Storia, Valori, Violenza: cronaca di tre invenzioni


Se cercate bene tra i ranghi di Discorsivo, potreste imbattervi negli articoli di un ragazzone ormai cresciuto, con una grande passione per il fumetto, il cinema, i videogiochi… e la storia: una personalità polimorfica con cui sento di condividere la predisposizione al pensiero e alla riflessione.

Questo eclettico ragazzone è Enrico Mambelli, che da poco ha debuttato anche su Youtube e da lì ci offre i suoi racconti su avvenimenti di attualità, cinema, fumetti… persino cucina! Incuriosito dal titolo, ho visto il suo video intitolato “Fascino presente di un passato remoto”, e ho pensato di scriverne questa breve… recensione? Critica? Lode? Non lo so, ma a me questo video ha fatto pensare parecchio, e in maniera contrastante. Avreste voglia di guardarlo anche voi?

https://youtu.be/SDVAtk0d9Kc

Il tema è accattivante, e da subito il nostro Mambo ci porta dritti alla questione: sempre più persone sono affascinate da un certo modo di raccontare il passato, grazie a innumerevoli film e serie tv. Alcune di esse, come Vikings, puntano sulla storicità vera e propria, mentre nel caso del Trono di Spade ci troviamo di fronte ad una versione low-fantasy del nostro medioevo. Per non parlare dell’imminente serie tv sul Signore degli Anelli! L’entusiasmo e l’interesse suscitati per queste serie, come anche per il periodo storico a cui si riferiscono più o meno efficacemente, sono innegabili: sempre più persone ne parlano e ne scrivono, si moltiplicano i giochi con ambientazioni medievaleggianti; giochi da tavolo, di ruolo, videogiochi… tutti ben conosciuti dall’affezionato popolo dei nerd.

Per Mambo questo sguardo entusiastico rivolto al passato è soprattutto indice della rinnovata ricerca di una serie di valori che al giorno d’oggi sarebbero difficili da trovare: “un codice morale, un buon intreccio di storia, una concezione opposta della nostra realtà”, per citarne alcuni e proprio con le sue parole.

E’ proprio vero che nel mondo di oggi i valori sono creature così rare? Certamente si assiste a una loro rarefazione, ma forse proprio per questo non dovremmo abbandonarci così facilmente al nichilismo passivo (direbbe Nietzsche). Noi siamo i soggetti che danno valore agli oggetti del mondo – e agli altri soggetti che sono i viventi che ci circondano. A noi la responsabilità di questo processo di valorizzazione della nostra esperienza su questa Terra: mi basta ricordare un Peppino Impastato, un Falcone, un Borsellino per rammentarmi che, anche non troppo lontano nel tempo, ci sono state persone che hanno messo i valori al primo posto.

E’ innegabile però che il racconto mitizzato del passato offra una rappresentazione molto accattivante di quei valori che per fortuna sentiamo ancora nostri… ed è proprio qui che stanno la trappola e il tesoro. Tesoro, perché l’arte (e quella cinematografica non fa eccezione) è da sempre un veicolo di valori. Trappola, perché su cosa siano questi valori non c’è ancora chiarezza. Se quelli citati da Mambo come valori del passato sono “la forza bruta, la saggezza, l’astuzia”, mentre al giorno d’oggi sono più che altro “l’intelligenza, il saper parlare, il saper coinvolgere”, stiamo parlando davvero di valori o semplicemente di qualità messe in mostra o risvegliate da opere che spesso hanno dichiaratamente l’intrattenimento (in un certo senso, leggasi: il mercato) come fine? Bisognerebbe discutere e mettersi d’accordo su cosa siano realmente dei valori per noi: dal valore all’essere, non dall’essere al valore, direbbe Kant. La moralità (per chi scrive i valori sono soprattutto valori etici e morali) è qualcosa da creare in continuazione, non un dato di fatto che possiamo dedurre tout court dalle circostanze.

Attenzione poi: la Storia non coincide con la Storiografia. Per conoscere gli avvenimenti del passato, dobbiamo affidarci a un racconto di esso, e in questo racconto confluisce il sistema di valori del narratore. Anche quando a scrivere è uno storico affermato come Tacito, è bene mettere sotto uno sguardo critico ogni parola, specie quando parla dei nemici di Roma. E quando guardiamo il film le Crociate – Kingdom of Heaven, ricordiamoci di Tyerman e del suo trattato, L’invenzione delle Crociate. A maggior ragione, quando guardiamo Vikings non dobbiamo dimenticare che quella non è la Storia dei vichinghi, ma solo una sua narrazione: chi può sapere cosa realmente pensavano e a quali valori s’attenessero?

Tutti subiamo il fascino della narrazione, anche quando la violenza fa capolino. Il nazismo l’ha subita talmente tanto che sulla mitizzazione della storia e della violenza ci ha costruito un’ideologia, e Filippo Tommaso Marinetti parlava di “guerra, sola igiene del mondo”. Condivido con Mambo un certo fascino per la violenza raccontata nei film, nei giochi e nei libri, e mi accorgo con Hannah Arendt che la filosofia non ha riflettuto poi così tanto sulla violenza: se ne parla in maniera strumentale, come Machiavelli per cui la virtù politica comprende un certo grado di violenza, oppure in ambito metafisico come Eraclito di Efeso molto tempo prima: Πόλεμος πάντων μὲν πατήρ ἐστι, “il conflitto è padre di tutte le cose”. E ancora: “i patti, senza la spada, non sono che parole” (Hobbes).

La violenza sembra far parte della natura dell’essere umano e delle cose del mondo, e abituati alla sua messa in scena ci siamo assuefatti ad essa. Ce lo dice la Arendt nel saggio Sulla Violenza, ce lo conferma questo spot dell’Unicef di qualche anno fa. Se per sensibilizzare il pubblico contro gli orrori della guerra è più efficace la visione dei puffi bombardati piuttosto che quella di un villaggio distrutto in Medio Oriente, possiamo capire il grado di assuefazione alla violenza a cui siamo abituati.

Come i valori si creano, e le storie si narrano, anche la violenza sembra un’invenzione propriamente umana, che non è giustificata interamente dall’aggressività a livello biologico che ci accomuna agli altri animali. Questi ultimi lottano per la sopravvivenza, noi siamo capaci di lottare per questioni molto più futili – talvolta molto più importanti.

Non credo che i fan di Vikings vadano in giro a dar colpi d’ascia agli amici, per fortuna esiste anche un pubblico maturo; ma una riflessione su questo tema può farci soltanto bene. Un grazie a Mambo per tutte le suggestioni e gli spunti.

 

1 comment

Aggiungi
  1. Enrico Mambelli

    Nico grazie a te per questo articolo, è una bomba!
    Davvero.
    Sarebbe da approfondire anche sul concetto e sulla nascita della violenza ma ci vorrebbero 200 anni almeno.

+ Leave a Comment