In Spagna nuove frontiere per gli artisti emergenti: la storia di Roberto Mantovani


Roberto Mantovani: un ponte tra Italia e Spagna e 10 anni di attività nel campo della promozione musicale

Nel panorama attuale per un giovane artista emergente trovare un buon canale di promozione si sa non è facile. Una volta c’erano i produttori musicali e oggi, complice la crisi e il nuovo che avanza, come fa un artista ad emergere? L’intuizione arriva dalla vicina Spagna del sud dove da anni vive e lavora Roberto Mantovani, trent’anni, originario di Vercelli, un amore smisurato per gli animali, una vita tranquilla, la primavera tutto l’anno nella sua accogliente casa di Málaga, e soprattutto lei, la musica.

Avevo vent’anni quando ho iniziato con Claudio Cecchetto – racconta Roberto dalla meravigliosa terrazza panoramica che si affaccia sul Mediterraneo – e dopo 6 anni di intenso lavoro in cui ho imparato a muovermi nel settore ho deciso di fare il grande salto. Oggi vivo fuori dagli schemi – continua – lontano dal fragore, la mia giornata è scandita da ritmi lenti, e qui a casa mia i miei collaboratori, gli artisti che mi vogliono conoscere, gli amici di sempre sono i benvenuti. Io sono uno da barbecue, mi piace la vita slow, comoda ma senza fronzoli, mi piacciono i rapporti autentici e schietti.

L’avventura spagnola

Il mondo della musica per me è una passione irrinunciabile, ma quando a metà del 2000 ho capito che con quella non ci campavo ho deciso di cambiare strada. Oggi Roberto in Spagna ha il suo quartier generale, è a capo della Mantovani Group (www.robertomantovani.com), una holding che controlla 8 aziende in 5 diversi paesi, il suo core business è nel settore immobiliare ma continua a lavorare nel mondo della promozione musicale, con tutti i contatti che si è costruito negli anni tra l’Italia, la Spagna e altri paesi.

Dal 2007 dopo una vacanza in Andalusia dove ha deciso poi di trasferirsi, ha fatto un piccolo investimento comprandosi casa, ha avviato una collaborazione come editor con la sede di Sony Entertainment di Barcellona e da lì e partita la sua esperienza spagnola.

Roberto non si ferma mai, è un combattivo entusiasta e se gli parli di crisi gli viene l’orticaria: certo quella c’è, afferma, ma se tu sei un imprenditore devi partire ogni giorno con spirito agguerrito, non mollare, soprattutto se credi in quello che fai. Sicuramente ti devi organizzare, diversificare e nulla deve essere lasciato all’ improvvisazione, soprattutto oggi che le cose cambiano in fretta e i soldi sono pochi.

Tra numeri e talento

Il settore discografico poi, non ti da da mangiare – continua Roberto – lui che quando ha lasciato l’Italia lavorava dedicando mille energie e tempo a progetti musicali raccogliendo la maggior parte delle volte briciole. Ha visto tanti che facevano il lavoro di promoter che poi hanno dovuto abbandonare, perché non si sono adattati al cambiamento, il digitale e internet hanno rivoluzionato completamente il mercato: se vuoi offrire un servizio oggi ad un artista devi dare qualcosa di più ampio ma soprattutto misurabile.

Adesso quando ti siedi ad un tavolo di trattativa con una major ti chiedono quanto puoi vendere, quanto fai coi social network, cosa ottieni di riscontro mediatico, quante visualizzazioni hai su youtube e, ahimè, il talento è l’ultima cosa perché contano i numeri.

Roberto, che vanta collaborazioni con Sony Music Entertainment España e Latinoamerica, Warner Music Group ed Edel, riesce a portare in una major 1 o 2 artisti su 10 ed è già buono. Dato poi che le radio passano di rado musica emergente, per fare i famosi numeri ha affrontato il problema alla radice: ha creato un programma radiofonico, compra spazi sulle emittenti e poi ne monitora passaggi e ascolti. Così a chi si rivolge a lui con un budget preciso, può offrire qualcosa di concreto e dimostrabile, senza promettere chimere. Ma il talento, quello, ci vuole.

Come avere successo?

In Italia il panorama musicale oggi è troppo viziato dai talent e dai reality show, i giovani si stanno abituando all’idea che se vogliono cantare possono farlo senza quasi preoccuparsi del fatto di avere talento, ma in realtà c’è un sottobosco musicale ricco di cose meravigliose, e quando le scova Roberto è appagato, e allora il suo consiglio è se si ha un’idea buona, è bene iniziare senza inutili intermediari, sedicenti produttori o arrangiatori, meglio allora pagarsi un buono studio di registrazione e autoprodursi. Sicuramente un buon trampolino nella realtà italiana è il MEI – dice- , l’unica vera risorsa che attualmente si rivolge al mercato con un senso, in Spagna non esiste una realtà simile: classifiche, novità, eventi, promozioni, qualcosa insomma di alternativo e collettore di occasioni, dove i media invece ahimè sono assenti.

C’è davvero tanto da fare per lanciare giovani di talento e Roberto, sempre in fermento le pensa tutte: oltre ad avere appena acquistato una frequenza radiofonica a Malaga è coinvolto su più fronti: con Elena, sorella della già affermata cantante Elisa, sta lanciando un progetto di booking a Formentera per occuparsi di tour internazionali per artisti italiani, oltre che seguire anche passioni filantropiche, impegnandosi in progetti che uniscono la musica alla solidarietà; insomma una vulcano in eruzione che in 10 anni ha fatto strada e ora guarda sempre più avanti, una scommessa che vince ogni giorno.

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