Salviamo pesci e granchietti – Bambini e natura: istruzioni per l’uso


Maltrattamenti animali marini

(Credit: Canva)

Lo sapete che i coralli e le spugne sono animali? E che le patelle portano i propri piccoli sul guscio? Oppure che le stelle marine non sono pesci e non tutte hanno cinque braccia? E che tirare fuori dall’acqua le meduse e lasciarle sulla spiaggia a morire è un maltrattamento di animali marini?

Ancora oggi, tanti genitori lasciano i pargoli a giocare con animali e piante. Ogni anno al mare si vedono bambini accalcati sugli scogli a staccare le conchiglie, a pescare gamberetti e catturare granchi. Questi poveri animali vengono poi buttati in un secchiello sotto al sole, dove l’acqua raggiunge temperature altissime.

La pesca al granchio sugli scogli o la raccolta di fiorellini di montagna da portare alla nonna come regalo sono cose che molti bambini fanno. Ma pochi sanno che il gioco della pesca arreca gravi danni all’ecosistema marino ed è punibile per legge.

Purtroppo il problema è di tipo educativo. Perché bisogna fare attenzione a non pestare la coda al cagnolino di casa o tirare i baffi al gattino carino, ma invece si può tranquillamente giocare con i granchi al mare?

Il codice penale in materia di maltrattamento di animali e piante

L’articolo 544 ter del Codice penale italiano sancisce che chiunqueper crudeltà o senza necessità”  fa del male a un animale, lo maltratta o ancora lo obbliga “a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”, può essere punito con una multa compresa tra i 5 e i 30mila euro, oppure con una reclusione che può andare dai tre ai diciotto mesi. La pena è aumentata della metà se questi comportamenti causano la morte dell’animale.

L’articolo 727 bis Codice penale ci dice invece uccidere, catturare o essere in possesso di animali protetti (a meno che il reato contestato non sia persino più grave) comporta l’arresto fino a sei mesi o un’ammenda fino a 4mila euro “salvo i casi in cui l’azione riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un impatto trascurabile sullo stato di conservazione della specie”. Il rischio dell’ammenda fino a 4mila euro vale anche per chi, senza autorizzazione, distrugga, prelevi o possieda specie vegetali selvatiche protette, anche in questo caso “salvo i casi in cui l’azione riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un impatto trascurabile sullo stato di conservazione della specie”.

Molto spesso siamo portati a collegare il maltrattamento degli animali ai poveri cani tenuti alla catena in condizioni impietose, ma dobbiamo ridimensionare la nostra percezione del mondo animale. Gli animali che vediamo nei prati di montagna o nei mari vivono in quell’ambiente. Siamo noi che stiamo invadendo e sporcando la loro casa, che invece dovremmo trattare con rispetto.  Stesso discorso vale per la flora di prati e montagne. Raccogliere i fiori appartenenti a specie protette, come la genziana e la stella alpina, è un reato, ma anche un danno alla biodiversità dell’ambiente.

Salviamo Nemo!

Meduse e maltrattamento degli animali

Il maltrattamento di animali marini è una realtà anche per le meduse (Credit: Free-photos da Pixabay)

Ma perché quello che sembra un gioco da bambini è considerato maltrattamento di animali marini e non?

Le meduse sono animali che nella loro innocenza vengono spesso presi di mira dai bagnanti. Iniziamo con dire che non tutte le specie di medusa sono velenose o mortali, come spesso la caccia sulle spiagge a questi animali può far pensare. Le specie più popolose nei nostri mari sono infatti innocue per l’uomo (la Velella e la medusa tubercolata) o leggermente irritanti (la Pelagia e il Polmone di mare). Consideriamo che siamo noi a invadere i loro spazi: il mare è la loro casa e inoltre non ci aggrediscono volontariamente.

Le meduse non hanno pungiglioni con cui “pungono”, ma i loro tentacoli sono invece ricoperti da cellule particolari che producono delle biotossine. Queste sono racchiuse nelle nematocisti che, in seguito a uno stimolo chimico o un contatto con il tentacolo, si rompono e rilasciano il loro contenuto tossico. La nostra pelle viene quindi irritata da queste biotossine e si innesca un processo infiammatorio. La zona colpita può presentare vescicole, arrossamenti, dolore in relazione all’età della persona colpita e della specie di medusa.

Essere “punti” da una medusa non è sicuramente mai piacevole (parola dell’autrice), ma è giusto infliggere una tortura gratuita a questi animali?

Cosa succede a una medusa fuori dall’acqua? Sono animali marini e quindi fuori dal loro ambiente non riescono a respirare. Non hanno infatti un vero apparato respiratorio, ma assorbono l’ossigeno attraverso la pelle per diffusione. Se prese e buttate sul bagnasciuga, le meduse muoiono agonizzanti, sulla sabbia bollente e sotto al sole cocente, senza poter respirare.

I selfie con le stelle marine

Lo scorso anno è diventata virale la notizia riportata da Tpi News di una influencer 29enne che per uno scatto spettacolare da postare su Instagram aveva ucciso 31 stelle marine. La ragazza era stata presa di mira sui social e insultata proprio per lo scatto, che invece avrebbe dovuto portarle tanti like. La notizia non ha però delle fonti, non si sa quando sia stata scattata e dove, e non si trova neanche l’account della ragazza. Cercando nel web, la foto risale al 2016 ed è tornata alla ribalta nelle estati del 2017, 2018 e 2019. Sarà quindi una bufala? Non lo possiamo sapere per certo, ma non abbiamo fonti per verificare la notizia. Rimane comunque il fatto che tirare fuori dall’acqua gli animali marini per curiosità e per scattare delle foto, ne causa la morte.

Le stelle marine fanno parte della classe degli asteroidi – animali marini invertebrati. Si trovano in tutti i mari del mondo e la loro simmetria e i colori sgargianti hanno sempre attirato l’uomo. Ma se tiriamo fuori dall’acqua una stella marina per ammirarla e scattare una foto, che cosa le succede?

Sotto alle braccia delle stelle marine troviamo i pedicelli, che le permettono di spostarsi sul fondale marino e ancorarsi sugli scogli. Se toccati, questi pedicelli possono facilmente spezzarsi e non permettere più all’animale di muoversi in cerca di cibo. Inoltre, sulle stelle marine sono presenti due aperture, la bocca e l’ano, che sono collegate a un sistema acquifero di canali che attraversano tutto il loro corpo.

Se tirate fuori dall’acqua, in questi canali entreranno bolle d’aria, che possono causare la morte dell’animale in pochi secondi. Una morte simile la soffrono anche i ricci di mare.

“Poi li ributto in mare!”

Tipica frase che si sente dire dai bambini e dagli adulti è “ma poi li ributtiamo nel mare!” e intanto gamberetti e pesciolini rimangono ammassati per ore in secchielli minuscoli sotto al sole.

Oltre ai danni fisici che la cattura violenta di questi animali comporta – zampe rotte, stress, problemi respiratori – questi poveri esseri vengo messi in minuscoli secchielli che raggiungono rapidamente temperature elevate. Esposto all’irraggiamento del sole e all’aria (con una temperatura di circa 30 gradi in estate) appoggiato sulla sabbia bollente, un secchiello con dell’acqua fresca si riscalda rapidamente.

Avete provato a lasciare una bottiglietta d’acqua sotto al sole in estate? La temperatura del Mar Mediterraneo è di circa 24-26 gradi in estate, temperatura a cui sono abituati a vivere gli animali. Pensate quanto può essere dura per loro sopravvivere in un secchiello.

E salviamo Bambi!

Non solo il maltrattamento di animali marini

(Credit: CG_erious da Pixabay)

Il problema del maltrattamento di animali durante le vacanze non riguarda solo quelli marini, ma anche gli animali delle nostre montagne.

Le passeggiate ci consentono di vedere campi fioriti di mille colori e animali selvatici, che meritano però rispetto da parte nostra. Anche in montagna, siamo noi a casa loro! Non bisogna raccogliere i fiori e bisogna stare lontano dagli animali, che siamo fortunati di incontrare durante le escursioni.

Le nostre Alpi sono la casa di oltre 30mila specie di animali. Uccidere insetti, giocare con le lucertole, rincorrere le marmotte (o farle rincorrere dai cani), tentare di toccare cuccioli di stambecchi, cervi e caprioli è pericoloso per l’animale stesso e per l’equilibrio dell’ecosistema montano, già minacciato da cambiamenti climatici e inquinamento.

Lasciar correre i cani liberi in montagna è sicuramente bello per loro, ma può creare danni agli animali che vivono in quelle terre che possono spaventarsi o essere infettati da malattie tipiche dei nostri cuccioli domestici.

Se sciare in mezzo ai boschi innevati è meraviglioso, le attività sportive invernali sono sempre una fonte di disturbo per gli animali delle nostre montagne. Per loro l’inverno è periodo di letargo e riposo, in cui devono conservare le energie per sopravvivere alle rigide temperature. L’incontro ravvicinato con l’uomo causa forti stress agli animali. Le energie che sprecano per fuggire da noi sono invece energie importanti per la loro sopravvivenza!

Le specie protette

Come abbiamo visto fino qui, siamo noi che andiamo a casa degli animali e dobbiamo imparare a rispettare e salvaguardare il loro ambiente. Facendo attenzione a tutti gli esseri viventi, tenendo conto che alcune specie di fauna e flora sono specie protette.

Al mare…

Le patelle di mare vivono invece attaccate agli scogli, grazie a un peduncolo che aderisce alla roccia. Quando si staccano con forza questi animali dallo scoglio, il peduncolo viene strappato e se si spezza la patella non riuscirà più ad attaccarsi a un substrato adatto alla sua sopravvivenza.

La Patella ferruginea è uno dei principali invertebrati del Mediterraneo, ma è a rischio estinzione perché viene spesso utilizzata come esca per la pesca e staccata per il divertimento dei bambini. Inoltre, sul suo guscio si trovano i piccoli che colonizzano la superficie fino all’età adulta. Staccando la patella, non solo muore il singolo animale, ma anche i piccoli che si trovano sulla sua conchiglia.

…E in montagna

Quando si pensa ai fiori di montagna, la stella alpina è generalmente il primo fiore che ci viene in mente. Di colore bianco candido, conosciuta anche con il nome di edelweiss, cresce sulle nostre montagne tra i duemila e duemilasettecento metri. Piccola curiosità: la potete trovare sulla moneta austriaca da due centesimi di euro!

Un’altra specie protetta delle nostre montagne è la nigritella. Anche se ha una forma particolare, fa parte della famiglia delle orchidee. La famiglia delle orchidaceae è una delle più vaste in natura, raccoglie infatti ben 18500 specie!

Anche il ranuncolo è un fiore tipico delle nostre montagne. A qualcuno di voi tornerà in mente per la serie fantascientifica Hunger Games (il gatto di Katniss e Prim si chiama infatti Ranuncolo) o per il bardo della serie Netflix The Witcher. Questo genere di piante raccoglie circa 600 specie ed è molto antica. I riferimenti alla pianta si trovano già negli scritti del filosofo romano Apuleio, che la soprannominò erba scellerata per la sua tossicità.

La biodiversità

Se piano piano sta passando il messaggio di mantenere la natura pulita e non abbandonare i rifiuti, è ancora difficile limitare i giochi considerati “innocenti”.

Ma se tutti i bambini su tutte le spiagge d’Italia si mettono tutti i giorni a raccogliere granchi, pesci e patelle, cosa potrebbe succedere ai nostri mari? Il Mar Mediterraneo è un ambiente ricco di biodiversità, già fortemente minacciato dal riscaldamento dell’acqua, dall’inquinamento e dalla pesca intensiva.

Invece di far giocare i bambini alla caccia al granchio, sarebbe utile insegnare loro qualcosa sulla loro biologia e sul loro comportamento. Favorire l’educazione ambientale è molto importante per sensibilizzare le generazioni future al rispetto dell’ambiente e la conservazione del nostro pianeta.

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