Bianca come la neve: profilo del consumatore di cocaina


L’uso di cocaina rappresenta oggi uno dei principali allarmi sociali. Anche se nell’immaginario collettivo l’uso di questa sostanza è ancora il “vizio della gente con i soldi”, in realtà – come dimostrano molti studi – il suo utilizzo è largamente diffuso persino tra i giovanissimi.

Senza allarmismi né moniti stile anni ’90, della serie «Dì no alla droga, dì si alla vita», proviamo a delineare il profilo del consumatore di cocaina per poi analizzare le evoluzioni in atto negli stili di consumo di questa sostanza.

La cocaina è la sostanza psicotropa illecita più utilizzata al mondo dopo la cannabis e il suo consumo è trasversale rispetto alle differenze di genere, età e classe sociale. Si registra però una maggior diffusione tra i maschi nella fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, in particolare se risiedono in aree urbane e partecipano a eventi musicali o frequentano contesti ricreativi.

Quanto alle conseguenze del consumo di cocaina, i problemi in questo senso sono di varia natura (fisici, psicologici, relazionali/sociali, economici), ma è solo una minoranza di consumatori a sperimentare le problematiche più gravi, in particolare coloro che ne abusano e ne sono dipendenti. La maggioranza dei soggetti, invece, smette entro un anno dal primo uso per mancanza di reddito o per la percezione del pericolo connessa ad un uso continuativo della sostanza.

Oggi più che mai per comprendere lo stile di consumo individuale della cocaina sembra necessario indagare le motivazioni che lo guidano e il significato attribuito all’uso. Solo così infatti è possibile distinguere il consumatore occasionale (che consuma in situazioni collettive in cui la sostanza è per lo più offerta) da colui che ha un forte coinvolgimento (che frequenta in prevalenza ambienti e persone attraverso cui trova la sostanza) e soprattutto dal dipendente (che corrisponde al profilo del cocainomane “classico”, impegnato per la maggior parte del tempo nella ricerca della sostanza).

La differenza tra un soggetto con elevato coinvolgimento e un soggetto dipendente sembra determinato dal fattore tempo, cioè dalla durata dell’uso, che agisce sul reddito disponibile, sulla percezione e sull’insorgenza di possibili danni connessi al consumo, nonché sull’attribuzione dei significati ad esso.

L’utilizzo della cocaina – in quanto sostanza prestazionale per eccellenza –  è ormai “socialmente integrato”: i consumatori non si percepiscono come tossicodipendenti e non si rivolgono ai servizi, neanche quando insorgono problematiche evidenti. Coloro che dopo un primo uso decidono di continuare lo fanno in quanto ne hanno la disponibilità/accessibilità, provano piacere nel farlo o comunque per loro il suo utilizzo ha scopo prestazionale. Per questi ultimi il rischio di dipendenza sembra essere più forte che per tutti gli altri.

Quasi la totalità dei consumatori ha precedentemente usato altre sostanze psicoattive, infatti l’età media del primo utilizzo è più alta rispetto a quella della cannabis (18 anni contro 16). Inoltre man mano che si abbassa l’età di primo utilizzo di qualsiasi altra sostanza illegale, trascorre anche meno tempo per il passaggio all’uso di cocaina. Ciò vuol dire che l’uso di altre sostanze illegali espone maggiormente all’uso di cocaina.

Ormai la cocaina può essere considerata come una qualsiasi merce posta all’interno di un mercato e soggetta alle regole della domanda e dell’offerta, non più legata esclusivamente ad aspetti soggettivi come il divertimento e la solitudine, la curiosità o il piacere, l’emulazione e il conformismo.

Oggi il fenomeno cocaina va letto all’interno del contesto di una società occidentale promotrice di individualismo, edonismo, produttività e carrierismo. Tutto questo inevitabilmente accentua la ricerca, da parte di ciascun membro della società, di prodotti che aiutino “a stare al passo” e “mantenere i ritmi”, ma anche a “staccare” e “rilassarsi” nella vita professionale, come in quella relazionale e nei contesti di divertimento.

Le ripercussioni sono a carico delle famiglie e delle relazioni significative di ciascuno, senza contare l’impatto sul sistema sanitario e su quello giudiziario.

Da sottolineare in questo senso anche il ruolo ambiguo dei media, che da una parte – ad esempio attraverso i film – presentano un’immagine vincente dei consumatori, mentre dall’altra promuovono campagne per prevenire il consumo molto lontane dalla realtà del consumatore, che risponde al profilo precedentemente tracciato.

La cocaina, e ogni la droga in generale, rappresentano solo una delle possibili soluzioni all’insoddisfazione e al senso di inadeguatezza provato da numerosi giovani. Allo stato attuale delle cose, né il proibizionismo né il totale disinteresse per la questione rappresentano valide soluzioni al problema, dal momento che costringono a occuparsene solo chi è direttamente coinvolto (familiari, comunità terapeutiche, servizi sanitari ecc). Occorre invece costruire insieme soluzioni e modelli alternativi, in particolare per i più giovani.

 

Per saperne di piu:

Cocaina. Percezione del danno, comportamenti a rischio e significati. A cura di R. M. Pavarin e A. Dionigi

Sballo. Nuove tipologie di consumo tra i giovani. R. M. Pavarin e A. Dionigi

Vecchie e nuove dipendenze. A. Dionigi

Sostanze.info, il portale della percezione

Relazione al Parlamento 2011 sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia, Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Politiche Antidroga

Follow up condizioni di salute degli utenti in trattamento per uso di cocaina, Azienda Sanitaria Regionale dell’Emilia-Romagna (2010)

1 comment

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  1. raimondo pavarin

    quando si copiano integralmente i testi di altri autori, le frasi vanno messe tra virgolette e viene citato autore, testo, pagina, ecc.
    Diversamente si incorre nel reato di plagio

    Nel testo qui sopra riportato, non c’è niente di suo e tutto è copiato integralmente.

    buon natale

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