Quattro frammenti di femminilità


Il mondo femminile è spesso presente nel cinema e a volte colpisce in modo profondo anche quando i fotogrammi di un film lo amplificano per pochi minuti. Spesso ci dimentichiamo di queste immagini, di questi momenti che scorrono davanti ai nostri occhi, bombardati come siamo da continui movimenti sullo schermo, dalla televisione e da internet. Queste piccole scene così brevi ma così importanti vengono cancellate dallo scorrere delle nostre vite, dalla routine incessante della nostra quotidianità.

Nel 2003 esce Mona Lisa Smile”. Katherine Watson, impersonata da Julia Roberts, è insegnante di Arte in un prestigioso college femminile, che si scontra con i rigidi ruoli assegnati dalla società maschilista americana degli anni ’50 alle giovani donne: ricche borghesi o aristocratiche, dotate di un’istruzione di alto livello, condannate a passare la loro vita in casa accudendo il marito e i figli, senza alcuna possibilità di carriera. Nella scena più famosa del film le allieve vedono dinanzi ai loro occhi cosa le attende una volta uscite dal collegio. La Watson proietta dinanzi a loro delle diapositive di pubblicità dell’epoca. “I futuri eruditi”, come li definisce la professoressa, potranno così considerare quelle pubblicità esemplari del ruolo della donna dell’epoca. Queste infatti fanno riferimento ai “ruoli per i quali le donne sono nate”. I prodotti rivolti a un pubblico femminile miravano infatti a un consumo di ambito esclusivamente familiare.

Julia Roberts si fa protagonista di un altro film capolavoro tratto da una storia vera, “Erin Brokovich”, (2000). Erin, una giovane donna con due matrimoni falliti alle spalle e tre figli a carico, indaga sulla Pacific Gas and Electric Company che ha contaminato le falde acquifere di una cittadina californiana, provocando tumori ai residenti. Quando Erin incontra George, il suo futuro compagno, cerca inizialmente di respingerlo, mostrandosi insofferente nel bisogno di un uomo, ormai delusa dallo stereotipo della famigliola felice. Erin cerca una rivalsa nel lavoro, elevando la sua indipendenza a mezzo di denuncia nei confronti delle ingiustizie.

In Chocolat (2000), ambientato nel 1959, la pasticcera Vianne, impersonata da Juliette Binoche, stravolge la vita di un piccolo paesino francese. Qui infatti impera una religiosità molto pronunciata e il fatto che Vianne apra una cioccolateria durante il periodo quaresimale desta scandalo. La sfida di una donna che apre la cioccolateria sembra quasi amplificare le credenze sulla stregoneria risalenti a secoli prima. Con opportune ricette essa scandalizza i perbenisti, risveglia desideri sopiti, sistema affetti in crisi, opponendosi al sindaco integralista e integerrimo. Scena emblematica della lotta di Vianne è quella che la ritrae camminare infuriata verso la residenza del sindaco De Reynaud: questo infatti  teme che la sua cioccolateria rappresenti un pericolo per la morale della comunità e aveva avviato una campagna di denigrazione contro di lei. Vianne gli giura di non mollare, che lei riuscirà a lavorare allontanando le costrizioni etiche ingiustificate radicate negli abitanti del paese.

“Memorie di una geisha” (2005) colloca l’ambientazione nel Giappone del 1929, raccontando la vita delle geishe, tipiche artiste e intrattenitrici giapponesi, ormai rimaste in poche già all’epoca. Il regista Rob Marshall definisce il film “una storia universale, parla della scelta di non arrendersi a una vita senza amore”. Chiyo, la protagonista, e la sorella maggiore Satsu, vengono vendute dai genitori a un intermediario, che destina la prima un’okiya, una casa per geishe, la seconda a un bordello. Dopo un’infanzia passata ad apprendere il mestiere e le dure leggi della rivalità, Chiyo conosce un giorno il direttore di un’importante industria di Osaka e per amore suo decide di intraprendere la carriera da geisha, adottando il nome di Sayuri. La scena in cui Sayuri danza davanti a molti esponenti della buona società trasmette un senso di emotività molto forte. La disperazione di una donna tradita dal marito, tema della recitazione, viene espressa solamente con il movimento del corpo. Inizialmente dei passi, un faticoso avanzare sulle zeppe altissime, poi il vorticoso movimento del parasole, le braccia si dimenano sotto la neve finta che scende dall’alto, fino alla caduta, allo schianto con il suolo, simbolo della resa al potere maschile.

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