Né vittime né malate


20 novembre 2012, Bologna
TDOR -Transgender Day of Remembrance

Ieri sera in piazza Ravegnana, sotto le due Torri, si è riunita una folla.

Eravamo lì per una commemorazione importante. Per ricordare delle persone speciali.

Persone che hanno votato la loro vita alla lotta. Una lotta viscerale, mirata alla propria autodeterminazione, alla conquista del diritto ad esprimere se stesse nonostante l’altissimo prezzo da pagare.

Un prezzo determinato totalmente dal contesto sociale: dall’emarginazione alla disoccupazione, dallo stupro alla tortura e infine la morte. Sia causata direttamente, con l’omicidio che indotta, con il suicidio.

L’indagine “Trans Murder Monitoring Project” parla chiaro: dal gennaio del 2008 ad oggi, 1.083 trans hanno perso la vita, 265 solo nel 2012.

Con una fiaccola in mano abbiamo letto ad alta voce i nomi di tutte/i le/i trans uccise/i dall’odio transfobico, vittime di un sistema che considera ancora l’essere Trans* (transessuali, transgender e travestiti) come una patologia psichiatrica da curare.

Alla lista mancava un nome. Quello di Cece McDonald, giovane donna trans statunitense, ennesima vittima di violenza che ora sconta la sua pena in carcere per essersi difesa uccidendo il suo aggressore, e a cui abbiamo dedicato tutta la nostra solidarietà.

L’Italia rimane ai primi posti per la violenza nei confronti delle persone trans, che si aggiunge a quella di genere nei confronti delle donne. A novembre la commissione Giustizia della Camera ha respinto il testo base per una legge contro l’omofobia e la transfobia per ampliare la legge Mancino che punisce i crimini motivati dall’odio.

I dati raccolti al riguardo non possono che essere incompleti, soprattutto perché spesso le vittime di un omicidio transfobico vengono registrate con il loro nome d’anagrafe senza riportarne l’identità transgender. Inoltre non vengono conteggiati i suicidi causati dalla sanzione sociale dedicata all’esperienza trans, soluzione estrema a cui giunge una persona dopo anni di vessazioni e solitudine.

Ricordare i morti serve per non cancellarli dalla memoria.

Per ricordare chi erano e come hanno vissuto. Per trarre, dalle loro azioni, qualche insegnamento.

Ma anche e soprattutto per evitare che la violenza si ripeta e che la lista si allunghi.

Ricordare questi morti deve costringere le istituzioni a una presa di posizione, che non sia il rimanere in silenzio o voltare la faccia dall’altra parte.

La politica è figlia della cultura e la cultura viene influenzata dalla politica.

Nè vittime, nè malate. Ma chiamare ogni cosa col proprio nome traendone un insegnamento fondamentale sia per noi stessi che per la creazione di una politica che aspiri ad essere realmente democratica: affermare la propria libertà di essere e autodeterminarsi, nel rispetto e con il rispetto dell’altro, ricordandoci sempre che i diritti fondamentali della persona non sono appannaggio di determinate categorie ed èlites, ma nel momento in cui vengono negati a qualcuno, vengono negati a tutti.

4 Comments

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  1. Livio

    che brutta situazione… come vedere ogni giorno in prima pagina le bombe su gaza e subito sotto un politico che cerca il modo più furbo per vincere le primarie…

  2. Marco

    in un mondo sessista dove ogni giorno vengono serviti autodafè verso il “diverso”, questo articolo è una piccola goccia di verità e di protesta nel deserto dell’insensibilità culturale e politica di questo paese. Il diritto di esistere con la propria peculiarità viene ostacolato anche dalle religioni dalla scuola e dalle istituzioni.

  3. Lara Conte

    Grazie per i vostri commenti. La banalità nel fare e ingnorare la violenza si palesa a partire dalla superficialità del quotidiano e in ugual modo in una lunga lista di decessi. Il cambiamento parte davvero da noi, prima che dalle istituzioni, attraverso il linguaggio, il comportamento e la presa di posizione nei confronti delle istituzioni.

  4. Alessandra

    e vogliamo ricordare il giovane che ieri si è tolto la vita perchè deriso dai coetanei su fb????
    e questa è definita società civile…

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