Aprire una start-up con un euro. Meglio prendersi un caffè?


Sulla scacchiera della politica italiana, i giovani vanno di moda. Da ogni angolo del tavolo parlamentare, numerosi esponenti politici over 60 raccontano di spazio ai giovani, futuro dei giovani, lavoro per i giovani.

Tutto questo jeunisme impone alcune riflessioni. Principalmente due: uno sul gioco e uno sulle stesse regole del gioco. Il primo dubbio riguarda l’economia: non dovrebbe esserci (e magari c’è in Paesi capitalisti storicamente e culturalmente affini al nostro) una naturale concorrenza sul grande mercato del lavoro dove le idee nuove, i metodi lavorativi innovativi o anche le semplici “forze fresche” prima si affianchino ed interagiscano con chi è arrivato – biologicamente – prima e successivamente gli subentrino?

Il secondo dubbio riguarda il concetto stesso di “giovani”. Interamente incentrato sulle elucubrazioni riguardanti le young tasks, raramente il dibattito pone l’accento su chi siano davvero i giovani nel 2012. Vengono definiti su base anagrafica? Quindi, basta essere under? Under quanto? Per rientrare nella categoria non importano altri dati (avere un lavoro o non averlo, vivere da soli o coi genitori, avere fame o avere fama)?

Dopo queste opportune riflessioni sul gioco e le sue regole in generale, nello specifico proviamo ad analizzare la mossa giocata dal governo Monti. Per dimostrarsi attento alla necessità di un ruolo attivo dei giovani nell’economia italiana, con l’art. 3 della legge 24 marzo 2012 n. 27, il governo tecnico italiano ha fatto spuntare le Srls all’interno della strategia di liberalizzazioni che dovrebbero far spiccare il volo all’ingessatissima economia italiana.

La sigla sta per Società a Responsabilità Limitata SemplificataSaranno semplificate, ma dal nome risulta complesso capire cosa siano. Quali sono quelle differenze rispetto a una Srl normale che, allegerendo le procedure di creazione di una società, dovrebbero agevolare i giovani imprenditori nell’entrata nel mondo del lavoro? Vediamole insieme.

Possono esserne soci solo le persone fisiche (quindi non le persone giuridiche, per esempio le Università) con un’età inferiore a 35 anni al momento della costituzione della società; l’atto costitutivo segue un modello standard ministeriale e può avvenire tramite contratto (nel caso di una pluralità di soci) o atto unilaterale (se c’è un unico socio). Appena soffiate le candeline delle 35 primavere, per il socio scatta l’esclusione per giusta causa e, sempre allo scopo di mantenere giovane la società, eventuali trasferimenti di quote a soggetti over 35 sono automaticamente annullati. Sopraggiunto il fatidico limite d’età per tutti i soci, la Srls viene posta in liquidazione, se non sceglie di evolversi in una Srl normale (perdendo la “s”) o in una Spa (Società Per Azioni).

Il capitale sociale di partenza (i soldi da mettere subito in cassa alla nuova società) dev’essere versato direttamente e interamente agli amministratori (e non in banca come avviene per i 3/10 di quello delle le Srl) e va da un minimo simbolico di 1 euro ad un massimo di 9.999 euro.

Oltre a questa possibilità di un investimento iniziale irrisorio (per le Srl il capitale sociale minimo è invece di 10.000 euro) rappresentano altrettante agevolazioni l’assenza di pagamento degli oneri al notaio e l’esenzione dai diritti di bollo e di segreteriaL’assemblea societaria è libera di scegliersi la forma di amministrazione e controllo, avendo un unico vincolo: l’amministratore deve essere un socio. 

Quelle fin qui elencate sono le differenze principali con le Srl. Ma c’è chi solleva dubbi sulla praticità di questa nuova figura giuridica.

Infatti, di questa proposta – già pesantemente depotenziata rispetto alla bozza di inizio anno -, sembra possibile salvare soltanto l’idea di fondo. Nella pratica, ci si attendono ben pochi miglioramenti. Quella che sembra essere più una manovra di propaganda, quasi forzata dall’esigenza di “pensare al futuro dei giovani” nasce infatti con molte criticità.

Ecco le principali. Può un’azienda neonata con un capitale sociale così piccolo generare nelle banche, nell’era del credit crunch (mancanza di liquidità nei mercati) un interesse sufficiente ad ottenere finanziamenti?

È saggio istituire un soggetto giuridico a sé anziché introdurre delle modifiche nella normativa già esistente sulle Srl? Se i notai sono necessari, ma gratuiti, significa che questi liberi professionisti saranno costretti a lavorare gratis?

La prova del fuoco dei mercati ci darà le risposte. Intanto, un piccolo indizio: nessun giovane imprenditore ha ancora chiesto di aprire una Srls

Il tanto sbandierato euro  è davvero meglio spenderlo per un caffè?

Esiste una possibile alternativa per trovare fondi nella fase di start-up: il crowd-funding.

5 Commenti

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  1. Francesco

    Articolo interessante ma con molte imprecisioni:
    1 – Il nuovo decreto ha abolito (aspettiamo l’ufficialità) il limite massimo dei 35 anni.
    2 – Nessuno a richiesto l’apertura di una SRLs semplicemente perchè non è ancora possibile farlo. Si è in attesa della pubblicazione dello statuto speciale che regolerà l’attività.

    Prima di dare notizie così importanti siete almeno pregati di essere aggiornati.

    • Paolo

      Sono d’accordo con te.

      Ogni tanto bisognerebbe resistere alla tentazione di scrivere qualcosa purchè scrivere.

      E aggiungo per la tua preoccupazione per i notati… Che credo che saranno comunque tutelati come sempre, e se così non fosse, certo non muoiono di fame,

  2. Simone Benazzo

    @ Francesco

    Hai perfettamente ragione sull’esigenza di aggiornamento, specie quando si trattano tematiche così fluide ed in continua evoluzione.
    Purtroppo, tempi editoriali fisiologici, hanno obbligato la redazione a pubblicare il mio articolo più di un mese in ritardo rispetto alla data di presentazione. Le fonti utilizzate sono quindi risultate poco aggiornate rispetto alla data di pubblicazione.

    Ti ringrazio per la precisazione che implementa l’articolo.

    S.

  3. Luciano Canova

    Bell’articolo. Magari meriterebbe un approfondimento, invece che la segnalazione del solo link, la sezione finale dedicata al crowd funding.
    Quanto alle srls, l’idea appunto non è in sé infelice.
    Il problema sta nel fatto che questo governo raschia il fondo di un barile dove non ci sono soldi.
    E’ come preparare un bellissimo regolamento per un torneo di calcetto, snello quel tanto che consenta alle squadre una maggiore fluidità d’azione.
    Con il piccolo particolare che il campo da calcio non c’è.

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