America
E poi diciamo America, come una speranza,
come l’isola che non c’è.
A guardarci bene, non è che li stiano tanto meglio.
Ma l’America è un sogno,
non è più una nazione,
forse non lo è mai stata;
più che altro è uno stato d’animo.
I continenti sono così: troppo grandi per essere paesi,
troppo piccoli per essere mondi.
L’Asia per esempio, che profuma di spezie al solo pensarla,
di misteriosi omicidi, consumati nelle notti afose e senza luna;
e si dice, che qualcuno laggiù abbia incontrato Dio.
Il Sud America, quando ci penso
sento la pelle che freme e la voglia di rivoluzione;
sento i tamburi,
che battono nel fondo della giungla,
vedo le piramidi di Mechico Tenoctitlan,
un giaguaro mi guarda appollaiato su un albero
e un sacerdote espone un cuore al sole,
il Dio del mais per oggi
sarà placato.
E l’Africa, le sue giornate senza tempo,
il suo cielo, che è padre di tutti,
sentirsi liberi, sentirsi odiati, amati,
e la terra rossa che, si narra,
ha quel colore a causa del sangue che ci hanno versato.
L’Europa, la mia patria, con i castelli e i prati,
la spocchia di chi si è scordato
com’è perdere,
troppo presto.
Il grigio, delle pietre e delle guerre,
e tanti sogni lasciati a marcire.
Ed ecco che torna,
l’America, il nord,
I viaggi on the road e gli indiani,
ognuno ha una sua America,
ognuno la vede a modo suo:
imperialista, cafona,
di plastica o dorata,
coraggiosa, libera,
odiosa, bigotta o aperta.
Per me racchiude l’idea di Possibilità.
La sensazione di potercela fare,
questa è la mia America,
o forse,
questi sono i miei sogni.
Ecco un nuovo pezzo, come sempre senza pretese di oggettività; solo un punto di vista, conscio delle generalizzazioni e degli stereotipi; non una poesia, non un racconto, non un articolo. Qualche pensiero in libertà.
Edoardo Gazzoni
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