Qui – Cosa ci faccio io qui?


 

Qui
Cosa ci faccio io qui?

Una storia inizia…

“Un ragazzo e una ragazza seduti ai due lati di un letto. Sul letto un groviglio di coperte di lana, vestiti da uomo e da donna, cuscini.
Ai lati del letto, una serie di scatoloni da trasloco impilati uno sull’altro. Lo scatolone di lato al ragazzo fa da comodino, sopra di questo un cartone della pizza e un uovo di pasqua. In fondo sulla sinistra una porta, da sul bagno. I due ragazzi, seminudi, sono seduti ciascuno da un lato del letto. Una coperta li copre dalla vita in giù. Sono imbarazzati e hanno l’aspetto di chi ha passato una notte di merda. La scena inizia un minuto dopo che lei ha baciato lui”.

…e così finisce

“Un ragazzo e una ragazza seduti ai due lati di un letto. Sul letto un groviglio di coperte di lana, vestiti da uomo e da donna, cuscini.
Ai lati del letto, una serie di scatoloni da trasloco impilati uno sull’altro. Lo scatolone di lato al ragazzo fa da comodino, sopra di questo un cartone della pizza e un uovo di pasqua, rotto. In fondo sulla sinistra una porta, da sul bagno. I due ragazzi, seminudi, sono seduti ciascuno da un lato del letto. Sono imbarazzati e hanno l’aspetto di chi non ha più niente da dirsi”.

Una stanza, la stessa. Tre storie, diverse. Ma forse non del tutto

Due sconosciuti hanno passato la notte insieme, una madre aspetta il figlio e una coppia che sta affrontando il divorzio. Ma c’ è anche una stanza. Tre storie, solitudine, difficoltà a comunicare i propri sentimenti e uscire dal proprio ego per incontrare l’altro. E l’amore forse è solo l’ultimo dei problemi.

Qui: secondo Elvira Scorza, autrice del testo, regista e protagonista

Che ci faccio io qui? 

Domanda complicata. Complessa, arriva quando non ci sentiamo più a nostro agio e di quello che abbiamo vissuto tra quattro mura resta solo la domanda: che ci faccio io qui. 

Cos’è questo qui, è la stanza che ospita il mio sentirmi a disagio, è la situazione che sto vivendo, come si è evoluta rispetto alle aspettative che avevo; o forse è tutta una questione di punti di vista, e il Qui che non si riconosce più è una matrioska di piani: una stanza, le cose che abitano questa stanza, le persone che vivono in questa stanza e gli oggetti che toccano, la storia che si portano dietro questi oggetti, il modo in cui questi oggetti resistono al cambio di situazione e riannodano i fili. Fili rossi che spesso neanche sappiamo di avere in mano, e che in realtà ci conducono fino al cuore del problema: che ci faccio io, qui? 

Sono senza mutande nel letto di uno sconosciuto, sono seduta sul letto di mio figlio e aspetto al buio, sono impalata davanti al letto che mi ha vista moglie di qualcuno che adesso neanche riconosco. Sono arrabbiata, sono preoccupata, sono sconvolta; sono scompigliata, sono trasandata, sono incinta.

 

C’è qualcuno con me, anche lui seduto sullo stesso letto. Anche lui, senza sapere che fare, a questo punto, in questo spazio e in questo tempo. 

Cosa accade al Qui?

E allora il Qui diventa un labirinto in cui ci si perde, e dalla specifica situazione che ci vede ingabbiati in un’ambascia tale da portarci a chiedere cosa fare, diventiamo pezzi di una storia comune non solo per le situazioni raccontate e per lo spazio in cui si raccontano – la camera da letto è il posto perfetto per farsi assalire dai dubbi sul perché e sul per come si è passato del tempo insieme a qualcuno – ma anche per le dinamiche che caratterizzano questo fuggi fuggi mentale: che ci faccio qui è una domanda che esiste perché spesso non si ha la forza di andarsene. 

Si soffre tutti, si ama tutti, si è tutti abbastanza soli. Il difficile sta nel trovare le parole giuste per dirlo, e allora il che ci faccio qui sottende domande taciute: chissà se anche l’altro vuole che io resti, nonostante tutto. Chissà se anche l’altro non vede l’ora di andarsene, dopotutto. Chissà se qualcuno tornerà, qui. 

Qui – il testo 

Qui è prima di tutto un’operazione drammaturgica il cui obiettivo è ricercare lo specifico comunicativo in una situazione relazionale. 

La storia si sviluppa in tre quadri, ambientati nella stessa camera da letto. Tre quadri che però sono capitoli diversi della stessa storia. Il ragazzo del primo quadro è il figlio di cui si parla nell’ultimo. La madre di cui non si vuole parlare è la stessa che nel secondo quadro cerca di trovare parole per farsi riconoscere. La stanza è la stessa, gli oggetti che la abitano sono gli stessi e di volta in volta assumono un significato specifico ma in fondo universale. Le difficoltà relazionali spesso ritornano, si solidificano, diventato stanze difficili da abitare. 

Come è nata l’idea di QUI?

L’idea di Qui nasce quando per caso in una bancarella dell’usato compro un libro, “Il mondo salvato dai ragazzini” della Morante. Mi ha sconquassata; mi sembrava che questa incredibile donna avesse previsto tutto il marcio che oggi ci sta soffocando. Credo che la poesia possa davvero salvare il mondo, dal momento in cui trova parole per narrare un qualcosa di inenarrabile come il brutto e il sofferto, e la Morante ha salvato in me l’esigenza di parlare di questo disagio comunicativo che ci portiamo dentro e che condiziona il nostro relazionarci, il nostro incontrarci, il nostro amarci. E lo fa con l’amara e meravigliosamente dolce compassione di chi ammette le sue colpe; si prende addosso una croce e nel portarsela appresso canta questo dolore. Ricordando che il silenzio è un qualcosa che si tramanda come il dolore, il non detto, l’amore oppresso o che opprime.

Il testo rispecchia qualcosa di te?

Insomma, la Morante mi ha folgorata. Poi la vita ha fatto il resto, e così mi sono ritrovata a scrivere un testo che mette un po’ a nudo me e alcune paure su di me. Alla fine, si danno parole al nostro dolore per salvarci il cuore. Shakespeare insegna sempre. Nel mio piccolo, nel mio infinitamente piccolo, è quel che mi ha spinto a mettere nero su bianco la storia di Qui.

Una stanza, tre storie….le nostre storie

Abbiamo assistito allo spettacolo, due quadri recitati in coppia e un monologo recitato da Elvira. Una recitazione fresca, giovane e spontanea. Le parole fluiscono in modo naturale, coinvolgente. Espressione del viso e corporea, gestualità  Non prevale la finzione, si ha la sensazione di vivere una situazione reale. L’intimità della stanza è condivisa con il pubblico. Il monologo di Elvira comunica sentimenti di ansia, tristezza e solitudine. Una emozione non astratta. Ma è lì, aleggia nell’aria, la tocchi.

I due giovani attori sono riusciti a trasmettere un messaggio forte. Quelle tre storie, sono le nostre storie, la nostra vita di tutti i giorni. Con le sue ansie, paure e felicità.

QUI la Compagnia e gli attori

Compagnia Effetto Pullman è una compagnia under 30 di attori diplomanti al Teatro Stabile di Torino. 

Fondata e gestita da Giulia Odetto, collabora con giovani autori, drammaturghi, musicisti e artisti italiani. 

Nel 2017 il progetto Avesta (regia Giulia Odetto, drammaturgia Elvira Scorza) vince il bando Hangar creatività Piemonte e SmartItUp. 

http://effettopullman.mystrikingly.com

I protagonisti

Elvira Scorza  dopo la laurea a pieni voti conseguita al DAMS di Bologna si diploma attrice presso il Teatro Stabile di Torino. Lavora con Lanera, Sinigaglia e come drammaturga collabora con Compagnia Teatro dell’Argine e Compagnia Effetto Pullman. 

Loris De Luna consegue un BA(Hons) in Acting presso la University of Wales. Lavora nel teatro con Giancarlo Sepe, Michela Lucenti (Balletto Civile), Dimitris Papaioannou; nelle serie TV “I Bastardi di Pizzofalcone”, “Gomorra”, “Medici – Master of Florence” e al Cinema ne “Il Contagio”. 

Testo e regia Elvira Scorza con Loris De Luna – Elvira Scorza.

Produzione Golden Show in collaborazione con Compagnia Effetto Pullman Anacoleti Officina Teatrale – Spazio Parnaso

Spettacolo vincitore sezione corti teatrali – Festival Inventaria 2019

“per la drammaturgia fresca e promettente, la regia organica al testo, per l’umorismo tanto denso quanto diretto”.

Debutto giugno 2019 – Festival Mirabilia.

Lo spettacolo è stato presentato a Roma, Cuneo e Torino.

Prossime date: 3 dicembre 2019, Teatro dei Fabbri, Trieste. Per prenotare https://www.goldenshowtrieste.com/spettacolo/qui/

Elvira nel 2020….

Una anticipazione sui futuri impegni di Elvira. Sarà tra i protagonisti del Macbeth, nel ruolo di una delle streghe, in scena dal 3 al 15 marzo 2020 al Teatro Carignano in Torino.

La dimora delle muse

Lo spettacolo è stato allestito presso Spazio Parnaso in Torino. Una realtà giovane, nata nel 2018.  Creato e gestito da Alessandro Filosa e Talia Donato.  Attori diplomati presso la scuola Romana.

Nella vasta sala all’interno si svolgono numerose attività.Una casa per le arti sceniche e performative.

Spettacoli da camera

Lo Spazio organizza una piccola rassegna Teatrale : “Spettacoli da camera”. Che ospita giovani e promettenti attori. Un teatro a portata di mano e dello spettatore che si trova a distanza ravvicinata. Volutamente in intimità con la storia e con gli attori, regalando la possibilità di sentirsi dentro la storia stessa.

Un ambiente accogliente, arredato in stile vintage. Come quando  si entra in una casa. In salotto, si conversa e non solo…….

Per saperne di più

https://www.facebook.com/spazioparnaso/

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