Heidemarie Schwermer – Vivere senza soldi


Via la macchina. Via l’appartamento. Via i soldi.

Quattordici anni fa Heidemarie Schwermer ha deciso che avrebbe iniziato un esperimento: avrebbe regalato tutto ciò che possedeva, tenendo solo l’essenziale, un paio di scarpe e alcuni vestiti, li avrebbe messi in una valigia e avrebbe cominciato un viaggio.

Un lungo viaggio. Interiore prima di tutto.

Insegnante in pensione, psicoterapeuta, mamma di due figli, racconta di aver vissuto la sua vita e di aver sviluppato per anni una personale consapevolezza che l’ha portata a prevedere il collasso imminente del sistema nel quale tutti viviamo.

Questi ultimi anni di crisi, a suo dire, sono solo i primi segnali d’allarme.

Line Halvorsen, regista norvegese, ha raccontato la sua esperienza attraverso un documentario intitolato Vivere senza soldi.

Heidemarie si è chiesta per anni cosa non andasse. Alla fine ha capito. Si è guardata attorno e ha analizzato la possessione che nutriamo per le cose. Ciò che consideriamo essenziale per il nostro benessere, la nostra sicurezza. Oggetti e ambienti che determinano le nostre scelte e le relative conseguenze.

Ha deciso di liberarsene, per vedere cosa sarebbe accaduto. Per scoprire quali sensazioni avrebbe scatenato in lei tutto ciò. E quello che ha scoperto è stata una rivelazione.
 
«Molte persone pensano che la mia vita sia complicata, che io debba preoccuparmi di chissà che cosa. Ma non mi devo preoccupare di nulla. Ogni piccolo passo nel lasciar andare le cose mi rende più libera».

Heidemarie ha individuato nella logica del denaro il grande paradosso su cui si sviluppa la nostra vita. La necessità imposta dell’accumulazione volta all’acquisto di costose garanzie di benessere e all’allontanamento della paura di finire per strada.

Un concetto di strada che trova il suo posto in una determinata visione in cui la città non può essere considerata un luogo sicuro specialmente in certi orari e in certi luoghi, nemmeno un posto dove trovare riparo in caso di bisogno.

Per ridimensionare la paura dell’altro e sviluppare una tendenza alla solidarietà  civile Haidemarie ha dato il via ad alcuni progetti che vedono coinvolti gruppi di persone che per una settimana scelgono di reperire i beni di prima necessita attraverso il baratto.

Dal panettiere si chiedono gentilmente le rimanenze del pane in cambio della pulizia del locale.
Al mercato si raccolgono ortaggi e frutta ancora commestibili che andrebbero buttati a causa di qualche ammaccatura in più.
Si può entrare addirittura in un centro termale offrendo un massaggio terapeutico in cambio di una nuotata rigenerante.

Si esce con una matita in mano e si torna con sacchi pieni «dell’essenziale: prendere solo quello che serve», specifica Haidemarie, «niente di più».

Haidemarie sta viaggiando molto.

È ospite nelle scuole per raccontare ai giovani adulti del domani che le cose non sono assolute come sembrano, che la strada praticabile non è una sola e basta. Che le necessità della vita (studiare, lavorare, mantenere se stessi e una famiglia) possono essere affrontate in un modo diverso, senza aver paura di dover fare affidamento solo sulla propria capacità di guadagnare denaro. Che un modo di vivere in cui la solidarietà è alla base dello scambio fra le persone può esistere.

Perché la società siamo noi. E il cambiamento parte da noi.

«Voglio allontanarmi dalla competizione per raggiungere la cooperazione».

Haidemarie riceve lettere da tutta Europa da persone che le chiedono di poterla incontrare, per discutere con lei e trascorrere del tempo insieme, offrendole ospitalità.
 
«Per  molti  rappresento una protesta. Per altri sono invece una risposta».

Oltre ad aver scritto un libro, vincitore del premio “Libro per la Pace” intitolato a Tiziano Terzani, è stata ospite di vari programmi televisivi, come le Falde del Kilimangiaro condotto da Licia Colò.

Ma le domande su cui si sono concentrati i diversi conduttori, distratti dalla sua dignità e dall’aspetto curato, sembrano essere sempre le stesse: «Mi scusi, non vorrei le sembrasse una provocazione, ma lei qui ci sarà arrivata in qualche modo. Lei ieri notte avrà dormito da qualche parte. Lei non sembra una senza tetto. Quindi lei i soldi li usa».

«Non ha nulla a che vedere con l’avere o non avere soldi, ma con la domanda come voglio veramente vivere?
Al momento il mio scopo non è dire a tutti “Eliminate i soldi”, ma dimostrare che è  possibile per tutti vivere in modo più semplice».

Ripete Haidemarie. Ma la sua risposta non viene colta e il grande circo dell’intrattenimento continua il suo show.

Il contesto la costringe a dover usufruire dei soldi. Lei sta proponendo un cambiamento che però non può determinare da sola.

«Il denaro ci distrae da ciò che è importante. La solidarietà, l’altruismo, l’agire con il cuore… senza pensare a cosa si riceve in cambio. Vivere senza soldi è possibile. Forse suona troppo semplice, idealistico, romantico. Ma io ci credo, ne sono convinta al 100%».

Imagine no possession, I wonder if you can.
John Lennon

Per saperne di più: documentario Vivere senza soldi

4 Commenti

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  1. Alessandra

    Servirebbero molte persone come Haidemarie,promotrici e divulgatrici di questo “ritrovato” modo di vivere…basterebbe che ogniuno di noi desse l’esempio nel proprio piccolo mondo e sarebbe già un passo verso il cambiamento.
    Ho sempre creduto che possa esistere un modo di vivere in cui la solidarietà è alla base dello scambio fra le persone,e appena ne ho la possibilità lo metto in pratica….
    Brava Haidemarie e brava Lara!

  2. Mad

    Ma mi chiedo, solo a me si rompono i denti? E in tal caso come si paga il dentista senza avere soldi, in natura?
    (“No possession” detta da un miliardario suona davvero strano, sebbene io adori moltissimo John Lennon)

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