Elogio delle edicole (per quelle che rimangono)


Uno dei ricordi più vividi che ho dell’infanzia è di quando andavo in edicola. Ancora più della biblioteca o della libreria (a cui mi sono avvicinato più tardi) l’edicola era per me il luogo dei sogni, lo scrigno misterioso di ogni avventura e meraviglia. Ricordo edicole piene fino all’orlo di riviste, quotidiani e giornaletti, l’odore forte della carta stampata di fresco che riempiva l’aria e che mi soffermavo ad annusare sulle pagine del giornalino appena uscito, la luce calda dell’estate lasciata fuori dalle pesanti tende scure che coprivano l’edicola mantenendola all’ombra, rendendola simile ad una caverna fresca e invitante. Cominciò tutto con Topolino, che fin da piccolissimo aspettavo con ansia che uscisse il mercoledì, tanto da far diventare quel giorno il giorno eletto, il centro della mia settimana e il suo momento più alto.
Poi c’è stata la scoperta di altri giornalini (uno su tutti, il mitico Pk), ogni volta con quella curiosità, quello stupore che riempiva giornate intere di attesa e sbocciava quando i tuoi ti davano cinquemila lire per comprare quello che desideravi tanto. E i manga, tutte quelle copertine e quei nomi giapponesi così intriganti e le storie di robot, donne che si trasformano in uomini, onde energetiche, cavalieri e pirati… l’edicola mi sorprendeva, perché mi aveva tenuto nascosto per tanto tempo tutte quelle novità e per questo stupore nel mio cuore la ringraziavo.

In tempi di ebook, giornali on line e download selvaggi e pirateschi di qualsiasi tipo di contenuto, scrivere un pezzo in difesa delle edicole farà di certo sorridere qualcuno. L’edicola, come la libreria richiede un comportamento attivo e partecipe della persona nell’acquisto, si esce di casa, si percorre una certa distanza e si entra fisicamente in un luogo, dove si possono incontrare persone, chiedere chiarimenti e toccare con mano quello che si acquista.
Pensateci: quanto è moderno e rivoluzionario, oggi, alzarsi dal divano e investire un po’ del nostro tempo per muoverci in edicola o libreria e scegliere cosa leggere, chiedere e ricevere consigli, instaurare relazioni? Rinunciare a tutto questo per la comodità di non uscire di casa, è la più grande sconfitta a cui possiamo andare incontro, è come scegliere di non parlare dal vivo con una persona, perché tanto le potremo scrivere un messaggio più tardi, quando saremo a debita distanza.
Ormai le edicole stanno scomparendo, e questa è una tendenza che è quasi impossibile fermare, i formati digitali e le pubblicazioni on line sono troppo forti per poter essere contrastati, e forse in tutto questo non c’è niente di male, forse io ora sono come i sostenitori del calesse quando vedevano le prime automobili circolare per le strade. Accetto l’evoluzione e il progresso, ma ho anche il diritto che un po’ di nostalgia rimanga dentro di me, quando l’ultima edicola chiuderà e non potrò più sentire l’odore della carta stampata di fresco, o aspettare il camioncino dei giornali che svolta all’angolo della strada, dirigendosi all’edicola carico di tesori e di fantasia.

Se ho sviluppato nel tempo e mantengo tutt’ora la curiosità verso il mondo e la voglia di scrivere, leggere e raccontare beh, lo devo in buona parte anche alle bellissime esperienze fatte nelle edicole da bambino, come i ragazzini protagonisti di It di Stephen King, persi e stupefatti in un mondo pieno di magia in cui sono immersi e il cui ricordo, almeno fino a un certo punto, non li abbandona. Io a differenza loro non voglio dimenticare e sono certo che non lo farò, perché sarebbe come dimenticare chi sono, da dove vengo e, come recita il titolo del famoso dipinto di Gaugin, dove voglio andare.

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Elogio delle edicole (per quelle che rimangono) di Fabio Pirola è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

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