Effetto Erasmus: 25 anni di cultura della pace


Nel 1492 gli europei scoprirono l’America e nel 1992 “scopriranno” l’Europa. Infatti, allora diverrà realtà l’unità del Mercato interno europeo, in cui non solo i beni ma anche le persone, le idee e le professioni circoleranno liberamente fra i dodici paesi comunitari.

Sofia Corradi, La Repubblica, 30/01/1988

Era il 1959. Sofia Corradi, studentessa della facoltà di Giurisprudenza a Roma, torna in Italia dopo aver trascorso un anno a New York conseguendo il titolo di Master of Comparative Law alla Columbia University. Ad attenderla c’è un secco rifiuto: gli esami che ha sostenuto all’estero non possono assolutamente essere ritenuti equivalenti con quelli che le mancano per conseguire la Laurea in Giurisprudenza.

La mentalità dell’epoca era prettamente nazionalista. Ad opporsi al riconoscimento degli studi fatti all’estero dai cittadini italiani era sia il Ministero della Pubblica Istruzione che quello degli Affari Esteri.

Gli studi all’estero erano un male inevitabile, che doveva pertanto riguardare soltanto coloro che, avendo la famiglia all’estero, non avrebbero avuto altrimenti la possibilità di studiare. (promemoria Sofia Corradi 10/10/1969)

Due anni prima, il 25 marzo del 1957, erano stati firmati i Trattati di Roma che insieme al Trattato di Parigi del 1951, rappresentano il momento costitutivo delle comunità europee.

Veniva riconosciuta ufficialmente un’area economica geograficamente situata ma non vennero presi in considerazione gli interventi educativi che avrebbero permesso di formare l’identità dei futuri “cittadini europei”. Nel Trattato di Roma l’educazione non figura formalmente come parte di esso.

Sofia Corradi è oggi Professore Ordinario di “Educazione degli adulti” nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Statale degli Studi “Roma Tre”.
È stata una delle principali pioniere nella promozione degli scambi interuniversitari internazionali, quello che oggi conosciamo come Programma Erasmus.

Erasmus è l’acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students. È il piano varato nel 1987 dall’Unione Europea per l’interscambio degli studenti universitari.
Permette allo studente che ne fa richiesta di soggiornare da tre fino a dodici mesi in un Paese Europeo diverso da quello d’appartenenza, per trascorrerci l’anno accademico con il sostegno del proprio Ateneo e il riconoscimento degli esami superati.

Il clima in cui si è sviluppato il progetto era quello teso e problematico degli anni della Guerra Fredda e delle contestazioni studentesche.
A partire dal 1969 si raggiunsero le varie tappe fondamentali senza le quali il progetto della mobilità internazionale non poteva realizzarsi.

Dalla conquista dell’autonomia universitaria si arrivò alla promulgazione della Lg 910/1969, che permetteva allo studente di modificare il proprio piano di studi, fino a quel momento rigido.

Parallelamente si organizzarono numerose conferenze tra  Atenei, inizialmente solo francesi, tedeschi e italiani per confrontare reciprocamente gli indirizzi di studio e sviluppare uno schema di equivalenze con cui riconoscere e validare gli esami conseguiti all’estero.

Nel 1975, nella Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa ci si rese conto di quanto la cooperazione universitaria internazionale fosse determinante per stabilire rapporti pacifici tra gli stati europei.

Con la Risoluzione del 9 febbraio 1976 vengono realizzati i Programmi Comuni di Studio (Joint Study Programmes), l’ultimo passo prima della nascita del piano Erasmus nel 1987.

Quest’ultimo è sempre stato considerato più di una semplice esperienza di viaggio in cui si ha la possibilità di imparare una nuova lingua.

Secondo Sofia Corradi la mobilità internazionale permette agli studenti italiani di inserirsi meglio nel contesto europeo e sottolinea come gli scambi culturali siano il mezzo per promuovere l’amicizia e la comprensione internazionale, « in attuazione dell’orientamento pacifista dell’art. 11 della nostra Costituzione ».

Le caratteristiche che differenziano l’Erasmus dal viaggio turistico sono:
·    La stanzialità: rimanere nello stesso posto per diverso tempo permette al singolo di conoscere l’ambiente culturale e sociale che lo circonda.
·    Il contatto fra culture diverse: il singolo sviluppa un atteggiamento civile e democratico nei confronti del “diverso”, in una situazione in cui è lui ad essere la “minoranza”.
·    Sviluppa senso critico e capacità organizzative.

Ma la carta vincente del progetto Erasmus è l’effetto che produce nei partecipanti. Da quanto rilevato da un’inchiesta effettuata da Sofia Corradi, l’esperienza di vita all’estero ha un’influenza diretta sulla zona affettiva: si stabilisce un legame affettivo duraturo con l’ambiente in cui si è soggiornato, un aspetto che garantirebbe la creazione di una rete di rapporti internazionali pacifici.

Una cultura della pace che è presupposto e finalità di una Comunità Europa che mira ad allargare i propri confini.

 

Fonti: “Il Programma Erasmus” di Sofia Corradi

+ There are no comments

Aggiungi