Sulla strada tour, per De Gregori un ritorno alle origini


Francesco De Gregori è lì, sul bordo del palco. Chiama a raccolta i suoi musicisti, ringrazia e s’inchina al pubblico plaudente. Le luci sono accese e puoi vedere la gente negli occhi. Sono occhi soddisfatti, allegri, complici, umidi; occhi che non si staccano da quell’uomo che in giacca e borsalino ha appena regalato due ore di successi: una carriera in pillole.

Ogni concerto di De Gregori è ormai un omaggio alla fedeltà. Ogni applauso, un certificato di rinnovato affetto. Perché quarant’anni di musica sono tanti, e perché tra pellicce d’annata e capi canuti, in platea, trovi sempre nuovi ventenni emozionati. Firenze non fa eccezione. Raccoglie grandi, grandicelli e nuove leve, e saluta con la consueta standing ovation la canzone che chiude la serata: Rimmel. Anche perché di bis, il Principe ne concede ben due, proponendo, oltre a Showtime, La donna cannone e a una doppia versione di Buonanotte fiorellino («Mi dicono che questa versione addormenti i bambini, svegliamoli con quest’altra»), un’inedita cover dell’elvisiana Cant’Help Falling in Love («Vista l’ora tarda, ecco una delle canzone più romantiche che ci siano»).

Ogni scaletta è organizzata per non stupire. A ogni tour, da qualche anno, il cantautore ripropone quasi sempre gli stessi pezzi, variandone posizioni e talvolta arrangiamenti, ma confidando sul successo assicurato dei classici. Al Teatro Verdi risuonano così le note di Titanic, Un guanto e Generale, ma anche di Vai in Africa, Celestino e Il panorama di Betlemme (entrambi da Pezzi, 2005). E poi Bellamore, Venite bambini parvulos e Atlantide, piccolo gioiellino del 1976. Immancabile, a metà concerto, Santa Lucia, omaggio all’amico Lucio Dalla.

Più che mai pregne di significato, considerato il momento storico, arrivano anche La storia e Viva l’Italia. De Gregori le canta nella versione tradizionale. Non una nota fuori posto. Non un virtuosismo. Non una rima cambiata. L’adesione alla forma originale rimarca la sostanza ed amplifica il messaggio. Perché si capisca che l’Italia è tutta intera. Perché non ci si dimentichi che è la gente che fa la storia. Perché sia chiaro a tutti, assenti inclusi, che anche nella notte più scura l’Italia non ha (e non deve aver) paura.

L’apertura del concerto è affidata invece ai quattro brani più rappresentativi del nuovo lp, Sulla strada. Edito in novembre e disco d’oro dallo scorso marzo, il ventesimo album dell’artista romano è un lavoro controverso, che richiama la Beat Generation ma nasconde in realtà un apprezzabile ritorno alle sonorità degli esordi. L’americanismo e il folk che avevano caratterizzato gli ultimi lavori scompaiono infatti dopo la prima omonima traccia: Sulla strada, presentata come singolo già a fine settembre, decreta la fine (?) del periodo dylanistico e, più che riprendere il celebre romanzo di Kerouac, sembra indicare un ritorno in “carreggiata”, un ritorno a quell’inconfondibile stile costruito su un intimo e poetico ermetismo.

In appena nove pezzi, il cantautore esegue una decisa inversione di marcia e, tra passato (Belle epoque) e futuro (Ragazza del ‘95), amore (Showtime) e guerra (La guerra), scrive e interpreta quella che appare come il manifesto ufficiale del degregorismo: Guarda che non sono io. Musicata con Nicola Piovani, è il pezzo più autoreferenziale del musicista romano, in cui evidenzia le (non poche) contraddizioni tra il De Gregori reale e un De Gregori idealizzato, nato per volontà popolare dietro un’errata interpretazione dei suoi testi. «Se credi di conoscermi non è un problema mio», canta lui. Ritira ogni responsabilità, ma anche eventuali meriti.

Non è dunque un caso se in scaletta, al Teatro Verdi, De Gregori piazza Guarda che non sono io subito prima della “gioielleria” (i pezzi più famosi): come fosse un manuale, un libretto d’istruzioni, un appassionato consiglio per rileggere i classici nel modo giusto, con trasporto ma senza fraintendimenti.

Firenze, 4 maggio 2013 – La scaletta
1) Sulla strada
2) Passo d’uomo
3) Belle epoque
4) Guarda che non sono io
5) Titanic
6) Viva l’Italia
7) Tempo reale
8) Generale
9) Il panorama di Betlemme
10) Atlantide
11) Compagni di viaggio
12) Bellamore
13) Battere e levare
14) Sempre e per sempre
15) La storia
16) Santa Lucia
17) Un guanto
18) Bambini venite parvulos
19) Finestre rotte
20) Pezzi di vetro
21) Showtime
22) La donna cannone
23) Buonanotte Fiorellino (x2)
24) Can’t help falling in love (cover)
25) Rimmel

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