Suits VS Franklin & Bash – Quando il legal è da nerd.


suits poster

Qualche tempo fa ho letto su Oltreuomo una frase che mi ha fatto ridere: Se vivessimo dentro la sceneggiatura di Iron Man gli ingegneri non sarebbero più etichettati come “persone asociali che diventeranno ricche trasformando i propri pensieri in megabyte”, ma diventerebbero Robert Downey Jr“.

Dopo cinque minuti che ridevo da sola come una cretina, pensando che effettivamente Iron Man è la rivincita degli ingegneri, un altro stupidissimo e folgorante pensiero si è affacciato alla mia mente.
Esiste un film, o una serie tv, che sia la “rivincita” di noi cinefili? Un posto in cui ci sia qualcuno ricco e di successo, ma che sia anche profondamente nerd e cinefilo come noi?
Sicuramente di titoli ce ne sono moltissimi ma il caso volle che, mentre stavo avendo questo pensiero, sia passata davanti al tribunale e la connessione tra l’imponente struttura davanti ai miei occhi e “La Domanda” mi ha servito due nomi su un piatto d’argento: Suits Franklin & Bash, due prodotti molto simili e al contempo differenti che basano entrambi il proprio successo su tre pilastri: 1) Un’ottima sceneggiatura a livello di dialoghi, 2) un gruppo di attori che dà risalto al copione e dimostra forte affiatamento e 3) una coppia di avvocati in gamba e fuori dalle righe.
franklin_and_bash_poster7Jared Franklin e Peter Bash sono due amici avvocati che si sono messi in proprio e puntano a farsi conoscere ovunque grazie al loro slogan “Vi copriamo le spalle“. sono due eterni adolescenti, che vivono di surf, feste, alcool e belle donne (in particolare Peter Bash, interpretato da Mark-Paul Gosselaar, lo Zach di Beside School). Notati da Stanton Infeld (Malcom McDowell), il socio fondatore dell’importantissimo studio omonimo che decide di assumerli, si ritrovano catapultati nel grande studio legale, due adolescenti entrati nel mondo degli adulti. Eppure, è proprio questo loro essere totalmente infantili, irresponsabili e fuori di testa che determina il loro successo all’interno del tribunale, permettendo loro di vincere i casi più strani mettendo in scena i siparietti più assurdi e citando a memoria frasi di film.
f&bFranklin & Bash è il classico esempio di come un’ottima scelta degli attori e una frizzante sceneggiatura possa essere molto più interessante della trama orizzontale della serie e, anche se non succede quasi mai nulla di rilevante e si possono saltare puntate intere senza rischiare di perdersi qualcosa (esattamente come con Lost giusto?) sia possibile godersi quaranta minuti piacevoli e divertenti.
Jared e Peter sono sicuramente due dei cinefili  più convinti delle serie in onda attualmente, ma il rapporto che hanno con le persone “normali” non è sicuramente di forza. Non vengono mai presi sul serio da praticamente nessuno (come dar loro torto in effetti, non affiderei a questa coppia di Peter Pan mai cresciuti nemmeno la mia pianta grassa) e si capiscono solo tra di loro.
Chi, invece, viene sicuramente preso sul serio da tutti è Harvey Specter (Gabriel Match), uno dei due protagonisti di Suits, legal drama creato da Aaron Korsh nel 2010 per l’emittente USA Network e arrivato attualmente alla quarta (anche se è già stato rinnovato per la quinta stagione). Harvey è un avvocato di punta della Pearson Hardman (non vi rivelo spoiler ma non affezionatevi troppo al nome dello studio legale……..) e il migliore nel suo campo,  “a bulldozer wearing a Suits” che non si ferma davanti a nulla se non davanti alla propria vittoria. Nessuno si sognerebbe di dire ad Harvey che non ha capito nessuna delle sue citazioni di De Niro o delle sue battute sul baseball, ma sentirgliele pronunciare è davvero una gioia per ogni cinefilo emarginato come noi.
6c9f7cc68e0692dc5111ca8e42b013e7Accanto a Harvey troviamo Mike Ross (Patrick J. Adams), un ragazzo con una memoria eidetica (sì, lo so, non sembra essere poi una caratteristica così straordinaria visti quanti personaggi di film e serie tv la posseggono) che ha visto la sua vita sfuggirgli di mano dopo essere stato beccato a vendere il superamento di esami e test d’ingresso all’università e, per questo, senza la possibilità di realizzare il suo sogno e di diventare un avvocato.
Già l’incontro tra i due protagonisti è qualcosa di particolare e che pone le basi per una delle coppie più affiatate degli ultimi anni. Mike ha accettato di fare un favore ad un amico e sta trasportando una borsa piena di erba all’interno di un hotel, per sfuggire dalla polizia passa davanti alla stanza dove Harvey sta facendo i colloqui di selezione per scegliere il suo associato. Il colloquio tra di loro è qualcosa di azzeccato ed esilarante, sensazioni che si ripeteranno, senza diminuire, in ogni dialogo tra i due e, anche se bisogna ammettere che la trama orizzontale cali molto col procedere delle stagioni i dialoghi rimangono di altissimo livello non solo tra i due protagonisti, ma tra tutti gli attori in scena, che rappresentano il vero punto forte della serie.
A differenza di Franklin e Bash, dove i personaggi più o meno secondari, sono molto stereotipati e poco approfonditi, in Suits è difficile donnadistinguere tra chi è protagonista e chi invece non lo è. Come, per esempio, non innamorarsi di Donna (di nome e ancor più, con la D maiuscola, di fatto), la segretaria di Harvey che, più che una segretaria è sua madre, la sua confidente, la sua amica, la sua coscienza, la versione di se stesso al femminile….o come non alternare momenti di empatia ed affetto profondo verso Luis Litt, il collega di Harvey e manager degli associati, a momenti in cui ti discosti da lui, pieno di diffidenza e rancore, perché per quanto vuoi difenderlo è indifendibile alle volte. Due esempi di personaggi che sarebbero secondari ma in realtà sono principali allo stesso livello di Harvey e Mike perché Suits è una serie tv “corale” dove ognuno ha il suo ruolo e, al tempo stesso, lo indossa e lo sveste, come fosse una maschera, un ruolo, un “abito con giacca e cravatta” che, una volta tolto, ti lascia nudo e vulnerabile.
Suits e F&B sono due prodotti differenti e interessanti, adatti ad ogni pubblico, ma, in particolare, sono due prodotti apprezzabili perché dimostrano ancora una volta quanto la scelta degli attori e una forte coerenza e chimica tra i personaggi siano fondamentali per realizzare un buon prodotto.
Perciò, non a caso, chiudo con una citazione tratta dallo stesso Harvey che vale per ogni occasione e, in un periodo in cui si dice che il cinema punti solo a far soldi, dovrebbe rappresentare il mantra quotidiano: “The only times success comes before work is in the dictionary“.
SUITS
https://www.youtube.com/watch?v=SYUQKm2nZNE
FRANKLIN & BASH

 
 

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