Apple contro Samsung: guerra ad alta tecnologia


Tra Apple e Samsung ormai è guerra totale. I due maggiori produttori di smartphone del mondo si combattono senza esclusione di colpi davanti ai tribunali di tutto il pianeta. Ma perché la rivalità economica si è trasformata in conflitto legale? Cos’ha spinto Apple a intraprendere uno scontro frontale di queste proporzioni? E ancora: è Samsung il vero bersaglio? Vediamo come stanno le cose.

Stando a quanto riferisce Walter Isaacson, autore della biografia Steve Jobs, la battaglia legale con il colosso sudcoreano sarebbe da ricondurre alle ultime volontà del fondatore della compagnia, che attribuiva a Samsung un’indebita imitazione di molti dei prodotti di ultima generazione targati Apple – iPhone e iPad su tutti.

C’è dunque un plagio della componente hardware alla base della guerra legale? Non solo, anzi. Sul fronte dei dispositivi, nel processo lampo che si è concluso lo scorso 24 agosto in California (era iniziato il 30 luglio) Samsung è stata riconosciuta colpevole di aver violato i diritti del marchio Apple copiando il design dell’iPhone (ma non quello dell’iPad). Poi più nulla: i restanti capi d’imputazione a carico della compagnia sudcoreana erano relativi al software, al sistema operativo in funzione sui dispositivi targati Samsung.

Cosa contestava Apple all’azienda sudcoreana? Il plagio dei brevetti swipe (funzionalità per scorrere sullo schermo sfiorandolo), pinch and zoom (il “pizzico” allo schermo per ingrandire la visuale), tap to zoom (il tocco per zoomare) e quello dell’interfaccia utente. Proprio su questo terreno si è consumato il grosso dello scontro, che ha visto Apple uscire vincitrice: Samsung infatti è stata condannata a risarcire la compagnia rivale per oltre un miliardo di dollari.

Il problema è quindi nel software. E il sistema operativo in dotazione agli smartphone prodotti da Samsung ha un nome e un cognome: Android di Google. Pare fosse proprio contro il colosso di Mountain View, titolare del motore di ricerca più utilizzato al mondo, che Steve Jobs abbia pronunciato queste parole: «Combatterò fino all’ultimo respiro, fino al mio ultimo giorno di vita per distruggere Android perché è un prodotto rubato. Andrò alla guerra termonucleare», riferite sempre da Isaacson.

Jobs, ha sostenuto Isaacson in un’intervista, si sentiva derubato delle sue idee oltre che delle vaste quote di mercato conquistate dall’accoppiata Samsung-Android, un po’ com’era accaduto nella battaglia contro Bill Gates e Microsoft per la supremazia nel campo dei sistemi operativi per computer. Per questo – prima della sua scomparsa nel 2011 – avrebbe dato disposizione di iniziare uno scontro in tribunale con l’avversario.

Uno scontro senza quartiere, cominciato proprio quell’anno con il deposito degli atti al tribunale di San José, in California. E proseguito in numerosi altri Paesi: proprio in contemporanea al processo negli Stati Uniti se ne svolgeva uno anche a Seul, in Corea del Sud, conclusosi con un sostanziale pareggio tra i contendenti (anche se molto diverso da quello del marzo scorso in Germania). La causa più recente ha avuto luogo in Giappone, dove il 31 agosto una corte di Tokyo ha assolto Samsung dalle accuse di plagio.

Ma già nel 2011 un tribunale australiano aveva emesso la prima sentenza, segnando un punto in favore di Samsung che veniva autorizzata alla vendita del Galaxy Tab nonostante le rimostranze di Apple. Un trend favorevole alla compagnia sudcoreana proseguito con il processo celebrato lo scorso luglio nel Regno Unito. Al termine del dibattimento, il giudice Colin Birss aveva infatti stabilito l’assenza di plagio in quanto «il design Samsung non è cool come quello di Apple», autorizzando così la vendita del tablet coreano anche nell’isola britannica.

Come proseguirà questa guerra, che ha ormai assunto i tratti di un vero e proprio conflitto mondiale? Subentrato a Steve Jobs proprio un anno prima della sentenza californiana – il 24 agosto 2011 – l’amministratore delegato di Apple Tim Cook ha comunicato ai suoi dipendenti di essere più che mai deciso a portare avanti la battaglia intrapresa dal suo predecessore, soprattutto dopo il recente successo.

Mentre prosegue il confronto sul piano commerciale con l’uscita dei nuovi modelli, Samsung ha annunciato ricorso per la sentenza californiana, ma l’assedio di Apple si fa sempre più pressante. La compagnia guidata da Tim Cook ha infatti annunciato che porterà in tribunale l’azienda sudcoreana anche per gli smartphone GalaxyS III e Galaxy Note.

Se la battaglia per l’hardware vede contrapposte Apple e Samsung, è però contro Google che la compagnia fondata da Steve Jobs gioca la partita dei sistemi operativi. Uno scontro da cui non dipende solo il controllo del mercato dei dispositivi smart, ma l’utilizzo stesso dei brevetti necessari a produrli. E mentre qualcuno dipinge scenari apocalittici, nei giorni scorsi è giunta notizia di una telefonata riservata tra Tim Cook e Larry Page (amministratore delegato di Google). L’oggetto della conversazione sarebbe un accordo tra le parti, in altre parole una tregua: prime avvisaglie di una pace futura o segnale che Apple ha inquadrato il bersaglio grosso?

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