Suonando California


«Cielo grigio su, cielo grigio su…». In Italia la California l’abbiamo conosciuta così. Correva l’anno 1966, era l’epoca delle cover di successo, e i Dik Dik proposero la versione italiana di questo brano di fama internazionale firmato pochi mesi prima dai The Mamas & The Papas.

Uno dei primi capitoli di una storia – quella della “California in musica” – che qui cercheremo di ricostruire senza alcuna pretesa di esaustività. Perché questa fetta di West Coast statunitense, con le sue spiagge, le sue città e la sua gente, nel secondo dopoguerra è stata fonte di ispirazione per innumerevoli artisti. Per farsene un’idea basta gettare un’occhiata alla pagina di Wikipedia List of songs about California, e scorrerla fino in fondo. Interminabile.

[youtube class=”alignright” width=”320″ height=”201″ frameborder=”0″ id=”zndrl9JF5bs”]Ripercorrere alcune delle tappe di questo cammino significa fare un viaggio nei cambiamenti che nel corso di circa mezzo secolo hanno interessato la società americana, e non solo. Perché dagli anni Sessanta in poi le novità culturali hanno cominciato a varcare l’Oceano con sempre maggiore velocità, attecchendo rapidamente anche nel Vecchio Continente.

La California all’epoca era vista come una sorta di El Dorado: un luogo di festa, in cui trascorrere anni spensierati, perennemente confortati dal sole, quel California Sun che dà il titolo a una hit del 1961 incisa da Joe Jones e punto di partenza ideale della nostra “passeggiata”. Portato al successo nel 1964 dai Rivieras, con il suo travolgente ritmo – in uno stile che mescola R&B e rock ‘n roll – il brano avrebbe “stregato” negli anni decine di musicisti, autori di cover divenute celebri, in primis quella firmata dai Ramones nel 1977.

[youtube class=”alignleft” width=”320″ height=”201″ frameborder=”0″ id=”A0av63J-OuQ”]Un contributo decisivo alla costruzione del “mito California” fu dato in quegli anni dai cantori per eccellenza dello stile di vita surfin’ Usa: i Beach Boys. Nei loro testi si racconta della California come di una terra in cui è vacanza 365 giorni l’anno, una terra fatta di surf, feste, mare, spiagge e tante belle ragazze. Alle California girls è dedicato un brano di grande popolarità, pubblicato nel 1965.

[youtube class=”alignright” width=”320″ height=”201″ frameborder=”0″ id=”qhZULM69DIw”]La California ascende a una dimensione leggendaria. Tutti ci vorrebbero andare, tutti sognano i suoi colori e la sua allegria. California dreamin’ è figlia di questa temperie culturale. Nello stesso 1965 i The Mamas & The Papas consacrano all’immortalità una delle canzoni simbolo di un’intera generazione: «All the leaves are brown / And the sky is grey / I’ve been for a walk / On a winter’s day / I’d be safe and warm / If I was in L.A.».

[youtube class=”alignleft” width=”320″ height=”201″ frameborder=”0″ id=”Lm39YkGrHp8″]L’anelito di California dreamin’ assume una connotazione meno scanzonata e più intimista: il sole della California è reale ma anche metaforico. Allude a una disposizione d’animo, a un approccio alla vita liberato dal “grigio”. Al desiderio di festa, a una spensieratezza quasi adolescenziale subentra un più maturo senso di nostalgia nei confronti di una terra capace di trasmettere un calore che è insieme fisico ed emozionale. È il senso che traspare dalle note di California, brano del 1971 firmato dalla cantautrice folk Joni Mitchell, canadese d’origine ma trapiantata a Los Angeles. “California” diventa sinonimo di “casa”, un luogo in cui la dolcezza del clima si sovrappone e confonde con il tepore degli affetti.

[youtube class=”alignright” width=”320″ height=”201″ frameborder=”0″ id=”7IZ-jATBq9A”]La California approda a una dimensione puramente simbolica, in cui universale e personale si mescolano. È questa seconda dimensione a prevalere in una canzone dello stesso anno, un capolavoro che i Led Zeppelin vollero dedicare proprio a Joni Mitchell: Going to California. Con le malinconiche sonorità folk di questo brano, Robert Plant e Jimmy Page – accompagnati dal mandolino di John Paul Jones – vollero tradurre in musica la loro infatuazione per la cantautrice canadese: «Made up my mind to make a new start / Going to California with an aching in my heart / Someone told me there’s a girl out there / with love in her eyes and flowers in her hair».

[youtube class=”alignleft” width=”320″ height=”201″ frameborder=”0″ id=”u5Qc0jIPiNQ”]Con il passare degli anni, la California assume però una connotazione simbolica diversa. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo viene a crearsi un movimento via via sempre più energico di critica alla società e ai costumi, a una corruzione morale vista come inscindibilmente legata al successo. L’industria discografica è elevata a emblema di uno stile di vita basato sugli eccessi: è il senso che emerge leggendo tra le righe dell’onirico testo di Hotel California, celeberrima canzone degli Eagles del 1976. «La nostra interpretazione della bella vita a Los Angeles», la definì il frontman Don Henley in un’intervista alla rivista Rolling Stone, scritta con l’obiettivo – come dichiarato dallo stesso Henley nel 2007 alla Cbs – di mettere in mostra «l’oscura vulnerabilità del Sogno Americano». Qualcosa che gli Eagles, in quegli anni alle prese con problemi di alcool e droga, conoscevano bene.

[youtube class=”alignright” width=”320″ height=”201″ frameborder=”0″ id=”J95n8H9S178″]La California smette di essere l’El Dorado. Viene dipinta, al contrario, come una terra in cui i vizi superano le virtù, in cui la corruzione dilaga a ogni livello della società, a partire da quello politico, pesantemente attaccato, ad esempio, dai Dead Kennedys con la loro California Über Alles, del 1980. Ma al centro delle critiche continueranno ad esserci soprattutto costumi e stili vita, cui nel 1999 i Red Hot Chili Peppers dedicano non un brano, ma un intero album. Californication disvela l’illusione, mette a nudo la totale inconsistenza del sogno californiano, spara a zero contro le mistificazioni di Hollywood e i suoi falsi miti. La California assurge nuovamente a simbolo: non più di una meta, anche ideale, cui tutti sembrano tendere, ma, al contrario, del declino dell’intera società occidentale.

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