Vita nuova tra autonomia e dipendenza


Si è svolta a fine ottobre la prima Festa della Prevenzione organizzata dall’Università di Bologna. Principale argomento degli incontri, le strategie e gli strumenti utili per il sostegno di ragazzi e ragazze che hanno dipendenze di varia natura, nella convinzione che l’abbandono di queste forme di dipendenza rappresenti una vera e propria rinascita, una vita nuova.

Certi schemi mentali d’altra parte sono davvero difficili da modificare, soprattutto in virtù del fatto che le dipendenze il più delle volte sopraggiungono in personalità già di per sé abbastanza fragili. Esse quindi vengono a rappresentare una sorta di “stampella”, attraverso cui l’individuo fa fronte alla propria sofferenza psicologica, dovuta alla costante insoddisfazione che questa società consumistica occidentale “vende” costantemente, ogni giorno.

Così come vende insoddisfazione, vende anche i rimedi più facili e immediati per soddisfare questi bisogni indotti: risulta così relativamente facile scivolare verso patologie come l’abuso/dipendenza da alcool/sostanze, gioco d’azzardo patologico, shopping compulsivo, dipendenze da internet, che colpiscono in larga parte gli adolescenti, ma in gran misura anche gli adulti.

Per avere un’idea del fenomeno basta citare alcuni numeri relativi alla domanda di trattamento ai Servizi per le dipendenze, ad esempio, della Regione Emilia-Romagna, che ha registrato un significativo incremento negli ultimi anni. Complessivamente nel solo anno 2004 i SerT e i vari centri che afferiscono al sistema dei servizi per le dipendenze si sono presi cura di 20.592 soggetti. Di questi 11.231 sono utenti “in carico” con problematiche connesse all’uso di sostanze stupefacenti illegali, e 4.686 sono utenti in carico per problematiche connesse all’uso o l’abuso di alcolici. A questi numeri vanno aggiunti 3.371 utenti “in appoggio” (provenienti da altre Ausl) che hanno fruito per un determinato periodo delle prestazioni offerte dai servizi offerti dai SerT della Regione Emilia-Romagna.

Il consistente aumento dell’utenza e la differenziazione dei trattamenti hanno fatto si che il numero di soggetti inseriti nei singoli trattamenti aumentasse progressivamente negli anni: 8.034 nel 1991, 23.633 nel 2004.

Questi numeri fanno capire che sempre più persone non riescono a far fronte alle richieste provenienti dalla società: persone per le quali non è facile muoversi lungo il filo sottile che lega autonomia e dipendenze. Oggi è molto più difficile essere autonomi che dipendenti.

Proprio per questo, oggi c’è molto da imparare da quelle persone che a loro modo tentano strenuamente di cambiare vita, ed essendo consapevoli di avere un problema decidono di farsi aiutare da un esperto, magari accettando di andare in comunità (la Federazione italiana Comunità Terapeutiche conta 45 centri, oltre 600 servizi e 6 reti tematiche) e sfidando i pregiudizi della gente.

Oggi più che mai va apprezzato il valore di queste scelte, perché queste persone sono determinate ad essere persone migliori di quanto non siano state in passato.

Uscire da una dipendenza, di qualsiasi natura essa sia, si traduce un un cambiamento radicale delle proprie abitudini, schemi mentali e modi di pensare, traducendosi di fatto in una vita nuova.

A volte può coincidere con un nuovo lavoro, altre volte può portare alla rielaborazione di rapporti personali che ci sono sempre stati, in altri casi questa nuova vita può sbocciare attraverso la conoscenza di persone nuove che hanno un vero e proprio effetto salvifico su di noi.

Ci sono anche persone che, ad un certo punto della loro vita decidono di “rinascere” con un viaggio, abbandonando i contesti a loro più familiari per andarsene chissà dove in qualche luogo lontano. Tra le mete oggi più gettonate ci sono l’Australia, i “classici” Usa, ma anche la più vicina Spagna, soprattutto per i giovani under 30.

Una scelta che non sembra condivisa da molti giovani italiani, tra i più restii a recarsi all’estero per studio, lavoro e formazione: solo il 38% dei giovani di età tra i 15 i 35 anni è disposto a trasferirsi all’estero, e comunque per un periodo di tempo limitato, secondo un’indagine della Comunità Europea per il progetto Youth on the move.

Ovviamente, non tutti coloro che si spingono verso una nuova vita lo fanno per liberarsi da qualche forma di dipendenza. Ma c’è comunque da chiedersi come mai sempre più giovani scelgono di andarsene e ricominciare da capo da qualche altra parte. Non siamo noi la società del benessere? Se la risposta è positiva, da dove nasce la necessità di ricominciare? Se invece la risposta è negativa, come mai invece continuiamo ad ostinarci a pensare di esserlo?

In ogni caso, non è sempre necessario andarsene per avere una vita nuova. «La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze» (Pauline R. Kezer).

 

Per saperne di più su Youth on the move: ec.europa.eu/youthonthemove

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