Youtube Adpocalypse: un’intervista (già vecchia) a Quei Due Sul Server


Da sinistra, Nicola Palmieri (Redez) e Mario Palladino (Synergo), alias Quei Due Sul Server

Forse avrete già sentito parlare della Youtube Adpocalypse. In caso contrario, partiamo dalle basi.

Poter trovare video di ogni genere su Youtube, da quelli più innocui ai più controversi, è sicuramente un’ottima cosa per gli utenti. Un po’ meno per le aziende. Ragion per cui, gli inserzionisti hanno deciso di boicottare alcune tipologie di video per impedire che i propri marchi vengano associati a contenuti discutibili.

Tra questi c’è senz’altro quello prodotto dallo youtuber tedesco Jörg Sprave. All’indomani dell’attentato di Westminster, nel quale fu ucciso a coltellate anche il poliziotto Keith Palmer, Sprave ha deciso di dimostrare l’inefficacia dei giubbotti antiproiettile in dotazione agli agenti contro le armi da taglio. Un’inchiesta, per qualcuno; un’istigazione alla violenza, secondo Youtube. Il video è stato subito rimosso. Sprave l’ha ricaricato, aggiungendo qualche chiarimento, circa un mese dopo. (LINK)

Una carriera da youtuber può essere un semplice svago, ma anche un modo per ottenere visibilità. Personaggi come il talentuoso disegnatore Boban Pesov sono partiti con qualche video e ora si affacciano verso scenari sempre più importanti, come la pubblicazione di una graphic novel – il già discusso NaziVegan Heidi, scritto da Don Alemanno – e la possibilità di raccontare la propria esperienza di fronte al pubblico del Web Marketing Festival, che partirà a Rimini il 23 giugno.

Soprattutto, quello dello youtuber può diventare un lavoro vero e proprio. Con i video (e le inserzioni pubblicitarie) si può guadagnare abbastanza per migliorare sempre di più il proprio canale e trasformarlo in un’occupazione a tempo pieno. È questo a rendere la Youtube Adpocalypse una minaccia. Non potendo selezionare ogni singolo video in cui inserire la pubblicità, Youtube ha scelto di usare un algoritmo che analizza titolo e descrizione (ma anche l’audio) per intuire quale sia il contenuto del prodotto. E decidere di conseguenza se il creatore può monetizzare oppure no.

Alessandro Masala, creatore di Breaking Italy

“C’è stato quasi un annullamento dei guadagni”, ci spiega Mario Palladino, meglio noto come Synergo, co-creatore di Quei Due Sul Server, un famoso canale dedicato ai videogames che conta circa mezzo milione di iscritti e che è stato tra i primi a parlare della Youtube Adpocalypse. “Ora c’è una leggera problematica su quello che è il guadagno – prosegue – ma è leggera. Uno youtuber con dei numeri buoni può tranquillamente assorbirla”. Qualcuno (come Alessandro Masala di Breaking Italy) ha parlato di un taglio del 70% delle entrate. Qualcun altro ha citato cifre superiori. Ora la situazione è tornata quasi alla normalità, ma di certo si è trattato di qualcosa di poco piacevole, specialmente se si considera che a decidere tutto è un algoritmo. Un robot, per dirla in termini meno precisi. Un sistema programmato per escludere un video dalla “modalità con restrizioni”, quella monetizzabile, per il solo fatto di trattare determinati argomenti, senza considerare in quali termini se ne parli.

Un esempio, tratto dalla guida ufficiale di Youtube:

Se i protagonisti del video parlano dell’utilizzo o dell’abuso di droghe o assumono alcol, probabilmente il video in questione non sarà disponibile nella Modalità con restrizioni.

Questo perché il sistema non è ancora in grado di riconoscere il senso di un discorso. E probabilmente tratterà allo stesso modo sia uno youtuber che invita i propri utenti a fare un uso moderato di alcool, sia uno che li sfida a scolarsi un barile di grappa al pino mugo tutto d’un fiato mentre guidano un’autocisterna sul Grande raccordo anulare di Roma.

L’unica cosa da fare per capire come muoversi è testare l’algoritmo. “Ci sono degli esperimenti semplicissimi che si possono fare”. A parlare è Nicola “Redez” Palmieri, che in coppia con Synergo ha creato il canale Quei Due Sul Server. “Esiste un ‘peso’ che il motore di ricerca dà a ogni parola del titolo, della descrizione, dei tag o della tumbnail”. Da queste, il software decide se il video possa o meno entrare in modalità con restrizioni.

Il logo del canale di Quei Due Sul Server

Con tante contraddizioni: benché titoli o descrizioni riguardanti la violenza siano estromessi dalla modalità con restizioni, il duo molisano, in uno dei propri test, è riuscito a farsi passare un titolo come “Lego i bimbi piccoli”. Un segno che Youtube non è ancora in grado di distinguere un’azione deplorevole da un’importante marca di giocattoli danese. Ad ogni modo, “il test più semplice è cambiare titolo e descrizione e vedere come va”, conclude Redez.

Però, come precisa (ridacchiando) Synergo: “non pensate che quello che arrivate a capire valga per le successive 24 ore, perché potrebbe non essere così”. “Sì, perché prima l’algoritmo era meccanico, non “imparava” – spiega Redez – mentre ora apprende più velocemente. Un po’ come quello di Google, che impara sulle ricerche degli utenti. E adesso Youtube si sta muovendo in questa direzione, sempre di più”.

È questo a rendere l’intervista “già vecchia”, come da titolo. L’abbiamo realizzata pochi giorni fa, ma quello che ci siamo detti potrebbe essere cambiato appena poche ore dopo aver pubblicato queste righe. “Sono cose che si evolvono così rapidamente che è difficile fare il punto della situazione – sottolinea Synergo – però siamo contenti, perché almeno quelli di Youtube stanno tentando di metterci una pezza”. Infatti, ricorda Redez, “l’algoritmo è già cambiato. Quindi tutto quello che abbiamo detto nel primo video sulla Youtube Adpocalypse, in parte, è già stato “aggiornato”.

Insomma, il rischio di una migrazione di massa verso altri lidi, come Twitch o Dailymotion, sembra assottigliarsi sempre di più. “Anche perché c’è da dire che è un bel rischio lasciare una piattaforma che conta tantissimi utenti mostruosamente abitudinari”, è l’analisi di Synergo. “Lo stesso passare su piattaforme conosciute e apprezzate, come Twitch, ti fa notare il cambio drastico di numeri. Uno potrebbe dire ‘Beh, su Twitch sono live, su Youtube sono video’. Però quando fai una live su Youtube arrivi a fare anche il doppio dei numeri che fai su Twitch. Questo per far capire quanto sia faticoso per l’utenza migrare su un’altra piattaforma”.

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