Stan Lee, la Marvel e Superman – L’influenza di un mito


Premessa: questo pezzo era due mesi e mezzo che chi scrive si era ripromesso di completarlo. La prima versione era una bozza, lacunosa in più punti. Poi nel frattempo sono venute altre esigenze, quella di introdurre la serie tv di Daredevil e lo straordinario Avengers: Age of Ultron, poi la riscoperta di saghe ricche di suspance aveva prevaricato. Però l’idea è sempre rimasta lì, come un tarlo, che rode e rode finché non è sazio. E allora saziamolo, questo maledetto/benedetto tarlo.

(Super)uomini e tipi

La politica di Stan Lee, da che l’Uomo del Sorriso ha preso in mano le sorti della Timely – Atlas e le ha dato quel profilo che oggi tutti conosciamo, è sempre stato chiaro: al centro ci vanno gli uomini, non gli eroi. Punto. E il seguito man mano si è alzato, perché la gente sognava di essere Batman ma iniziava a riconoscersi in Peter Parker che si prendeva cura della zia May e in Capitan America che non riconosceva più il paese in cui era cresciuto. Il rispetto per la DC era enorme (sempre stato), ma le concezioni erano diametralmente opposte. Per non parlare del fatto che dall’altra parte c’era Lui, e Lui era quanto più lontano si potesse concepire dalle tipologie marvelliane dell’eroe. Ancora più di Batman, che in fondo i suoi epigoni nella Superman-Suit-History-First-AppearanceCasa delle Idee li ha da un bel po’ e nessuno di questi sfigura di fronte all’originale (Daredevil e Pantera Nera se ne spartiscono equamente l’eredità in maniera egregia).

Ma Quello… Quello era il Primo Supereroe, la pietra scartata dagli editori che era diventata la pietra d’angolo – e l’utilizzo della parafrasi biblica è voluta – il punto di partenza che aveva avviato un intero genere narrativo.  Stiamo parlando, si è ampiamente capito, di Superman, l’eroe che tutto ha sempre potuto e conseguito, quello che era diventato addirittura una metafora cristologica neanche troppo nascosta, come candidamente avevano raccontato i due inventori, Jerry Siegel e Joe Shuster, l’alieno arrivato da un altro mondo al collasso per aiutare con le sue straordinarie facoltà chi aveva bisogno, l’(oltre)uomo capace persino di  tornare indietro dall’Aldilà (quello vero!) nella saga di Dan Jurgens iniziata nel 1992 che tanto fece scalpore. Clarkentsupermanl’uomod’acciaio era diventato la versione incarnata/incartata del Salvatore, il second coming. E lo è stato, se non altro per coloro che da allora hanno letto fumetti.

“Segua quel Superman!”

Però… Però già nel 1962 l’idea di creare un personaggio con caratteristiche speculari solleticava. Da qui nacque Thor, che ricordava Superman nella metafora divina, nella stazza fisica massiccia, nella capacità di volo (tramite martello, d’accordo, non mettevi a fare la punta agli spilli ora), nel mantello, e nella fragilità dell’alter ego. Come? Thor nell’ Universo Cinematografico Marvel non ha un alter ego? Potenza del teleschermo, ma fatto sta che il Tonante quando nacque  su carta era confinato per decreto di Odino nel corpo dello zoppo Donald Blake, un medico che dedicava la sua vita ai malati più bisognosi, e che a tempo perso faceva l’eroe. Nel 1967 fu la volta di Capitan Marvel (quello Marvel, non Shazam), l’alieno Mar – Vell, un Kree, venuto per riferire su come conquistare il nostro pianeta e conquistato lui per primo dalla civiltà terrestre e decise di stabilirvisi: capacità di volo, forza sovrumana e capacità di assorbire l’energia solare e trasformarla in raggi laser le caratteristiche di un personaggio che, questa volta, aveva il superproblema di essere un traditore della sua gente, e da qui prenderà poi il via la famosa saga relativa alla guerra Kree – Skrull.  Poi si pensò a una versione puramente ispirata all’originale, con cui far scontrare hypeHyperion, leader dello Squadrone Sinistro che nel 1969 creò Roy Thomas, i cui membri si rifacevano  ai membri della JLA e che il geniale autore fece scontrare con i Vendicatori.

L’ondata non si fermò neppure nel decennio successivo, dove apparvero tre epigoni dell’Uomo d’Acciaio. Si ricominciò fu lo stesso Hyperion, di cui due anni dopo lo stesso Thomas creò una versione proveniente da una realtà alternativa (Terra – 712), che col tempo è diventato alleato degli Avengers e gradito ospite dell’universo regolare. Di seguito, vennero Wundarr (1973), Omega (1976) e Gladiatore (1977), un trio di extraterrestri con storie e facoltà differenti. Il primo era una sorta di Superman in versione hippie, dotato di superforza e vasta cultura, mentre il secondo, simile al kryptoniano nell’outfit, era anche l’ultimo di una razza di non – umanoidi, era stato mandato sul pianeta Srenesk dove aveva messo i suoi poteri al servizio della comunità e traeva i suoi poteri  psionici dalle biosfere dei pianti.  E se dei primi due si sono perse le tracce, Kallark (questo il vero nome dell’ultimo citato) invece è stato più volte protagonista anche in epoche più recenti: si tratta di una guardia reale al servizio dell’imperatore degli Shi’ar, e possiede molte caratteristiche delle abilità di Superman (supervelocità, superforza, volo, supervista sono solo alcuni) e… uno stemma simile. Insomma, alla Marvel non vollero mai creare uno pressoché perfetto come l’alter ego di Clark Kent, ma non disdegnavano neanche superesseri con abilità simili.

Negli anni ’80 e ’90 questa  tendenza passo di moda, si preferì puntare su personaggi già conosciuti da approfondire meglio (Daredevil e Punitore tra gli altri) e magari ispirarsi ad altri della DC per creare i propri, come quel Deadpool che nacque come parodia di Deathstroke e che per la sua goliardia diventò in breve tempo idolo dei lettori.  Superman, tuttavia, tornò di moda con il nuovo millennio.

Tutti i superuomini del presente

2163650-1230196-sentry_superIl primo della nuova serie fu Sentry (2000), e non fu proprio un personaggio d’esordio trascurabile.  Creato da Paul Jenkins in un’operazione di metafumetto e di anticonformismo che più “meta-“ e “anti-“ non si può, Bob Reynolds è un terrestre, ma non un buon figlio di buona gente. È un tossicodipendente, alcolista e sofferente di disturbi psichici, e per un incontro fortunato si ritrova dotato del potere “di mille soli che esplodono”. Purtroppo, queste nuove possibilità amplificano anche i suoi problemi, tanto che il suo peggior nemico, Void, è una sua terza personalità. L’unico che riuscirà a domarlo, almeno in parte, è quel Norman Osborn che se lo farà quando salirà al potere amico grazie alla comune esperienza con “certe vocine nella testa”. Dopo Sentry, alla Marvel sarà un susseguirsi: una ulteriore versione di Hyperion (2003) in quel Supreme Power della linea più matura, che nasce con gli stessi presupposti di Superman ma con una sostanziale differenza: “Cosa sarebbe successo se quel bambino alieno lo avessero allevato i federali statunitensi?”. La risposta (“Avrebbero cercato di farne un’arma”) è uno dei temi centrali di una saga straordinaria che brilla per maturità e attualità. Successivamente,  vide la luce Virtue (2005), quello più simile all’originale: inviato sulla Terra con un razzo dalla Galassia Skrull, cresciuto per diventare un supereroe con tanto di superforza, volo e… un’identità segreta come reporter al Daily Bugle. Negli ultimi dieci anni, infine, la Casa delle Idee ha sfornato gli ultimi, ovvero Blue Marvel (2009), e Sun God (2014). Il primo ha, come altri, superforza, supervelocità, capacità di volo, supersensi e addirittura una sua personale versione della Fortezza della Solitudine. Il secondo è come Hyperion un omaggio alla JLA, dato che fa parte di una lega chiamata J.U.S.T.I.C.E., la quale durante un’incursione tra la sua Terra e quella dell’universo classico Marvel si scontra con gli Illuminati. Sun God sceglie con gli altri membri sconfitti di non seguire questi ultimi e di morire insieme alla sua realtà, nonostante gli invito degli Illuminati stessi a seguirli.

Insomma, la storia della Marvel ha sempre cercato, da lontano, di avere un “suo” Superman, che però non avesse l’aura di perfezione e invincibilità che da sempre circonda il Primo Supereroe anche nei momenti più bui. Uno che, ribadiamo, è l’esatto contrario del prototipo dell’eroe della Casa delle Idee, ma che non per questo non è da prendere come parametro. Quello che comunque conta, come sempre, è il grater good della Marvel.

 

 

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