Stroncature – Interstellar


interstellar posterInterstellar. Un film di Christopher Nolan con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Michael Caine, Jessica Chastain, Casey Affleck, Matt Damon.

All’inizio fu l’acqua. L’acqua è vita, ci dicevamo. L’acqua è il primo segnale che un pianeta può essere abitato. L’acqua è ciò che occupa i due terzi del nostro organismo e i due terzi del nostro pianeta. Ma continuava a scendere, e fu troppa, la terra ne era impregnata in ogni piccola parte di sé. E usciva, senza tregua e senza riguardo da ogni fiume, torrente o piccolo ruscello. Usciva dalla terra stessa, troppo zuppa, adesso, per contenerne nemmeno una goccia. E’ con le ossa ancora zuppe dall’alluvione e lo sguardo verso il progetto Rosetta che sono entrata al cinema a vedere Interstellar consapevole, come non mai, che il film non sarebbe stata pura fantascienza, ma un messaggio tanto reale quanto grave: il nostro pianeta non ce la fa più, ci sta mandando segnali di ogni genere, ci sta dicendo che è in difficoltà, ci sta dicendo che, per l’Umanità, la Terra è soltanto l’inizio.

Con il Tema per eccellenza, pieno di infinite possibilità e capace di far sognare, con un regista come Christopher Nolan, capace, come lui solo sa fare, di rendere realistico e logico perfino un film complesso come Inception, con un attore che ultimamente sembra vivere in uno stato di grazia…con queste premesse l’attesa per l’arrivo di Interstellar era immensa. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che siano stati scomodati esperti del calibro del fisico teorico Kip Thorne per rendere rigorosa la parte scientifica e la situazione psicologica personale l’idea era quella di andare a colpo sicuro a vedere un film che, se proprio non fosse stato un capolavoro, sarebbe stato almeno eccellente.

Tuttavia Interstellar è….difficile…da spiegare. Ci sono cose che mettono i brividi e cose che lasciano l’amaro in bocca. E lo dico con tutta la tristezza possibile. Avrei voluto esserne entusiasta, davvero. Purtroppo non è così.

Per analizzare un film come questo è necessario anzitutto fare una grossa distinzione tra tre temi: trama, scelte di regia e realismo scientifico.

Ovviamente, da qui in poi, la recensione sarà piena di ogni tipo di Spoiler possibile perciò, se non volete saperne di più prima di vederlo, uscite ora da questa pagina; siete ancora in tempo.

1) La Trama

La Terra è sull’orlo del baratro. Una piaga ha colpito tutti i raccolti eccetto, per il momento, il granturco e tempeste di sabbia coprono qualunque cosa, riempiendo i polmoni delle persone e portando solo deserto. L’umanità ha smesso di guardare in alto, al cielo, per concentrarsi in basso, sulla terra. Matthew McConaughey è Cooper, un ex pilota e ingegnere che ora vive insieme ai due figli e al suocero cercando di salvare la propria fattoria e i propri raccolti e sentendosi costantemente fuori posto. Murph, sua figlia, è preoccupata dal fatto che sente dei fantasmi in camera sua ed è convinta che stiano cercando di mandarle un messaggio utilizzando il codice morse. Un giorno Murph si dimentica di chiudere la finestra prima di uscire e, rientrando, vedono che la sabbia che entra dalla finestra si dispone in modo particolare sul pavimento e Cooper capisce che c’entra qualcosa con la gravità e che il modo in cui essa è disposta non è casuale, ma forma una serie di coordinate.Interstellar-2

Seguendo le coordinate padre e figlia si ritrovano in un posto sperduto dove si nasconde, niente poco di meno, che la base segreta della NASA che, ormai da tempo, è diventata un’organizzazione clandestina. A guidare l’organizzazione c’è il professor Brand (Michael Caine) il vecchio capo di Cooper, il quale racconta che circa cinquant’anni prima hanno trovato una “anomalia gravitazionale” nei pressi di Saturno ovvero passaggio spazio-temporale che potrebbe essere stato piazzato da delle entità superiori forse per salvare l’umanità dalla catastrofe. Oltre l’Anomalia erano stati identificati dodici pianeti potenzialmente abitabili e, di conseguenza, la NASA ha inviato dodici spedizioni per esplorarli. Da tre di loro sono tornati indietro messaggi positivi e il prossimo passo è quello di inviare un’astronave attraverso il tunnel per capire quale è il pianeta migliore e condurre l’umanità ad una nuova casa.

Da qui cominciano i primi dubbi. Come fa Cooper, un ex pilota diventato ormai agricoltore, a sapere come si guida una nave spaziale in un solo giorno? E come può il mondo (che non crede nemmeno che siamo sbarcati sulla Luna come vediamo in una delle prime scene) a non accorgersi che sono state inviate nello spazio un numero considerevole di spedizioni? Ma facciamo finta di nulla e andiamo oltre. Cooper decide di partire con loro e litiga con la figlia perché lei non vuole che lui parta e sostiene di aver decifrato il messaggio che gli alieni le stanno mandando tramite la libreria e che Loro non vogliono che lui parta. Cooper le regala un orologio e le dice che non sa quando tornerà e che, magari, avranno la stessa età. A questo punto è inutile chiedersi quale potrà mai essere il finale del film. Abbiamo “qualcosa” che invia dei messaggi alla figlia di Cooper, abbiamo Cooper che regala un orologio a sua figlia; ormai di film ne abbiamo visti a migliaia nella nostra vita, è difficile riuscire a sorprenderci, perciò quel piccolo flash che ci passa tra i pensieri non ci stupisce nemmeno più e sappiamo, perché lo sappiamo, che questi due dettagli saranno rivelatori per il film.

downloadMa pazienza, proviamo, davvero, proviamo a dargli per buona anche questa e passiamo alla fase del viaggio interstellare. Cooper parte, assieme alla figlia di Brand (Anne Hathaway), a un drone e ad altri due studiosi. Girano intorno a Saturno, si agganciano all’astronave madre (un classico richiamo a 2001 Odissea nello Spazio) e passano attraverso l’Anomalia. Al di là i tre pianeti potenzialmente abitabili gravitano intorno ad un buco nero che li attrae e ne altera la dimensione temporale. Scendere sul primo implica far passare per gli astronauti poche e per la Terra decine di anni. Il pianeta è totalmente ricoperto di acqua ma la gioia per questa scoperta dura pochissimo. Non c’è terraferma ma, soprattutto, onde alte quante le montagne spazzano via tutto e, per poco, non distruggono anche l’astronave. E’ così che Cooper e Amelia tornano sull’astronave madre e scoprono che sono passati circa vent’anni, durante i quali i figli di Cooper sono cresciuti. Il suocero è morto, il figlio si è sposato e Murph ha, oggi, l’età che aveva Cooper quanto è partito. Se c’è una cosa, nella trama e nella recitazione, di eccezionale, quella è la prova di Matthew McConaughey mentre ascolta i messaggi dei suoi figli e cede alla consapevolezza di aver perso tutto ciò per cui era partito. Qualche settimana fa ho rivisto The Core e non ho potuto far a meno di ripensare ad una frase che dice uno dei protagonisti: Tu sei un eroe, sei partito per salvare il mondo. Io no, a me basta salvare tre persone (parlando della moglie e dei figli). Il messaggio che Nolan riesce a trasmettere durante il film è proprio quanto un padre possa amare i propri figli e quanto questo amore possa essere il motore che lo porta avanti giorno dopo giorno.

Ed ecco arrivare gli altri grossi problemi. Invece che concentrarsi esclusivamente sulla storia di Cooper Nolan ci riporta sulla Terra, mostrandoci la terra allo stremo, e guidandoci, attraverso la confessione finale del padre di Amelia ad una ormai adulta Murph, a scoprire che non c’è alcuna possibilità per l’umanità. Che la missione era di sola andata e che Cooper e gli altri, arrivati sul pianeta giusto, avrebbero dato vita ad una nuova umanità grazie ad egli embrioni congelati.

Nel frattempo Cooper e Amelia scelgono quale altro pianeta visitare perché, ovviamente, non riusciranno a visitarli entrambi, scelgono quello sbagliato, cercano di uscire dalla forza di attrazione del buco nero, Cooper si sacrifica per permettere ad Amelia di salvarsi ed arriviamo a quella che dovrebbe essere la scena catartica del film: il colpo di scena.

Passando attraverso al buco nero Cooper si ritrova in una specie di caleidoscopio che altro non è che un luogo in cinque dimensioni dove può tranquillamente muoversi e vedere avanti e indietro nel tempo. Si accorge che ogni piccola fessura attraverso cui può vedere dà sulla camera di sua figlia e realizza (anni dopo di noi) che è stato lui a comunicare con Murph. E per indicarle la soluzione alla sopravvivenza dell’Umanità usa, indovinate, l’orologio che le ha lasciato!

Ultimata la ragione per cui era lì, la stanza in cinque dimensioni si sgretola e lui si ritrova, senza un graffio, a vagare dalle parti di Saturno dove viene ripescato da una navicella spaziale e salvato da morte certa.

2) Realismo scientifico.

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Se sulla trama avremmo anche potuto chiudere un occhio (o entrambi a questo punto) sul rigore scientifico, dopo tutta la pubblicità in merito e la partecipazione di Thorne proprio no. I dubbi sono milioni e non li starò ad elencare tutti altrimenti questo post non finisce più (come se non fosse già abbastanza lungo).

A. Se i pianeti orbitano intorno ad un buco nero da dove viene la luce e il calore? 

B. Cooper passa attraverso il buco nero al di là della distorsione, e allora come fa a trovarsi accanto a Saturno che ne è al di qua?

C. Come fa a rappresentare dati complessi e lunghi, la soluzione stessa della sopravvivenza terrestre, in codice morse?

D. Come fa Murph, alla fine del film, a sapere che Amelia è ancora viva se non si poteva comunicare a lungo raggio tra i pianeti?

Come dicevo le domande sono milioni. Per leggere qualcosa di interessante in merito vi rimando all’articolo dell’astronomo Phil Plait sul Post.

3) Scelte di regia.

All’inizio ho detto che ci sono cose che mettono i brividi e cose che lasciano l’amaro in bocca. Se trama e rigore scientifico hanno sicuramente deluso, la scelta di fotografia e colonna sonora ripagano sicuramente.

Alla domanda: quale è la scena che ti è piaciuta di più di tutto il film? , non ho alcun dubbio. Mentre stanno per attraversare l’anomalia, nel momento in cui ci si avvicinano lentamente e la musica cresce anche il mio cuore ha iniziato ad accelerare il suo battito e sono rimasta col fiato sospeso ad attendere il momento del contatto. Molto bella, inoltre, l’idea di non far sentire i rumori nello spazio aperto.

Belle, infine, l’inquadrature statiche che Nolan fa dello spazio che sembrano quasi dei quadri più che delle riprese.

 

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Che cos’è, dunque Interstellar?

Un film di fantascienza? Forse, non ne sono molto sicura.

Una storia d’amore? Questo di sicuro. Lo vediamo in ogni discorso, in ogni inquadratura. Lo vediamo nel discorso di Amelia sul fatto che l’amore sia una forza che ancora non riusciamo a capire, che trascende lo spazio e il tempo, una dimensione, un po’ come la lunghezza, la profondità e il tempo. Lo vediamo in un padre che attraversa l’Universo intero pur di salvare sua figlia (del figlio, così pare, non gliene potrebbe importare nulla!). Lo vediamo quando Cooper ha la certezza che l’orologio sarà la scelta più adatta per comunicare perché “lei tornerà a prenderlo. Perché gliel’ho regalato io“.

Il motore di ogni nostra azione, il motore dell’universo stesso non è la sopravvivenza ma l’Amore.

Darwin avrebbe qualche dubbio in merito. La Disney, invece, forse no.

E mentre usciamo dalla sala un po’ delusi, un po’ amareggiati, possiamo sempre alzare gli occhi al Cielo, alla sonda Rosetta che attracca su una cometa per la prima volta nella storia. Alle infinite possibilità che si aprono e alla speranza che, tra quelle stelle, ci sia davvero un posto per noi.

 

 

 

4 Comments

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  1. Davide Riccio

    Non entro nel merito della stroncatura. Quello che ho pensato io è che i plot hole più evidenti fossero assolutamente voluti. Ad esempio, omettere il necessario addestramento di Cooper alla missione: significava compromettere il sogno dello spazio, la fantasia dell’esplorazione. Sarebbe cambiato niente, nella trama, se la partenza della missione fosse stata rimandata di due mesi, o due anni? A me sembra omissione voluta.

    Se le omissioni sono giustificabili nell’equilibrio del film, forse dipende da cosa dal film ci si aspetta. Da alcune parti vediamo pretesa di correttezza scientifica, da altre favola e sogno di ciò che potrebbe essere possibile.

    L’accortezza di rispettare l’assenza di propagazione di suoni nello spazio suggerisce qualcosa. E non è molto scientifico: ci fa rivolgere la nostra emozione allo spazio, ci dice che al di là di tutte le storielle che possiamo raccontarci, c’è un universo lì fuori in cui trovare spazio (letteralmente) per le nostre emozioni. Là dove molti vedono l’angoscia della piccolezza del nostro mondo rispetto all’infinito dell’universo, Interstellar ci mette il calore.

    La frase di Amelia che a molti è suonata cheesy è il sentimento di Nolan. L’amore che trascende spazio e tempo. L’universo ostile e infinito non sta ponendo confine all’amore degli uomini. Non sta ponendo confine agli uomini, letteralmente, perché sono gli uomini stessi l’amore.

    E uomini che provengono da un indefinito futuro (se non è un plot hole questo) permettono, tecnicamente e letteralmente, a Cooper padre e figlia di connettere trascendendo spazio e tempo. Per amore di uomini di uno spazio e di un tempo che non conoscono.

    «Il motore di ogni nostra azione, il motore dell’universo stesso non è la sopravvivenza ma l’Amore»

    Sì, ci viene detto forte questo. Non la paura, ma l’amore. Non la distanza tra gli uomini e il tentativo di controllare gli atti degli altri. E non è semplicemente un discorso di egoismo vs altruismo: anche quando lo strumento della paura viene usato per salvare la specie intera, si sta trascurando l’amore e la vicinanza. Mann viene dipinto finire male, per questo, molto esplicitamente.

    Darwin non contesterebbe. Darwin ci racconta dell’evoluzione della specie. Ma la forma che ha preso il cuore della specie, nel corso dell’evoluzione, lo sappiamo noi che lo viviamo.

    È un film che ci parla di amore in un modo molto più potente e meno stereotipato di Disney. Più coraggioso, anche. Nessuno dei personaggi è un eroe, nessuno è in grado di concludere qualcosa senza gli altri. Anche il gesto sacrificale di Cooper è reso utile solo dall’intervento degli uomini-del-futuro. Nessuno è senza macchia, nessuno è portatore di purezza di animo. Tutti sono collegati, da quella manifestazione umana che interviene oltre lo spazio-tempo.

    Spero che possa toccare il cuore di molti. 🙂

    • Paola Cecchini

      Caro Davide,
      intanto grazie mille per il tuo commento. La cosa che amo del cinema è proprio che ognuno lo percepisce in un modo diverso. Viene colpito da alcuni dettagli e lo stesso messaggio può suscitare sensazioni differenti.
      Sono d’accordo con te sul fatto che “Non la paura, ma l’amore. Non la distanza tra gli uomini e il tentativo di controllare gli atti degli altri. E non è semplicemente un discorso di egoismo vs altruismo: anche quando lo strumento della paura viene usato per salvare la specie intera, si sta trascurando l’amore e la vicinanza. Mann viene dipinto finire male, per questo, molto esplicitamente”. Come dici tu è un bel messaggio, lo penso davvero. E posso anche crederci sotto alcuni punti di vista. Tuttavia è anche vero che “Da alcune parti vediamo pretesa di correttezza scientifica, da altre favola e sogno di ciò che potrebbe essere possibile”. Sono d’accordissimo con te su questo punto, è questo che più contesto. Io credo che Nolan avrebbe dovuto fare una scelta univoca e definitiva. Se vuoi mostrarmi la favola mi sta benissimo, io per prima sono amante di tutto ciò che dà speranza e fa sognare, se invece vuoi puntare sul fatto che il tuo film sia serio, profondo E scientifico allora me lo devi dimostrare. Perché se è una favola allora non pubblicizzi fortemente di aver coinvolto nel tuo staff esperti in materia scientifica per dare rigore al tuo film. Nolan è un regista molto ambizioso e con moltissimo talento. E quando si concentra su una sola cosa riesce a creare ottimi prodotti. Inception ha la trama più complessa possibile, si snoda ad un certo punto su tre livelli temporali differenti eppure non ci si perde nulla. Lascia il finale aperto per chi vuole sognare e chi invece preferisce le certezze. The Prestige è una favola autodistruttiva sotto molti aspetti, ma è una favola e tale resta.
      Nel caso di Interstellar, proprio perché era un progetto molto ambizioso, avrei preferito una forte presa di posizione da parte sua.
      Comunque sono contenta che ti sia piaciuto 🙂 Di sicuro ha ottenuto l’effetto primario di ogni film: far parlare di sé! 😉

      • Davide Riccio

        Paola,

        Grazie a te per la risposta e la cura che ci hai messo!

        Vorrei concentrarmi sul doppio linguaggio che usa da una parte accuratezza scientifica e dall’altra “favola”. Io non lo vedo come te un’ambiguità, o una posizione “poco forte”.

        Però c’è un punto a riguardo che non so esattamente come sciogliere. Le mie competenze di fisica sono molto lontane dal poter valutare l’accuratezza di Interstellar. Ma da quello che leggo mi sono fatto un’idea di chi avesse la competenza per criticare, e chi no. Temo che l’articolo del Post non sia una fonte adeguata. I dubbi tecnici che tu hai riportato, peraltro, hanno già ottenuto risposte.

        La verità è che per il pubblico di Interstellar è più difficile comprendere le parti corrette della teoria (come funziona un buco nero, ad esempio) piuttosto che quelle speculative/fantastiche (cosa succede interagendo con una singolarità). I momenti “what the fuck” del pubblico non sono perché c’è qualcosa di scientificamente incoerente, ma perché ci sono tante cose sorprendenti, scientificamente o meno. Ma anche le parti inventate non sono letteralmente incompatibili con la scienza così come è nota.

        Quello di cui si può discutere è questa idea fantascientifica deus-ex-machina: la possibilità dell’uomo di interagire con lo spazio-tempo e la quinta dimensione e tuttoquanto, in un modo non spiegato. Anche la fantomatica “equazione della gravità”, che sembra essere suggerito come step necessario nella storia dell’umanità per raggiungere questa conoscenza futura incredibile. Ma è esattamente l’espediente che serve per poter parlare di amore nel modo in cui vuole fare Nolan. Per me, gran classe, anche dal punto di vista scientifico.

        Tornando quindi all’uso di un linguaggio misto, scienza e favola. Secondo me non riguarda la mancanza di rigore scientifico (che invece è forte), ma più che altro i buchi di trama di cui parlavamo, e la scelta di usare la fisica come deus-ex-machina. E non so se giudicare se sia una scelta buona o cattiva. Quello che so è che è un linguaggio che mi è arrivato molto. E a giudicare dall’impatto che ho visto in giro (la critica dice delle cose, le facce di chi esce dal cinema e i rating dicono altro) non sono l’unico a cui è arrivato, quindi non è un film che Nolan ha fatto su misura per me.

        A chi non è arrivato, non penso che sia per i buchi nel rigore scientifico (ammesso ce ne siano). Forse non a tutti piaceva la favola che veniva raccontata! 🙂

  2. Davide

    Penso che se il primo “dubbio” che il film suscita é come abbia fatto il personaggio interpretato da McConaughey ad imparare a pilotare un’astronave “da un giorno all’altro”, beh, forse bisognerebbe non addentrarsi oltre.

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