Senza destra e sinistra, senza politica


Destra e Sinistra sono ferri vecchi, categorie che la politica moderna deve saper superare per risolvere i problemi del paese. Tra le stantie novità che l’attuale campagna elettorale propone agli elettori, forse quest’idea merita una particolare riflessione. Non tanto perché risulti veramente nuova al sentir comune dell’opinione pubblica italiana, quanto per il fatto che per la prima volta essa è divenuta esplicita, è per l’appunto “salita in politica”. Non siamo certo noi la prima generazione a borbottare con disappunto, davanti alla tv o con un quotidiano tra le mani, che i politici son tutti uguali. Quest’idea in Italia è vecchia quanto la repubblica e forse anche quanto la demdx sxocrazia. Spesso si spinge fino a considerazioni sulla stessa natura dell’animo umano. Ma il dato su cui riflettere è che oggi dall’opinionistico ‘’i politici son tutti uguali’’ si è passati a ‘’destra e sinistra sono uguali’’ come elemento strutturante rispetto a vere e proprie offerte politiche concrete. Il superamento delle categorie politiche classiche, ‘’destra’’ e ‘’sinistra’’, diviene preciso mandato di soggetti politici chiaramente individuabili.

Chiaramente era ragion d’essere dei grandi soggetti politici del passato remoto e recente, i cosiddetti partiti piglia-tutto, catalizzare anche i consensi d’opinione di chi aveva scarsa fiducia nei politici o nella politica in generale. Ma mai nessuno di questi aveva pensato di farlo rinunciando ad una collocazione chiara, destra- sinistra. Ci si poteva scherzare su, facendone una questione di dove sedersi in parlamento, ma nessuno si sognava di mettere in dubbio che il PSI fosse un partito di centro sinistra o che la DC fosse un partito di centro destra. Superare i concetti di destra e sinistra era semplicemente impensabile. Non tanto per motivi di consenso elettorale, su questo tema è fuori discussione che l’offerta politica si è adeguata ad un trend dell’opinione pubblica, quanto per un convincimento su quello che la politica essenzialmente è o tende ad essere. Infatti, se la politica è decisione sul pubblico, ciò che riguarda la vita di tutti, destra e sinistra sono i principi, i valori che orientano questa decisione. Dietro questo assunto non c’è la volontà di creare dei canovacci ideologici per catalizzare consenso più facilmente, nessun guru della comunicazione ha consigliato a Berlusconi o a Berlinguer di essere di destra o sinistra per vincere le elezioni. Il motivo di ‘’destra’’ e ‘’sinistra’’ è il dramma che si porta appresso la politica stessa da quando esiste la vita associata. Se la natura della politica non fosse questa, avrebbero senz’altro ragione coloro i quali oggi ci dicono che destra e sinistra non servono più. Se la decisione che la politica è chiamata ad assumere sulla vita di tutti, non riguardasse appunto la collettività ma un unico soggetto si potrebbero razionalizzare le scelte sulla base dell’ottimo di esso stesso. La politica sarebbe una razionale questione di problem solving, come tanti cittadini, ma da queste elezioni anche politici, pensano ingenuamente. Il dramma della politica è che invece così non è. La vita associata non è razionalizzabile nella sua totalità come l’ottimo di un singolo soggetto in un mercato. Decidere su un sistema significa selezionare problemi su cui agire e ignorarne altri, ogni razionalizzazione, incarnata della decisione, risolve un problema e crea contraddizioni nello stesso tempo. Pensiamo alle recenti cronache politiche, a quando le tasse erano meno alte, mi trovo a disagio a usare la parola basse, e poi si sono alzate, alle riforme delle pensioni, ogni decisione era razionale da un punto di vista e irrazionale da un altro. Non ci sono categorie politiche esenti da questo dramma, il bene comune e il buon governo non  sono che razionalizzazioni collettive che sfuggono da sempre. Perché in fondo in un sistema che deve tenere in sé l’esistenza degli individui che compongono una società intera, le cose succedono incessantemente e senza una causazione chiara. Il tentativo di racchiudere la contingenza entro gli ingranaggi della ragione umana è una partita a scacchi che l’uomo perde da quando esiste. Ciò non significa che si possa trarre qualche giovamento dallo smettere di giocare. Bisogna solo rendersi conto che non c’è un solo modo oggettivo di giocare. Ma ogni mossa è riconducibile a due strategie. Una di destra e una di sinistra. Così come in quella partita a scacchi, le decisioni politiche non possono essere prese oggettivamente giuste e vincenti ma in base ai propri principi. Questi principi possono mutare nel tempo ed evolversi ma non si può mai fare a meno di essi e di quelle due tensioni dell’animo umano da cui provengono. Senza destra e sinistra si rinuncia a imprimere alla politica l’unica ragione possibile in essa, quella dei nostri ideali. E in fondo senza ideali la nostra esistenza sarebbe un po’ come vivere dentro ad un film di Alberto Sordi. Solo che a fine film non riderebbe nessuno.

5 Commenti

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  1. Chiara Tadini

    Articolo molto interessante, mi trovo perfettamente d’accordo. L’urgenza non deve, o meglio, non dovrebbe spingerci ad accantonare i nostri ideali.

  2. Alberto

    Io sono per le idee, non per le ideologie, non mi importa che un’idea sia di destra o di sinistra, ma che sia giusta o sbagliata. In Italia fino alle elezioni del 2008 la maggior parte degli italiani ha votato con il cosiddetto voto di appartenenza, cioè un voto “storico”, “la mia famiglia ha sempre votato pci, voto pci anche io!”. Nella seconda repubblica questo trend non è cambiato, perché le conversioni degli elettori da destra a sinistra (e viceversa) sono state ininfluenti per vincere le elezioni. Si vinceva o si perdeva in base a quanto si riusciva a mobilitare la propria base elettorale. Penso che sia prematuro parlare adesso della sussistenza dei valori di destra o di sinistra, vedremo che fetta di torta riusciranno a mangiarsi Monti da una parte e il MoVimento 5 stelle dall’altra!

    • Chiara Tadini

      Hai ragione: anche secondo me non è importante che un’ideale sia di destra o di sinistra, però, per quanto un movimento possa dichiararsi non-politico o anti-partitico, i suoi ideali rispecchieranno quasi sempre idee che sono state (o sono tutt’ora) di destra o di sinistra, a mio parere, tant’è che leggendo i vari programmi elettorali mi sono trovata a pensare “ma perchè questi due non si alleano? pensano le stesse cose, hanno gli stessi ideali!”, nonostante i due fossero un partito e un “non-partito”, o almeno così si professa. Il problema, forse, è che sono gli stessi partiti ad avere perso i loro ideali, o ad aver trovato dei compromessi non proprio dignitosi, e questi ideali sono stati, giustamente, “recuperati” dai nuovi partiti/movimenti.

  3. Anonimo

    sono sostanzialmente d’accordo…..volevo solo far notare, attraverso le argomentazioni addotte in quest’articolo, che il bipolarismo è in qualche modo insito nella natura stessa della decisione politica. In quanto un policymaker non può assumere una decisione oggettivamente razionale in maniera assoluta per l’intero sistema. Di volta in volta si possono assumere decisioni, di destra o di sinistra, relativamente razionali rispetto a parti del sistema della vita associata. Spetta all’etica della responsabilità del politico e alla lungimiranza dell’elettore capire che tipo di decisioni politiche (di dx o sx) sia giusto assumere per tenere in equilibrio il sistema e farlo funzionare nella sua interezza prescindendo dalla razionalità parziale dell’individuo e della classe. Poi anche tralasciando questi argomenti il dato empirico ci mostra che tutte le democrazie funzionanti in maniera efficiente si fondano su un sistema bipolare o bipartitico, che possa garantire fra l’altro anche una seria alternanza al governo. Invece analizzando il caso italiano ci si rende conto che come al solito facciamo storia a sé. Il nostro bipolarismo è stato un fallimento completo e ora rispondiamo in maniera regressiva scompaginando nuovamente il nostro sistema politico….si attendono tempi migliori: una legge elettorale decente (collegi uninominali e premi di maggioranza x governabilità, se non si vuol virare sul maggioritario puro) e un partito di centro destra che sia un partito politico e non una satrapia. ps e una classe politica di centro dx che legga hayek e nozik non i falsi diari di mussolini, siamo nel 2013 non 1913!

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