Ferrari 2014 e 1992…analogie?


La stagione 2014 della Ferrari non è stata certamente esaltante, con il solo terzo posto in Cina da parte di Alonso e un unico giro veloce nell’arco del campionato. Tuttavia, se si sfogliano gli annali, non è neanche andata malissimo considerando alcune stagioni passate: oggi prendiamo in considerazione la Ferrari F92A.

Nel 1991 c’erano state tutte le avvisaglie per comprendere come la Ferrari in quel periodo fosse un po’ allo sbando data la carenza di risultati prestigiosi: clamorosi ad esempio l’allontanamento di Cesare Fiorio dal suo ruolo di Direttore Sportivo e il post Gran Premio del Giappone di Alain Prost, colpevole di essersi espresso in termini poco lusinghieri verso la sua Ferrari (“Sembra di guidare un camion”). Da ciò, il progetto dell’auto del 1992 doveva necessariamente prendere quanto (poco) di buono avevano le auto delle stagioni precedenti, innovando e azzardando il più possibile: in questo l’auto progettata da Steve Nichols (il padre della McLaren del 1988) e dall’ingegnere aeronautico Jean-Claude Migeot rispondeva esattamente a questi canoni. La F92A era una vettura realizzata con materiali avveniristici e con soluzioni aerodinamiche prese direttamente spunto dagli aerei militari (tanto da consegnarle l’appellativo di “caccia”) come le innovative pance laterali che nella parte anteriore erano staccate dal corpo vettura.

Partendo dal muso, si potevano notare numerose “novità” per i tempi: il muso alto e affusolato che si accordava all’alettone anteriore con due piloncini (infatti Migeot aveva collaborato con Harvey Postlethwaite nella prima auto con il muso alto della storia della F1, la mitica Tyrrell 019 del 1990) e i due voluminosi convogliatori di flussi che consentivano di pulire la zona delle fiancate. In questa zona infatti c’erano due caratteristiche: la prima era la presenza di un doppio fondo, che dava origine ad un vero e proprio passaggio alto 15 centimetri tra la scocca e il fondo vero e proprio dell’auto, per cercare di creare una sorta di effetto Venturi tra la vettura e il suolo (come le auto degli anni ’80 con le minigonne); la seconda novità erano le pance, che erano ovali e staccate dal corpo centrale della vettura. Il motore era il poderoso V12 a 65°, oggetto anch’esso di modifiche, dimostratesi poi inutili, data l’inaffidabilità dello stesso: nonostante la mancanza di ben 35 cavalli di potenza rispetto al motore precedente, l’affidabilità non aumentò a causa di una fascia raschia olio in meno che consentiva ai gas ad alta pressione di “trafilare”, causando continue rotture, tanto da costringere la Scuderia a tornare al vecchio motore già dopo la seconda gara.

I due piloti, Jean Alesi e Ivan Capelli, avevano tra le mani un’auto strepitosa in galleria del vento, ma inguidabile in pista: poco maneggevole a causa del doppio fondo e sempre con così gravi problemi al motore da portare spesso al ritiro. Concettualmente il lavoro di Migeot era buono, ma in pista spesso l’auto, proprio per il doppio fondo adottato, diventava improvvisamente instabile, poiché ogni minima variazione da terra risultava negativa per la guida e su piste “ballerine” e con sconnessioni, la F92 non aveva abbastanza aderenza e mancava di velocità di punta. In definitiva, andava bene solo quando pioveva, dove contava poco la velocità e l’aderenza: non un granchè… Dopo il GP del Belgio, venne introdotta anche la versione F92AT, dove la T denominava il cambio trasversale, più leggero e più compatto di quello longitudinale, ma che non ha migliorato l’affidabilità dell’auto. Alesi, pilota combattente, era riuscito anche a strappare due terzi posti in Spagna e in Canada, ma la stagione fu dominata dalla Williams FW14 (caratterizzata dalle sospensioni attive, che le valsero il nomignolo di “l’auto venuta da un altro pianeta”) di Nigel Mansell, che si laureò campione a 39 anni. Per il secondo anno consecutivo, la Ferrari non ebbe né vittorie né poles né giri veloci, che le valsero il misero quarto posto dietro Williams, McLaren e Benetton.

In definitiva, la F92A era stata annunciata come l’auto innovativa per la riscossa, ma in pista aveva poi clamorosamente “toppato” nelle aspettative (anche se mai come l’orribile 312T5): forse la F14T non è stata l’auto peggiore in assoluto, ma le analogie certo non mancano…

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