NBA: la notte del DRAFT 2017. Veri e presunti campioni


22 giugno 2017: questa è la data in cui l’NBA, che ha appena decretato i Golden State Warriors campioni, inizia la sua stagione 2017.

Sì perché al netto della preseason, degli scambi di mercato, dell’inizio della regular season che, come sapete, viene snobbato da molte società (in un stagione che, se dura fino a giugno, conta più di 100 partite non puoi, e non devi, giocare sempre a 100 kmh) la stagione comincia con il DRAFT.

Non vi parlerò strettamente del DRAFT, anche perché di Markelle Fultz, play guard dal sicuro avvenire NBA, avrete già letto tutto quanto possibile.

Vi parlerò invece di quello che viene chiamato “steal of draft”, ovvero sia di quell’uomo che, per un motivo o per un altro, viene snobbato nella grande serata, salvo poi diventare magari un All Star o un uomo da quintetto base in una squadra da titolo e, così facendo, render gloria al General Manager che lo ha scelto.

Steal of DRAFT, i grandi snobbati

Volete degli esempi? Spaziando qua e là tra periodi in cui lo scouting non era certo al livello attuale ad oggi, dove si sa tutto di ogni singolo giocatore, anche se ha giocato solo a NBA2K nel salotto di casa sua, vi regalo 5 nomi:

1984 – Ok, nell’anno di Jordan (alla terza potrebbe essere considerato un furto), il vero furto si chiama John Houston Stockton. Recordman NBA negli assist e nelle palle rubate, 9 volte miglior passatore della lega, due ori olimpici (uno con il Dream Team). Sedicesima chiamata assoluta, con il draft rifatto oggi non andrebbe oltre la quarta chiamata [Jordan, Olajuwon, Barkley]. Ma lo sappiamo, dopo sono capaci tutti;

1996 – Dunque, Kobe va alla 11 e Nash alla 15, nell’epoca in cui non si sceglievano i liceali con così tanta frequenza, il furto per me è Nash. All Star, 2 MVP, 5 volte miglior passatore della Lega. Steven John Nash, oggi, sarebbe scelto nelle prime 10. Vi chiederete come mai un salto così “piccolo” dalla 15° ad un generico “nelle prime 10”. Detto di Kobe (che va alla 1 e non alla 11) il Draft del 1996 era pieno di talento. Iverson, Marbury, Allen, Walker, Abdur-Rahim… anche a posteriori è difficile fare una classifica in quanto sono tutti davvero bei giocatori. Personalmente sceglierei Nash come quarto: Kobe, Iverson, Allen, Nash;

1999 – San Antonio, neo campione NBA, con l’ultima chiamata del secondo giro seleziona un giovane argentino che gioca in Italia. Tal Emanuel David Ginóbili Maccari, per tutti “Manu”. 4 volte campione NBA, 2 All Star Game, 1 oro olimpico (se non sei americano vale doppio secondo me) e la palla in mano quando si decidono le gare, anche se in squadra ci sono Parker e Duncan;

2001 – l’NBA sta per chiudere il Draft che conta (il primo giro), verrà a minuti interrotta anche la diretta TV (le seconde scelte non interessano a nessuno) quando tocca agli Spurs che selezionano Tony Parker. In un Draft strano anziché no, dove la prima chiamata non se la ricorda nessuno (Kwame Brown, ndr) e dove giocatori di livello sono stati scartati (Agent 0, al secolo Gilbert Arenas e Mehmet Okur, solido giocatore di rotazione nei Pistons campioni nel 2004 ed All Star nel 2007, per dire, sono andati al secondo giro) resta lui il vero furto, William Anthony “Tony” Parker, 4 anelli NBA, 6 volte All Star, MVP delle finali nel 2007. Alla 28 chiamata;

2017 Jarrett Allen: come vi ho scritto prima, dopo sono capaci tutti… quindi voglio darvi la mia scommessa del 2017. Scelto solo alla numero 22 dai Brooklyn Nets, questo 2.11 ha un’apertura di braccia di 227 cm, un corpo scolpito ed un primo passo difensivo eccellente. Giocatore di intelligenza cestistica elevatissima per sfondare a livello NBA deve solo mettere su qualche chilo e migliorare nella resistenza ai contatti. Per me si parlerà di lui come lo “steal” del 2017. Naturalmente… potete non essere d’accordo.

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