Stroncature – Godzilla (2014)


Godzilla (2014) - LocandinaGodzilla

di Gareth Edwards, con Aaron Taylor-Johnson, Bryan Cranston, Juliette Binoche, Elizabeth Olsen, Ken Watanabe.

Dopo l’uscita del primo trailer, ci siamo chiesti se il nuovo Godzilla di Gareth Edwards potesse o meno porsi su un livello superiore al disastroso remake americano del 1998.

Un film, quello firmato da Roland Emmerich, che nonostante il grande successo commerciale non era piaciuto ai fan più accaniti del Re dei Mostri, tanto da far affibbiare alla creatura il nomignolo di Godzilla In Name Only; più brevemente, G.I.N.O.

Come previsto, non è stato difficile per Edwards ottenere un risultato qualitativamente più soddisfacente di quello raggiunto dalla precedente pellicola, basata su un rettile di novanta metri senza alcuna attinenza con l’originale e, per di più, omonimo di Gino Paoli.

“Quando sei qui con me, questa stanza non ha più pareti...”

“Quando sei qui con me, questa stanza non ha più pareti…”

Nonostante partisse avvantaggiato, però, non si può che sottolineare quanto sia notevole il lavoro svolto dall’esordiente Edwards: il design delle creature è convincente, Godzilla è ben realizzato e molto fedele all’immaginario collettivo sotto ogni aspetto, le interpretazioni di Bryan Cranston e Aaron Taylor-Johnson funzionano, e la regia è impreziosita da guizzi ricercati e citazioni molto ben contestualizzate da alcuni dei più famosi film di Steven Spielberg.

Purtroppo, però, anche per Godzilla vale quanto si diceva per Maleficent: la sceneggiatura non è affatto all’altezza delle aspettative e della potenza visiva del prodotto. Se è facile perdonare il pretesto narrativo utilizzato nella prima mezz’ora di film – buono solo a portare in Giappone Ford Brody (Aaron Taylor-Johnson), e nient’altro – è molto meno semplice soprassedere sul numero impressionante di forzature, assurdità e trovate ridicole di cui è imbottito il copione.

Un esempio su tutti: intenzionato a ricongiungersi con la sua famiglia, Ford dovrà intraprendere un viaggio da Tokyo a San Francisco, con scalo alle Hawaii. Per un incredibilmente irrealistico scherzo del destino, però, due M.U.T.O. (gigantesche creature antagoniste di Godzilla) decideranno di compiere lo stesso, identico percorso, intrappolando il giovane tenente dell’esercito statunitense in un incubo di morte e devastazione ad ogni tappa dei suoi spostamenti.

“Perché tanto stupore? A me succede ogni volta che vado da qualche parte”

“Perché tanto stupore? A me succede ogni volta che vado da qualche parte”

Il problema principale è che se, da un lato, il film si sforza il più possibile di proporre personaggi e situazioni realistiche, al lato pratico prende una direzione totalmente opposta: Ford ci viene presentato come un soldato qualunque, senza alcuna capacità superiore alla norma, ma in qualche modo riesce sempre a compiere imprese incredibili – come, ad esempio, la rocambolesca distruzione del nido dei M.U.T.O. – senza alcun tipo di aiuto da parte dei suoi compagni.

A far da contraltare allo spirito da Rambo del protagonista, le iniziative prese dall’esercito americano sono sempre compromesse da un’incommensurabile idiozia. Qui l’elenco è piuttosto corposo: si va dalla decisione di utilizzare ordigni nucleari per contrastare delle creature che si nutrono proprio di radiazioni, al piazzamento, sui tetti degli edifici, di cecchini equipaggiati con inutilissimi fucili nell’eventualità di dover sparare ai mostri; dall’impiego massiccio di jet, nonostante gli impulsi elettromagnetici emessi dai M.U.T.O. ne causino regolarmente lo spegnimento e la conseguente distruzione in volo, all’incapacità di notare un gigante di circa cento metri che sta divorando un sottomarino russo nel bel mezzo di una foresta.

Per non parlare, poi, della geniale decisione di stoccare uno dei M.U.T.O. allo stato larvale all’interno di un deposito di scorie radioattive, dal quale evaderà – ben nutrito e notevolmente cresciuto – aprendo letteralmente un fianco della montagna che custodiva il bunker; senza che, naturalmente, nessun soldato si accorga di nulla.

Il tripudio di effetti speciali, il cast azzeccato e la regia dinamica e coinvolgente non riescono dunque a coprire gli enormi difetti di questo Godzilla, minato da una sceneggiatura incapace non solo di far decollare davvero il film, ma persino di dare una dignità alle capacità attoriali ed al carisma del grande Ken Watanabe.

Il suo personaggio è decisamente scritto male, relegato com’è a piccole comparsate che non permettono di comprendere appieno né il senso del suo ruolo, né tantomeno il messaggio di cui è portatore. Così – giunti ai titoli di coda – risulta molto difficile ricordarlo per le sue azioni o le sue parole sulla forza di una Natura che, in un modo o nell’altro, ritrova sempre l’equilibrio; a restare impressa, semmai, è l’unica espressione facciale che mostra per tutto il film.

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Quella di uno che ha appena finito di leggere il copione.

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