L’altra metà della primavera


Ed è di nuovo primavera. Ennesima perturbazione siberiana decisa a portare freddo, piogge e socialismo sul continente europeo, a parte. Peccato che il cambiamento climatico in arrivo non prometta solo passeggiate pomeridiane, amori adolescenziali e cerbiatti.

Possiamo infatti scomodare tutti gli aggettivi e i vezzeggiativi a nostra disposizione, ma bisogna ammetterlo: almeno per la prima metà della stagione, il tempo è di merda. È più facile che un meteorite si abbatta su una cittadina sconosciuta degli Urali, che passi una settimana di marzo senza una goccia di pioggia. Usciamo di casa circondati da viali di ciliegi in fiore come la protagonista di uno Shoujo manga, e svoltato l’angolo ci piomba addosso uno scroscio da stagione dei monsoni: non sai se ripararti sotto un portone, o cominciare a costruire l’arca. Spunteranno pure le margherite, gli usignoli intoneranno pure i loro gorgheggi, ma con tutta questa umidità il nostro contributo allo scenario disneyano sarà al massimo una quantità spropositata di muco. Come se non bastasse, tornano allo scoperto allergie, intolleranze, il virus dell’influenza, tonsilliti, l’appendice che ti sei già operato.

Inoltre, dismessi gli abiti imbottiti, dobbiamo trovare una buona scusa per lo strato di grasso superfluo accumulato durante l’inverno. Metabolismo di una foca monaca? Irrisolto desiderio di maternità? Sarà necessario almeno tentare di redigere un piano quinquennale di dieta. A rendere ancora più pesanti i kg di troppo, la ricomparsa degli amanti dello sport all’aria aperta – e delle fasce in spugna –, in particolare gli appassionati di jogging. Che non si limitano a battere i sentieri dei giardini pubblici, no. Il vero jogger è quello che corre da casa al cancello del parco, e ritorno. Rigorosamente sulla carreggiata accanto alla pista ciclabile, saltellando sul posto e improvvisando finte partenze in caso di semaforo rosso. Secondo il codice della strada, la loro capacità di sollecitare un colpo omicida di acceleratore dell’automobilista è superata solo da quella degli anziani in bicicletta carichi di borse della spesa.

Ancora, che lo desideriamo o no, il trionfale ritorno dei leggings è imminente. Non che durante l’inverno siano completamente spariti dalla circolazione, sia chiaro. È capitato a chiunque di incontrare una impavida indossatrice di fuseaux nel pieno di una tormenta di neve. Ci sono solo due tesi scientifiche in grado di spiegare il fenomeno. Marvel insegna che l’ennesima lampada abbronzante potrebbe aver originato una mutazione a livello genetico, così da rendere l’epidermide di queste super eroine della calza elasticizzata insensibile alla temperatura esterna. Nonché dotarle di sguardo laser in grado di incenerire le attuali morose degli ex. Oppure potrebbe trattarsi di esemplari umani che hanno compiuto un ulteriore passo sul cammino evolutivo darwiniano, motivo per cui presentano una spiccata villosità degli arti inferiori, che permette loro di affrontare i mesi invernali con le All Star in tela.

A questo punto non si può fare a meno di notare un elemento ricorrente: un bel po’ di cose sgradevoli fanno la loro ricomparsa in primavera. A proposito, abbiamo già menzionato il Conclave e la formazione del nuovo governo italiano?

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