Stroncature – Maleficent


Maleficent - Locandina italianaMaleficent

di Robert Stromberg, con Angelina Jolie, Sharlto Copley, Elle Fanning, Sam Riley, Isobelle Molloy, Vivienne Jolie-Pitt.

Era uno dei film più attesi della stagione cinematografica in corso. Tutti aspettavano di vedere come la Disney avrebbe riscritto una delle sue storie più celebri, narrandola dal punto di vista del villain e fornendo nuove e più approfondite motivazioni al suo modo di agire.

Grazie all’apporto registico dell’esordiente Robert Stromberg (già scenografo di Avatar), Maleficent si propone immediatamente come un film dotato di una potenza visiva non comune: le panoramiche sulla Brughiera – la terra delle fate – sono a dir poco mozzafiato, gli effetti speciali sono quasi sempre all’altezza, le inquadrature risultano molto ben calibrate e, in certe sequenze, i rapidissimi movimenti della telecamera sembrano rimandare allo stile di Sam Raimi.

Aggiungiamo una marcata ed interessante venatura femminista – in cui il vero cattivo è il futuro re Stefano (Sharlto Copley), pronto a sacrificare tutto per completare la sua scalata al trono – ed avremo un quadro completo delle potenzialità di questa pellicola.

Ma allora, che ci fa Maleficent su Stroncature?

Se sotto il profilo tecnico si tratta indubbiamente di un buon prodotto, lo stesso non si può dire per la sceneggiatura, imbottita di personaggi inutili e quasi totalmente incapace di dare un senso alle loro azioni. Ad esempio: perché Malefica, scoperto il nascondiglio di Aurora, si preoccupa di ovviare all’irritante incapacità delle tre fatine nel badare alla bambina? Cosa la spinge a proteggere (e persino nutrire) fin da subito una neonata su cui aveva scagliato una tremenda maledizione poche ore prima?

La mancanza di gradualità nelle transizioni tra bontà e cattiveria è proprio il problema principale del personaggio interpretato da Angelina Jolie (e, all’inizio del film, da una sorprendente Isobelle Molloy), sempre troppo sbilanciato verso la sua metà buona: le scene in cui si comporta veramente da cattiva sono poche, brevissime e mai veramente rappresentative della pretesa malvagità nella quale sarebbe caduta, limitate a un singolo combattimento, al momento in cui maledice Aurora e a quello in cui – con una crudeltà davvero senza pari – toglie per sempre il saluto alle innocenti, tenerissime, fastidiosissime creaturine della Brughiera.

Non solo: se ne La bella addormenta nel bosco la perfida strega si limita ad una maledizione concisa e brutale (“ella si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio, e morrà”), qui stila una formula chilometrica, ricca di clausole e trabocchetti, buona solo a spezzare il ritmo dell’unico momento “alto” del film e far sembrare il maleficio un contratto pensato da Sergio Marchionne.

“Dunque, aspetti che trascrivo: 'Prima che il sole tramonti sul suo sedicesimo compleanno, ella si pungerà il dito con la punta del fuso di un arcolaio, e cadrà in un sonno simile alla morte. Un sonno dal quale ella mai si desterà. La principessa sarà destata dal suo sonno di morte solo dal bacio del vero amore. Il maleficio non potrà essere spezzato da nessun potere terreno. L'eventualità di una risoluzione del presente contratto, unilaterale o consensuale che sia, non è pertanto da ritenersi valida'. Volete aggiungere qualcos'altro, signora Malefica?”

“Dunque, aspetti che trascrivo: ‘Prima che il sole tramonti sul suo sedicesimo compleanno, ella si pungerà il dito con la punta del fuso di un arcolaio, e cadrà in un sonno simile alla morte. Un sonno dal quale ella mai si desterà. La principessa sarà destata dal suo sonno di morte solo dal bacio del vero amore. Il maleficio non potrà essere spezzato da nessun potere terreno. L’eventualità di una risoluzione del presente contratto, unilaterale o consensuale che sia, non è pertanto da ritenersi valida’. Volete aggiungere qualcos’altro, signora Malefica?”

Maleficent tradisce tutte le promesse del trailer – che lasciavano presagire un film maturo ed introspettivo basato su un personaggio ambiguo ed inquietante – per buttarsi su un prodotto fatto di personaggi inutili (il principe Filippo), irritanti (Aurora) o entrambe le cose (le tre fatine), irrorato di gag scontate e fuori luogo che coinvolgono persino Malefica, contribuendo a demolire quel poco di aura di malvagità che si stava cercando di costruirle intorno.

Si potrebbero citare le uniche note veramente positive, ovvero il colpo di scena finale e le proteste del principe Filippo circa l’inopportunità di baciare una ragazza appena conosciuta. E lo farei molto volentieri, se non fosse che (come in The Lone Ranger) si tratta di un palese caso di autoplagio: entrambe le trovate, infatti, sono presenti nelle stesse, identiche modalità in Frozen, uscito al cinema appena lo scorso dicembre. C’è solo da sperare che la Disney non intenda inserirle in ogni brand di sua proprietà.

“Scusate, bamboline, ma le nuove direttive aziendali sono chiare: neppure Tony Stark può rimorchiare delle ragazze appena conosciute, non sarebbe corretto”

“Scusate, bamboline, ma le nuove direttive aziendali sono chiare: neppure Tony Stark può rimorchiare delle ragazze appena conosciute, non sarebbe corretto”

In conclusione, rimane l’amarezza per una rielaborazione che avrebbe potuto dare molto di più, ma che ha preferito liquidare ogni contatto con la storia originale con fugaci citazioni o stravolgimenti improponibili (l’insensata trasformazione in drago del corvo Fosco), e basarsi unicamente sul carisma della protagonista.

Protagonista che, tra l’altro, ci lascia con un grosso mistero: perché, persino quando ci viene presentata come una fatina buona, dolce ed affettuosa, porta comunque l’inquietante appellativo di Malefica? Si tratta forse di una velata denuncia circa la frequente leggerezza con cui i genitori scelgono i nomi dei loro figli?

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E’ un problema piuttosto diffuso, dopotutto.

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