Giovani e politica: un rapporto complesso


In occasione delle imminenti elezioni politiche, il canale televisivo dei giovani per eccellenza, Mtv, ha da poco diffuso i risultati di un sondaggio durato tre mesi e che ha coinvolto 540 ragazzi tra i 18 e i 34 anni di diversa provenienza geografica. Ciò che si è cercato di capire tramite questo sondaggio è quale rapporto ci sia tra giovani e politica.

La politica, lo sappiamo, è un argomento complesso che rischia di annoiare chi ancora non ha sviluppato una vera coscienza politica, e i giovani sono anagraficamente i più esposti a questo rischio. I risultati del sondaggio hanno però dimostrato che il 72% dei giovani andrà sicuramente a votare, nonostante l’85% di loro sia disilluso da una concreta possibilità di cambiamento politico. La classe politica è infatti dipinta come incapace di rappresentare valori positivi: il 74% la definisce “incompetente”, il 67% “raccomandata”, il 55% “stagnante”. E così meno di un terzo dei giovani si dichiara interessato e informato politicamente, ma solo il 6% dichiara di esserlo perché ritiene la politica troppo complicata: le cause sono piuttosto attribuite alla corruzione (67%) e alla disillusione (54%).

I giovani cercano di trovare un modo per cambiare le cose, un modo per far sentire la propria voce: e così, paradossalmente, sfociano nell’astensionismo, visto come uno strumento di protesta per esprimere dissenso rispetto al sistema politico attuale (73%), mentre solo il 20% dichiara di astenersi per mancanza di candidati e partiti per cui votare. Solo meno della metà ritiene invece che il miglior modo per far sentire la propria voce sia il coinvolgimento politico, inteso non solo come adesione diretta ad un partito, ma anche come autoinformazione e consapevolezza.

Al contrario di ciò che comunemente si crede, i giovani chiedono alla classe politica non tanto un ricambio generazionale (46%), quanto un cambiamento radicale di idee e di modalità per realizzarle. Il candidato ideale, secondo i giovani, dovrebbe essere onesto, chiaro, affidabile, diretto e innovativo (non tanto diverso dalla figura del candidato ideale tracciata dai professori Roberto Grandi e Cristian Vaccari nel libro “Elementi di comunicazione politica”), e i temi prioritari di cui dovrebbe occuparsi sono la disoccupazione giovanile e la crisi economica; a seguire: pressione fiscale, misure di welfare, spending review, ricerca e sviluppo, educazione e diritti sociali.

Le preferenze indicate dai ragazzi vedono in testa, con il 27% di preferenze, il MoVimento 5 Stelle, nonostante Beppe Grillo sia per molti “non attendibile”: del resto Grillo, portavoce non eleggibile, è visto anche da gran parte degli stessi attivisti del movimento solo in chiave utilitaristica, come amplificatore e aggregatore di esperienze. A seguire, il 17% dichiara che voterà Pd, il 14% Scelta Civica, l’11% Pdl, il 10% annullerà la scheda, il 6% Rivoluzione Civile o altri partiti, il 4% Lega Nord, il 3% Sel, l’1% Udc o Fli.

Cambiamento è dunque, o dovrebbe essere, la parola chiave di queste elezioni secondo i giovani. E cambiati sono anche i mezzi di comunicazione che vengono utilizzati dai ragazzi per informarsi, organizzarsi e partecipare attivamente alla vita politica: nonostante la televisione, vista con diffidenza, resti anche tra i giovani il mass-medium più utilizzato per informarsi, internet è ritenuto il mezzo più democratico. In particolar modo la partecipazione a social network quali Facebook e Twitter, nei quali si possono seguire candidati e partiti e tentare con loro un’interazione diretta, mostra come spesso si possa essere latenti offline e trovare online il luogo adatto in cui formarsi un’idea e costruire un’identità comune. I social network vengono utilizzati dai giovani per informarsi su questioni e temi politici, per firmare petizioni e per mobilitarsi, soprattutto da chi si trova fisicamente isolato e trova così il modo per limitare le asimmetrie della dinamica comunicativa; sono quindi potenti strumenti di re-embedding delle relazioni sociali.

La delusione giovanile nei confronti di tutta la classe politica dovrebbe far riflettere i candidati e i partiti. I giovani hanno bisogno di modelli da imitare a cui poter dare la propria fiducia senza “tapparsi il naso”. Dovrebbero poter essere orgogliosi ed eccitati del proprio voto, magari il primo. Dovrebbero avere la possibilità di votare qualcuno che li rappresenti davvero, e che non si interessi di loro solo durante la campagna elettorale. Dovrebbero poter davvero essere choosy, in questo caso, esigenti e intransigenti. Dovrebbero poter votare perché farlo è un loro diritto, non un loro dovere. Perché i giovani non sono solo il futuro, ma anche il presente.

Fonti:

http://www.mtv.it/
R. Grandi, C. Vaccari, 2007, Elementi di comunicazione politica, Roma, Carrocci Editore

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