Gli adulti sono più giovani di noi (e tua mamma sembra tua sorella)


Sono sempre di più le donne a cui non si riesce ad attribuire un’età ben precisa. Ci avete fatto caso anche voi? E se poi sono di spalle… oh, allora diventa veramente difficile, se non addirittura diabolico.

Ormai, quando si incontra una donna, c’è una sola domanda ricorrente che sovrasta tutte le altre: ma quanti anni potrà avere? Perché in effetti a giudicare dai capelli (tagliati corti a caschetto o lunghi e scalati, qualche colpo di sole o un piccolo aiuto con le extension), dal volto abbronzato con annessi Ray-Ban giovanili e colorati che coprono gli occhi e soprattutto dai vestiti, felpe dalle scritte più sbarazzine e improbabili (OGGI FACCIO LA BRAVA, oppure NON MI STUZZICARE) e scarpe basse e sportive tempestate di strass e borchie, l’età resta indefinita e l’unico pronostico che posso fare è che sia compresa tra i quindici e i cinquantacinque anni, anche qui con un certo margine di errore verso l’alto.

Attenzione, il fenomeno sopra descritto non vale solo per le donne, certo: ma in loro è senza dubbio più accentuato. Gli adulti stanno tornando giovani, e più passa il tempo più il fenomeno accelera. Vanno in palestra a ballare la Zumba o a fare spinning, striding (sì, esiste davvero) e pilates, vestono giovanile – a volte troppo – e si concedono persino il lusso di usare i social network come e più di molti adolescenti, con i figli che avvampano di imbarazzo quando vedono che la loro madre posta su Facebook foto dove è mezza sbronza o commenta con allusioni erotiche i post delle amiche.

Alzi la mano chi ancora non conosce un adulto che sia iscritto a Instagram e che invece di farti gli auguri con un banale, stantio sms ti scrive sulla già intasata bacheca di Facebook, magari taggandoti in un video burlone con cani parlanti vestiti da poliziotti.

Sono loro i nuovi giovani, e sono i più pericolosi. Perché sommano in loro l’entusiasmo dei giovani – appunto – con l’esperienza di vita degli adulti e il risultato è una gioventù 2.0 potenzialmente immortale, che tra dieci o vent’anni ci consegnerà anziani che non sembreranno più tali, piuttosto giovani adulti dall’aspetto anacronistico che ci imbarazzerà chiamare mamma o papà, figuriamoci nonna o nonno. Come viaggiatori nel tempo capitati per sbaglio in un’epoca diversa dalla loro, li guarderemo con un misto di stupore e curiosità e gli chiederemo: cosa avete fatto per ridurvi così? Non eravate grandi, una volta?

E i giovani, quelli veri? Ecco, noi ci troviamo nella condizione di assistere a versioni mature di noi stessi che girano per casa lamentandosi della vita, rubano vestiti dal nostro armadio per indossarli all’aperitivo e ci chiedono consigli sulla marca di tabacco da utilizzare per le sigarette fatte a mano. Dobbiamo dire loro che sono vecchi? Metterli di fronte alla realtà? No, piuttosto iniziamo a prenderci cura di loro, e a buttare un occhio in più quando sono alle prese con le loro incombenze quotidiane. Non facciamoli sentire soli o incompresi, incoraggiamoli nei momenti di difficoltà (Il tanga non mi sta bene? Il leopardato mi stona? Dì la verità, stona?) e premiamoli quando fanno le cose per bene. In fondo, ormai hanno una certa età.

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