Arthur Conan Doyle e spiritismo – La storia delle fate di Cottingley


Arthur Conan Doyle e misticismo, una foto del papà di Sherlock Homes

Arthur Conan Doyle, insospettbile appassionato di spiritismo (Credits: George Grantham Bain Collection, pubblico dominio)

Si può scrivere di qualcosa che è totalmente estraneo alla nostra esperienza? Emilio Salgari è la dimostrazione di ciò. Sappiamo infatti che il papà di Sandokan – pur avendo descritto in maniera ricca e impeccabile di navi, foreste e avventure – non ha mai lasciato l’Italia né ha mai messo piede su un vascello. Ma questo discorso vale anche per le proprie credenze e il caso più interessante è sicuramente quello tra Arthur Conan Doyle e lo spiritismo.

Cosa c’entra Arthur Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes – emblema della razionalità – con lo spiritismo? In realtà tutto! Doyle, infatti, a differenza della sua creatura, fu per tutta la sua vita un fervente credente di tutto ciò che è mistico e paranormale. Questa sua sensibilità al tema fu la causa della sua forte amicizia – e poi del forte attrito – con Harry Houdini.

Harry Houdini, Arthur Conan Doyle e lo spiritismo

Lo so, forse vi sto confondendo: Harry Houdini, Arthur Conan Doyle e spiritismo? Un mago che non crede alla magia e il padre del personaggio razionale per eccellenza che crede a qualunque cosa gli venga raccontata? Una coppia davvero strana che sembrerebbe quasi tema per una serie tv!

E infatti ne esiste una – uscita nel 2016 e composta da una sola stagione (chiamata appunto Houdini & Doyle) in cui questa coppia di improbabili amici diventa una coppia di ancor più improbabili detective di casi difficili da spiegare. Si tratta di prodotto televisivo sicuramente non di qualità elevata – soprattutto per i fan dei due personaggi che sono stati solo di leggera ispirazione per la serie tv – ma piacevole e che si può guardare per occupare il tempo durante l’estate.

Houdini & Doyle (Credits: Fox)

Un complesso rapporto tra due grandi del loro tempo

Sull’amicizia tra Harry Houdini e Arthur Conan Doyle ci sarebbe moltissimo da raccontare. Entrambi personaggi di spicco della loro epoca e ammiratori del lavoro dell’altro, i rapporti tra i due iniziarono quando Houdini inviò a Doyle il suo libro The unmasking of Robert-Houdin, consapevole della passione del papà di Sherlock per l’occulto.

Da lì i due intrapresero una fitta corrispondenza e una serie di incontri di cui siamo a conoscenza grazie al diario che il mago ha tenuto per tutta la sua vita.

Il loro punto di vista sullo spiritismo però, passione che li legava, fu anche ciò che li divise: come abbiamo anticipato, mentre Houdini era uno scettico, il rapporto tra Arthur Conan Doyle e lo spiritismo rasentava la fede pura. Lo scrittore accettava senza porsi alcuna domanda qualunque trucchetto, anche poco curato. Anche quando c’erano delle prove che dimostravano l’assenza di magia lui non le accettava e faceva esattamente il contrario di quello raccomandato dalla sua creatura: “Fare attenzione a non distorcere i fatti per adattarli alle teorie invece di adattare le teorie ai fatti”.

“Tu sei un mago, Harry”

Addirittura, l’ossessione di Arthur Conan Doyle per lo spiritismo lo portò a ritenere che lo stesso Houdini fosse un medium e un mago, anche quando il prestigiatore gli dimostrò alcuni dei suoi trucchi per dimostrare che la sua era soltanto bravura e mai magia.

Proprio queste divergenze di opinione, su un tema così sensibile per entrambi, portò la loro amicizia a un lento declino, pur senza eliminare del tutto l’affetto reciproco. Quando l’amico morì, Conan Doyle si dispiacque moltissimo.

Nonostante tutto la forte credenza di Conan Doyle che Houdini fosse un medium rimase invariata fino alla fine. Scrisse infatti, nel luglio del 1927, il saggio sullo Strand Magazine dal titolo The Riddle of Houdini, che iniziava con queste parole:

Chi è stato il più grande acchiappa-medium dei tempi? Indubitabilmente Houdini. Chi è stato il più grande medium dei tempi moderni? Alcuni potrebbero essere inclini a dare la medesima risposta“.

Le fate di Cottingley

Una delle storie più interessanti parlando del rapporto tra Arthur Conan Doyle e spiritismo è sicuramente quella delle fate di Cottingley; storia che ha appassionato tutto il mondo per più di sessant’anni, fino alla sua spiegazione nel 1983.

Le fate di Cottingley insieme a Frances Griffith

Siamo nell’estate 1917, in piena Prima guerra mondiale e due bambine di sette e dieci anni, Frances Griffith e Elsie Wright sono nella casa della seconda a passare le vacanze. Ogni giorno vanno a giocare al fiume e ogni sera – quando vengono sgridate perché sono completamente bagnate – danno la colpa alle fate. Un giorno decidono di chiedere la macchina fotografica al padre di Elsie. Si trattava di una vecchia Midg, una macchina fotografica che poteva contenere una sola lastra fotografica alla volta.

Sviluppando quell’unica foto fatta dalla figlia, il padre di Elsie si trova davanti a qualcosa di incredibile: la foto ritrae Frances in compagnia di quelle che sembrano delle piccole fate che volavano accanto a lei. Dopo qualche mese ecco un’altra foto difficile da spiegare: Elsie in compagnia di uno gnomo.

Mentre il padre della ragazza resta dubbioso, la madre porta le foto a Edward Gardner, presidente di una loggia della Società teosofica. Secondo la dottrina teosofica, infatti, l’esistenza degli esseri fatati è qualcosa di reale e queste foto potevano essere la prova definitiva.

Arthur Conan Doyle scopre la storia delle fate

Elsie Wright con uno gnomo. (clicca qui per altre foto)

Nel 1921 Conan Doyle entra in possesso delle fotografie e contatta subito Harold Snelling – uno dei più grandi esperti di falsificazioni fotografiche – il quale conferma: le fotografie sono state fatte all’aria aperta e non sono frutto di una doppia esposizione – cioè (in sintesi) di due scatti effettuati in momenti diversi e sovrapposti.

Conferma pertanto che si tratta di foto autentiche. Gardner e Conan Doyle sono entusiasti, ma vogliono essere sicuri. Perciò chiedono alle bambine di fare altre foto con delle lastre fornite dallo stesso Snelling.

Le bambine consegnano tre foto: nella prima una fata vola accanto al viso di Frances, nella seconda le porge un mazzolino di fiori e nella terza un gruppetto di fate prende il sole in giardino. Questo basta allo scrittore per dimostrare l’esistenza delle fate.

La storia continua a gonfiarsi ma dopo un po’ le bambine si stufano dell’argomento e si rifiutano di fare altre foto.

La soluzione del caso

Solo dopo anni si inizia a comprendere cosa c’era davvero dietro alle foto delle fate di Cottingley. Esponenti della Kodak iniziano a mettere in dubbio non tanto l’autenticità delle fotografie quanto esclusivamente quelle dei soggetti. Le fate, infatti, sembravano troppo immobili e bidimensionali per essere in volo.

Nel 1982, utilizzando le nuove tecnologie, dimostrano infine che le fate non erano altro che pezzi di cartoncino bianco ritagliati dalle bambine. Viene anche ritrovato il libro a cui si erano ispirate per definire le sembianze delle fate.

Solo nel 1983, però, arriva l’ufficiale smentita di Elsie, che racconta come si fosse trattato solo di uno scherzo che le bambine volevano fare ai genitori. La cosa, però, si era ingigantita a tal punto, e coinvolto persone talmente importanti – come Conan Doyle stesso – che le bambine non si erano più sentite di confessare la verità.

Elsie, in una lettera al British journal of photography dichiarò infatti “…io stessa mi preoccupavo per Conan Doyle che era già criticato dai giornali per la sua fede nello spiritismo e nelle nostre fate. Conan Doyle aveva appena perso il figlio in guerra, probabilmente cercava di consolarsi con realtà al di fuori di questo mondo“.

Ottant’anni dalla morte di Arthur Conan Doyle

Abbiamo deciso, per ricordare Arthur Conan Doyle a ottant’anni dalla sua morte, di raccontarvi un aspetto forse meno conosciuto dello scrittore.

Certo fa davvero riflettere quanto possa essere diverso un personaggio da chi lo ha creato. È difficile pensare che Sherlock Holmes, emblema della razionalità e dello scetticismo, possa essere nato dalla penna di un uomo che credeva a qualunque sciocchezza spiritica gli venisse raccontata.

C’è anche da dire che lo spiritismo è qualcosa che affascina l’uomo dall’alba dei tempi e che ci sono ancora oggi delle cose che è difficile spiegare razionalmente. Che si tratti di magia o di qualcosa che semplicemente non siamo ancora in grado di spiegare, è qualcosa che dipende dalla sensibilità di ognuno di noi.

Credulone o meno, di sicuro Conan Doyle è riuscito a creare un personaggio davvero molto scettico. Avrà preso spunto dal suo amico Houdini?

In realtà sappiamo bene che non è proprio così. L’ispirazione per SherlockHolmes è arrivata infatti dal professor Joseph Bell, dottore presso l’ospedale di Edimburgo – dove Conan Doyle aveva iniziato a lavorare nel 1881 – che aveva impressionanti abilità deduttive nei confronti dei suoi pazienti.

E visto che è difficile ricordare Arthur Conan Doyle senza ricordare Sherlock Holmes, non perdetevi tutte le diverse sfumature di Sherlock qui su Discorsivo:

Infine, per gli appassionati, vi segnaliamo che arriverà su Netflix il film Enola Holmes, sulla sorella di Sherlock. Nel cast troviamo Millie Bobby Brown, Henry Cavill, Helena Bonham Carter, Sam Claflin Adeel Akhtar. Noi siamo un po’ preoccupati ma al tempo stesso non vediamo l’ora.

E voi?

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