Siamo davvero libere?!


La lunga lotta portata avanti dai movimenti femministi, per ottenere libertà, parità dei sessi, rispetto, ha rivoluzionato il ruolo della donna in Occidente. Da gentili signore, che dovevano comportarsi da madri e mogli angeliche, si passò all’affermazione di sé.
Non più serve di uomini, non più donne silenziose. Ma persone pronte a raggiungere la propria indipendenza. Indipendenza che si esplicava attraverso carriera.
Qualcosa iniziò a vacillare già da lì purtroppo. In quegli anni nacque l’equivalenza aborto/libertà. Dopo che per molto tempo, donne significava prima di tutto essere madri, e forse solo quello, la sterilità divenne una vittoria. Per affermarsi invece, la carriera divenne basilare, cercando di ottenere quel riconoscimento tanto sperato. E la solutine divenne, così, una conseguenza a tutto ciò.
Separazioni e aborti furono concepiti come strumenti di libertà dopo secoli di prigionia. Strumenti utilizzati sempre di più e con ben poca responsabilità.
Per ricercare una propria affermazione, si perse un ideale di donna vero a cui aspirare.

Oggi questa libertà come viene espressa?! Ma soprattutto siamo davvero libere?!
Come si percepiscono le donne con i loro occhi?!
E perché, nonostante i diritti acquistati, dilaga maggior insicurezza? Celata, ma pur sempre presente.

Donne che non si piacciono. Donne che non si sentono a proprio agio con i loro corpi. Donne che si guardano allo specchio con assoluta criticità.
Analizziamo lo script di donna che si è affermato nel XXI secolo.
Apriamo le pagine dei giornali. O accendiamo la tv, osservando programmi televisivi e pubblicità. Cosa spicca di più?! La risposta la sapete già. Ve la suggerisce anche la farfallina di Belen vista a Sanremo. Ed è proprio lì che sta la risposta a questo disagio.  Mezzi di comunicazione operano come strumenti di condizionamento operante: ci mostrano continuamente come comportarci. Cosa pensare. Come vestirci e noi riceviamo un rinforzo attraverso le interfacce su Internet e nella vita quotidiana, mediante le piccole interazioni.

Come deve essere la nuova donna moderna?
Indipendente. Forte. Deve essere bella. Seducente. Aggressiva. Per farsi rispettare in un mondo, che appare così individualista e talvolta ancora fortemente maschilista. Dimenticando spesso di coltivare relazioni vere, che richiedono invece umiltà ed empatia.
Lorella Zanardo, insieme ad altri collaboratori, ha cercato di svegliare le donne stesse da ciò che sta loro succedendo. Di scuoterle. Creando un documentario usufruibile da tutti su internet.
Il filmato mostra come sia stato assorbito e accettato un modello proposto dalla televisione. Che descrive la donna come un semplice oggetto, messo in vetrina per scopi economici. Questo pseudo-manichino che sempre più viene imitato e appreso, è riportato nella vita di tutti i giorni. Senza più alcuna distinzione tra i vari contesti e situazioni. E sono soprattutto le più giovani a cascarci.

Il pubblico è martoriato da immagini di bellissime donne, che difficilmente parlano e che in compenso mostrano lati b e seni da urlo, che ballano, si divertono e giocano con la loro sessualità. La domanda che sorge tra il pubblico femminile è lecita: “Perché lei sì e io no?!”.
Scatta così un “processo di arrovellamento”: ognuna inizia a guardare i propri difetti fisici e a discutere di questo con le coetanee. Mostrandosi quindi prima insicure e poi più disinvolte. Grazie ai complimenti. Rassicurazioni. Critiche alle donne della tv, circa i loro interventi chirurgici.
Ecco che momentaneamente riaffiora una certa sicurezza!

Dopo questo primo step, spesso parte il secondo.
Si iniziano a mettere belle foto per caso su Internet, poi vedendo gli apprezzamenti ci si sente riconosciute. Notate.
Allora via con le sfilate, via con i book e servizi fotografici!
Quando si apre Facebook sembra di ritrovarsi in un concorso di bellezza virtuale. Modelle e fotomodelle sembrano essere moltiplicate e i fotografi anche.
E tutto questo per cosa?!
Per avere mille clic su quel benedetto “Mi piace”! Non so se ci si è resi conto di quanto potere si è dato a quel ditino all’insù! Persone che faticano a relazionarsi face to face, persone che hanno problemi di sicurezza e personalità, trovano un’ ancora di appoggio su questa piattaforma, che permette a chiunque di crearsi profili fantastici.

Il problema è che la maggior parte arriva a ridicolizzarsi, non riuscendo a trovare altre competenze proprie su cui focalizzarsi.
Non è un caso se le ragazzine iniziano a chiedere come regalo seni nuovi e nasi nuovi, sebbene ancora adolescenti e quindi non completamente sviluppate.
Abbiamo bisogno di nuovi modelli che ci rappresentino davvero, abbiamo bisogno di nuovi punti di riferimento per le giovani. E per tutte noi. Dovremmo reagire per come veniamo rappresentate in tv.

Invece stiamo assistendo ad una degenerazione. Dove anche le bambine che posano sui giornale come fotomodelle, per prodotti di alta moda, vengono vestite, truccate e rese piccole donne seducenti. Vogliamo questo per le nostre figlie?
Il fenomeno è già partito con Thylane Blondeau, bambina di appena dieci anni, che già da quattro iniziò a fare la baby modella. Anche su Vogue, dove ha suscitato tantissime discussioni perchè fotografata in pose maliziose, con rossetto, tacchi e gioielli!

C’è una paura che vedo dilagare nella nostra società e che potrebbe essere il punto da cui parte questa continua ricerca di essere così perfette fisicamente.

La paura di cui parlo è quella della mediocrità.
La paura di non essere poi così bravi in niente.
Forse per questo si è portati ad investire tanto sulla propria esteriorità.

Il valore delle persone è sempre più legato al loro successo e quindi esso assume sempre più importanza.
Ci siamo dimenticati che non è tanto quello che si fa a determinare il successo di una persona, ma il modo in cui lo si fa. Quindi non esiste nessuna persona mediocre, dall’intelligenza mediocre.

Paura di non essere abbastanza belle. Paura non trovare un posto nella società.
Paura poi di invecchiare.
E in quest’ultimo caso si tocca il limite quando si vedono sessantenni tirate come bambole di ceramica.
Deturpate, fatte, rifatte. Le donne non riescono ad accettare le proprie facce e i propri corpi.

Come dice la Zanardo, non riusciamo più a riconoscere i nostri bisogni più profondi, e quindi non riusciamo a parlare di autenticità.
La nostra cultura è diventata una “cultura dello strip club”. Dove la tv pubblica punta le telecamere su ciapet, cosce, seni, e vagine.

Per questo la sicurezza si perde, perché va costruita attraverso un percorso basato sulla ricerca delle proprie qualità. Qualità a cui magari per tutta la vita non si ha prestato attenzione, perché si è state troppo impegnate a raggiungere il desiderio della perfezione fisica. Illusione, che nasce proprio da questi modelli di donna proposti dai mass media. E che produce il rischio di morire senza essersi conosciute davvero.

8 Comments

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  1. Lara Conte

    Nella lunga vita dei vari movimenti femministi ci sono stati secondo me molti e validi modelli femminili a cui aspirare per essere Donna. Ma il problema del definirsi Donne nasce dal fatto che io come persona vivo in una societa’ e non posso pensare di autodefinirmi completamente da sola. Il confronto con una societa’ prevalentemente maschilista genera il conflitto che la figura femminile deve costantemente riconciliare dentro di se’ cercando allo stesso tempo di trovare un posto piacevole nella societa’, un posto che non porti ne’ solitudine ne’ omologazione. Il problema dell’ideale di genere verso cui aspirare secondo me e’ un problema non solo femminile, ma anche e soprattutto maschile. In secondo luogo non sono daccordo nell’equivalenza che mi e’sembrato di capire, hai fatto: aborto/sterilita’.L’aborto viene inteso come elemento fondamentale per autodeterminarsi come donna. Una donna che vuole essere madre ma non quando non puo’ deciderlo lei. Se io voglio autodeterminarmi non significa assolutamente che aspiri alla sterilita’. Non si sta parlando della stessa cosa.
    Inoltre quando affermi che la solitudine fu la conseguenza delle scelte fatte dalle donne per emanciparsi, tramite strumenti quali separazione e aborto: le donne erano sole soprattutto prima di queste rivendicazioni. Completamente sole. Spose/madri o puttane per definizione e cittadine di seconda classe in una societa’ che non le comprendeva perche’ non le riconosceva. Un prezzo si deve sempre pagare. E avere il coraggio di sopportare una solitudine da ribelle e’ stato certamente meglio e piu’ dignitoso che sopportare la solitudine della schiava. Che poi questi strumenti (aborto e separazione) come hai affermato, siano stati usati in modo scorretto, e’ tutto da vedere. Di certo le cose si fanno in due. Servirebbe una bella ricerca sul campo per confermare il tuo giudizio. Comunque sulla seconda parte del tuo articolo, concordo pienamente con te.

  2. samanta costantini

    Ciao Lara! La mia opinione, nasce dal ricordo di chi ha vissuto il periodo del femminismo italiano. Parlo della giornalista Lucia Annunziata, che ha scritto la bellissima prefazione a “Lettere di un bambino mai nato” della Fallaci. Ti invito a leggerlo, perché, come dici tu è vero che si dovrebbe fare una ricerca sul campo per capire davvero come era il clima di allora; ma penso anche che il racconto di una scrittrice, che ha vissuto quel momento, possa spiegarci più da vicino quali erano i sentimenti di allora, gli stati d’animo e non solo i fatti storici avvenuti. Annunziata spiega come dal di lì nacque l’idea che essere mogli ed essere madri fosse una diminuzione dell’essere donne. Ecco perché equivalenza aborto/libertà. E io concordo con lei, perché penso che si sia un po’ perso l’amore per la maternità. Mentre dilagano paure e ansie per un qualcosa che di più naturale non c’è. Personalmente penso anche che basta guardarsi un po’ in giro per vedere se questi strumenti siano stati usati con moderazione o meno. Io penso di no. Ma rimane comunque un mio pensiero 🙂

    • Lory

      Anch’io ho notato ,sinceramente con un certo fastidio,il binomio aborto\libertà.Ho vissuto in prima persona,da studentessa liceale,gli anni del femminismo,la sorellanza,le lotte.Ti assicuro che l’aborto era chiesto e preteso come diritto di scelta tra quelli prioritari di una donna a livello morale e legale ma con la consapevolezza che fosse COMUNQUE una scelta drammatica; mentre la CONTRACCEZIONE,quella si,era FORTEMENTE sentita e voluta come la rivoluzione libertaria e culturale in un paese ancora troppo fortemente (com’è ancora del resto)legato ai precetti cattolici.
      Un saluto e un sorriso.

  3. Lara Conte

    Leggero’ il testo che mi consigli. Ma penso che il fatto di considerare la maternita’ come la cosa piu’ naturale del mondo sia molto soggettiva come cosa 🙂 Aborto/liberta’ ok, ma aborto/sterilita’ sono due cose diverse come ti dicevo prima. Giusto per essere corretti. Non sono ancora capace di guardarmi in giro con abbastanza oggettivita’ per definire un fenomeno senza gli strumenti adatti. Pero’ l’importante e’ avere le idee chiare. Buona serata!e grazie per la tua risposta

  4. Samanta costantini

    Ci mancherebbe, è sempre un piacere scambiare pensieri e opinioni. Come si fa a non pensare alla maternità come ad un qualcosa di non naturale?! Poi ovviamente un altro discorso è sentirsi pronte e desiderose di essere madri. Vedi come la nostra cultura sia diventata così razionale?! Pensiamo talmente tanto, ragionano talmente tanto.. Da non riuscire piu a distinguere cosa è naturale e cosa no. Qual è la nostra natura piu profonda e quali sono i nostri bisogni piu veri.. Sono miei pensieri ovviamente. 🙂 ciao Lara e grazie a te!

  5. Simone Benazzo

    Attenzione, facciamo un paio di specificazioni.

    ” Non è un caso se le ragazzine iniziano a chiedere come regalo seni nuovi e nasi nuovi, sebbene ancora adolescenti e quindi non completamente sviluppate.” Dare questa affermazione per scontata senza portare dati è una scelta pericolosa.

    Lorella Zanardo difficilmente concorderebbe con l’equivalenza femminismo = degenerazione morale.
    Il suo documentario presenta la situazione imbarazzante della donna nella tv italiana, ma NON RINNEGA mai la conquista femminista della donna di autodeterminarsi. Poter scegliere con la propria testa può portare anche a scelte ” moralmente ” criticabili, ma è la base dei diritti civili di un individuo, anche donna, tradizionalmente relegata ad ” angelo del focolare “.

    Mona Lisa Smile parla proprio del ” ruolo ” di madri e mogli che le donne sarebbero destinate a ricoprire.

    http://www.youtube.com/results?search_query=Mona+Lisa+Smile+-+scena+finale&oq=Mona+Lisa+Smile+-+scena+finale&aq=f&aqi=g-C1&aql=&gs_l=youtube-psuggest.3..0i33.1128.1128.0.3275.1.1.0.0.0.0.65.65.1.1.0.

  6. samanta costantini

    Lorella Zenardo è Lorella Zenardo, questo è un mio pensiero che trova la sua ancora sulle testimonianze di Lucia Annunziata. L’avevo già specificato sopra, ed è per questo che l’articolo è stato inserito nel blog e non nel magazine. Perché sono miei riflessioni, createsi da ciò che leggo e sento. Inoltre Simo non rientra tra le mie idee “femminismo=degenerazione morale”! Ci mancherebbe!!! Infatti ho scritto:” qualcosa iniziò a vacillare dal di lì”. Poiché ogni movimento rivoluzionario è fortemente in contrasto con ciò che precede, porta spesso a rinnegare tutti quei valori che caratterizzavano il passato! Ecco perchè equivalenza aborto/libertà.
    Un conto poi è poter scegliere con la propria testa, un conto è pensare che la libertà significhi assenza di responsabilità.

    Non ho capito poi perché la mia affermazione è una scelta pericolosa. Anche questa scaturisce da alcune conversazioni a cui ho assisto direttamente, e da programmi televisivi in cui si parlava di questi temi. E credo che tutti più o meno ne abbiamo sentito parlare 🙂

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