Letteralmente.

Dopo lo shock del primo quarto d’ora, il nostro caro Luigi si metterà ad urlare, tirerà per un braccio la figlia in casa, chiuderà la porta e litigherà per tutta la notte con Carla. E forse anche il giorno dopo. E quello dopo ancora. Forse chiamerà uno psicologo. Di sicuro chiamerà la polizia municipale del suo comune e di tutti i comuni limitrofi, urlando come un pazzo che un pazzo e drogato avrebbe tentato di sedurre la figlia.

Ciao Ulisse. Ciao Itaca. Fine della storia.

Ma torniamo al magnanimo Alcinoo.

simposio-grecoIl nostro simpatico re onora l’ospite per molti giorni, offrendo pranzi e vino in abbondanza, organizzando gare atletiche, canti, danze. I due parlano, ridono e scherzano come se fossero vecchi amici. Il re non chiede nulla ad Ulisse ed Ulisse non dice nulla di sé: lo farà, ma a tempo debito, e il re sa che deve aspettare. Una sera, il re invita l’aedo Demodoco a narrare le vicende della guerra di Troia, fatto ancora molto recente, forse troppo. Ulisse ascolta per un po’ ma ad un certo punto si commuove. Il momento è giunto. Alcinoo fa la famosa domanda, posta più o meno in questi termini: ‘Scusa tanto se ti dico queste cose ma noto che il canto di Demodoco ti ha fatto commuovere e me ne dispiace. Come mai la guerra d Troia ti tocca così da vicino? È successo qualcosa a te o ai tuoi cari? Vuoi condividere la tua storia con noi?’. E Ulisse inizia a raccontare.

Tutto sempre da protocollo. Non per niente Alcinoo è magnanimo e i Feaci sono sempre stati descritti come un popolo particolarmente ospitale.

Torniamo al nostro buon vecchio Luigi.

Facciamo finta che, a causa delle preghiere insistenti della figlia, Luigi non abbia chiuso la porta in faccia al nostro povero Ulisse. Ma manco lo ha fatto entrare. Lo ha lasciato sulla porta senza troppi complimenti. E lì, sulla porta, inizia la vera accoglienza, in crescendo: Come ti chiami? Quanti anni hai? Lavori? Dove abiti? Di che nazionalità sei? Qual è il tuo numero di telefono? Il codice fiscale? Posso vedere un documento d’identità? Hai pagato le tasse? Hai fatto il 730? Chi sono i tuoi genitori? Sei sposato? Hai figli? Dando il meglio nella parte finale: Ma soprattutto, che cazzo ci fai nudo di notte in giro per la città, puzzolente come un cane, sporco, coperto solo da un plaid che non so dove tu abbia trovato e non me ne frega neanche un cazzo di saperlo? E che c’entra mia figlia con te?

Conseguenza: il nostro buon Ulisse se ne sarebbe andato spontaneamente da quella casa, accusando un impegno urgente (non credo che la storia di ‘Sai, Calipso mi ha lasciato…’ avrebbe intenerito il nostro Luigi..).

Risultato: ciao Itaca, ciao Ulisse. Fine della storia.

Ero ovviamente sbalordita. Intuivo già di aver perso la scommessa dopo la lezione ma ne ebbi la conferma quando, nei giorni seguenti, i ragazzi vennero interrogati e non ce n’era uno che non sapesse cosa intendessero i greci per ospitalità. Si divertivano un mondo ad arricchire la vicenda del professore con altri esempi inventati da loro. Era riuscito, con mia grande sorpresa, a rendere la cultura sexy e attuale.

Avevo perso: non solo sapevano molto bene l’episodio, ma sapevano spiegare il concetto di ospitalità molto meglio di alcuni luminari dell’università.

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