Ciascun suoni, balli e canti, di doman non c’è certezza


Per prima cosa, c’è la cultura.
Poi ci sono le centinaia di definizioni che la storia della conoscenza ne ha dato, e che la sociologia, per smania e necessità di fare ordine, ha deciso di raggruppare in due categorie distinte.
La cultura alta: il meglio che sia mai stato pensato e conosciuto, e per questo da preservare nei musei, alla cui protezione sono stati simbolicamente posti imponenti ed emblematici leoni (come quelli posti di fronte al National Gallery); la cultura come tutto complessivo, intesa come tutto ciò che viene prodotto da una società, per una definizione più democratica, antielitaria, e vicina, come può essere vicina la musica.

La Leva cantautorale degli Anni Zero è un progetto di valorizzazione della nuova canzone d’autore italiana, voluto e realizzato dal giornalista Enrico Deregibus in collaborazione con MEI, Alabianca, Club Tenco e numerosi altri partner .
L’iniziativa prevede un doppio cd, già pubblicato il 9 novembre e da allora ascoltabile in streaming sul sito ufficiale del progetto, oltre che reperibile nei negozi di dischi e online, e alcuni risvolti live.
36 artisti (Romagna rappresentata), qualche esclusione eccellente, tanta sostanza.
Ma un progetto che punta a dare visibilità a giovani artisti (tutti under 40) che non ricevono le giuste attenzioni, che intende ampliare la visione del “cittadino medio che pensa che l’ultimo cantautore sia Vinicio Capossela”, per motivazione ed obiettivi dovrebbe rientare nella seconda categoria di definizione di cultura. Quella più vicina alle persone, al cittadino medio.
E invece l’11 e il 12 novembre  è stato presentato al Premio Tenco, appuntamento quasi d’elite, troppo distante dalle persone e che troppo spesso sale i gradini della scala dei paladini della cultura, che non dovrebbe essere affatto una scala ascendente, ma un piano orizzontale.
E invece il 28 novembre è stato presentato al MEI d’Autore, presso il Palazzo delle Esposizioni di Faenza, in una serata che, seppur bellissima, ricca e aperta a tutti, non ha fatto altro che comunicare la sua esclusività ed il suo essere irrimediabilmente di nicchia.
Artisti, musicisti, stampa, reporter, addetti ai lavori e pochissimi altri.
Ci si incontra ci si guarda negli occhi, ci si parla.
In questa stessa sede Giordano Sangiorgi, patron del MEI, intervistato sulle motivazioni che lo hanno portato a sostenere la Leva, strappa un bellissimo e sentitissimo applauso quando riconosce ed afferma che chi avrebbe dovuto lasciare il timone a noi giovani, se lo sta tenendo stretto da 30 anni. E gli artisti intervistati dopo le loro esibizioni, non risparmiano critiche a chi gestisce la cultura nelle città di provenienza, e in generale in tutto il Paese.

È tutto quasi commovente, ma siamo ancora qua. Perché se una compilation la si presenta al MEI, la si porta in tour solo nelle tre o quattro più grandi città italiane, allora difficilmente può arrivare al cittadino medio. E per tutti l’accostamento tra cultura/musica ed elitarismo stride ancor di più di una brutta stonatura.
Gli artisti coinvolti sono sinceramente contenti di fare parte del progetto, e di essere rappresentati e presentati come leva cantautorale degli anni zero, anche in una dimensione storica «come quando la scena musicale di Seattle venne definita per la prima volta grunge, e da allora nacque la categoria di questo movimento culturale» [cit. Claudio Cavallaro], come se la storia si potesse ripetere.
Ma per quanto lodevoli e nobili siano gli obiettivi del progetto, a detta degli stessi musicisti, rimarrà un semplice manifesto: non segnerà il loro futuro.
A contrario di quanto possa garantire l’iniziativa, il futuro (quello prossimo, perlomeno) di questi artisti è sempre più segnato dalla vicinanza diretta con le persone: il cittadino medio, quello che veramente conta, con cui hanno perso contatto le grandi case discografiche in netta crisi.
In questo senso, il web e la dimensione live sono potenti (senza dimenticare il passaparola… cara la mia vecchia tradizione orale). Costituiscono il modo in cui questi cantautori possono concretamente arrivare ai più (la rete ha già impigliato numerosissime recensioni della compilation, che esprimono pareri anche differenti), suonando dappertutto, comunicando il più possibile.  Senza salire scale, ma portando le idee in tour e magari logorando pian piano la fortezza della cultura di massa del semplice, dalle fondamenta.

Un futuro di fatiche, soddisfazioni, musica. Fatto di inquietudine di sentirsi incompresi, di totale fiducia nella forza della creatività, di speranza di «sviluppare nuovi interrogativi nelle persone» [cit. Daniele Maggioli], in una riscoperta della dimensione del dubbio, ed anche della criticità.
Ecco che si percepisce sempre più intenso il bisogno di una presa della Bastiglia della cultura di massa.
E aspettando il 14 luglio, c’è parecchio da fare, ognuno secondo le sue capacità.
Tra le altre cose, canticchio.

Si ringraziano tutti i musicisti che hanno suonato alla serata di presentazione del progetto al MEI d’Autore (28/11/2010, Palazzo delle Esposizioni, Faenza), per la loro arte e i loro contributi. In particolare: Mocambo (Jang Senato), per la disponibilità e l’altezza; Titano (Jang Senato) per l’umana quanto sempre sorprendente genialità; Claudio Cavallaro (Granturismo) per l’adorabile pazzia. Un ringraziamento speciale all’inquieto karaoke bluesman Daniele Maggioli, per il realismo, la poeticità e l’ottimismo, perché è bello quando viaggiano insieme .

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